Giornata contro le mafie, l’attacco di don Ciotti: “Nessuna verità sulle stragi”

22/03/2014 di
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Un monito, un’accusa: «In Italia nessuna verità sulle stragi». Poi subito una speranza, «che il 21 marzo diventi il Giorno della Memoria». Incantano e uniscono oltre 100 mila persone le parole di don Luigi Ciotti, oggi a Latina dove la “sua” Libera ha organizzato la XIX giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie.

«Chiediamo che la politica decreti per legge che il 21 marzo sia la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Chiediamo che lo Stato riconosca questo giorno. Non ci sono più alibi». È chiaro don Ciotti nel messaggio che manda ai cittadini, alla politica, ai familiari delle vittime, nel giorno in cui si celebrano le tante morti di vittime innocenti uccisi da tutte le mafie, 900 in tutto, elencati dal palco di piazza del Popolo a Latina.

Don Ciotti ha esordito ricordando l’incontro avvenuto ieri con Papa Francesco: «Il Papa -ha detto- ci ha sconvolti tutti perchè parlando ai familiari delle vittime si è rivolto ai mafiosi senza indugi: “piangete un po’ e convertitevi”. È un grido di dolore il suo ma anche di amore e di speranza. Segno che la Chiesa dice basta alle timidezze, alle prudenze e alle deleghe. È pieno di gente che bacia i santi e poi non si sporca le mani per chiedere giustizia».

Di qui un appello a tutti: «Bisogna avere coraggio -esorta il sacerdote fondatore di Libera – Molte parole sono diventate stanche e retoriche. Tra queste c’è la parola legalità. Ma quanta legalità esiste a servizio del potere? Un’altra parola abusata è antimafia. C’è per caso qualcuno che si dichiara apertamente pro mafia? Nessuno. Tutti dicono di essere anti, ma tra questi c’è chi ha costruito sull’antimafia una falsa credibilità». Don Ciotti ha parlato poi del coraggio della verità, ricordando la figura di don Cesare Boschin, il prete ucciso a Latina nella sua parrocchia proprio a ridosso della discarica dei rifiuti di Borgo Montello.

«Non c’è strage in Italia – ha aggiunto – di cui si conosca la verità. Non si costruisce giustizia senza verità. E anche noi dobbiamo diventare cercatori di verità. Poco fa un familiare mi ha detto: i tribunali possono assolvere, ma noi non assolveremo mai quanti hanno avuto frequentazioni con i mafiosi e che oggi sono liberi per la prescrizione. Qualcuno è stato proprio furbo a fare le leggi».

Un ultimo richiamo al ruolo dei cittadini e delle associazioni: «La vera forza delle mafie sta fuori dalle mafie, è nella retorica d’occasione, nell’immobilismo e nei silenzi. La mafiosità diffusa è il vero patrimonio delle mafie, prima ancora di quello economico. Questa nostra crisi è economica negli effetti ma culturale nelle premesse. Ci sono 5 milioni di poveri, 7 milioni che vivono disagi lavorativi. La lotta alla mafia significa allora lavoro, politiche sociali, cultura, scuola».