Bimbo di tre anni soffoca con hot-dog, gravissimo in ospedale

14/03/2014 di

Era andato con la mamma a fare compere ed ora si ritrova a lottare tra la vita e la morte su un lettino d’ospedale. È la drammatica vicenda di un bambino di 3 anni che oggi pomeriggio ha rischiato di soffocare mentre mangiava un hot dog nel ristorante dell’Ikea al centro commerciale Porta di Roma, nella zona nord della Capitale.

Per 40 lunghi minuti, secondo quanto trapela da fonti sanitarie, è rimasto senza respirare, nonostante le manovre di disostruzione praticate prima dalla squadra di primo soccorso del punto vendita e poi dai sanitari del 118 che hanno praticato anche le procedure per rianimarlo. Ora è ricoverato in «condizioni disperate» nel reparto di terapia intensiva pediatrica del policlinico Gemelli, guidato dal primario Giorgio Conti. «Il piccolo respira autonomamente ed ha battito regolare – specificano i medici – ma resta in prognosi riservatissima ed è ancora in pericolo di vita».

È ora di pranzo quando la mamma ed il piccolo, entrambi romani, decidono di fermarsi a mangiare un boccone al bistrot Ikea del grande centro commerciale su via della Bufalotta. All’improvviso un pezzo del wurstel dell’hot dog blocca la respirazione al bambino che va subito in affanno. «Una scena drammatica», raccontano i testimoni. «Ricordo ancora adesso le urla di disperazione della madre – dice Maria – mentre tutto il personale di Ikea era in lacrime. Nessuno però sapeva cosa fare, una scena di panico generale senza nessuno che sapesse praticare la disostruzione».

L’azienda si difende spiegando che le manovre sono state praticate dagli «addetti della squadra di primo soccorso». «Ai primi segni di soffocamento – spiega in una nota Ikea Italia – il responsabile di turno del negozio ha richiesto immediatamente il soccorso del 118 e contemporaneamente veniva richiesto, con altoparlante, l’intervento dei medici presenti in negozio. Nel frattempo intervenivano gli addetti della squadra di primo soccorso che effettuavano la manovra di disostruzione». Sono minuti di disperazione quelli che trascorrono al centro commerciale, mentre i sanitari del 118 ingaggiano una vera e propria lotta contro il tempo nel dedalo di stradine del parcheggio sotterraneo. Gli operatori sono costretti a portare la barella a mano per diverse centinaia di metri, prima di raggiungere il bimbo. Al loro arrivo praticano le manovre di disostruzione e rianimazione poi corrono a sirene spiegate verso l’ospedale Villa San Pietro, dove però le condizioni del piccolo si aggravano. Per questo si rende necessario il trasferimento al policlinico Gemelli. La giovane mamma del bambino non crede ancora a quanto sta accadendo e continua a sussurrare all’orecchio del figlio le sue canzoncine preferite con la speranza di rivederlo presto sorridere.