CAMPEGGI CONFISCATI, DE MARCHIS: IL NUOVO PIANO RESTA UN MIRAGGIO

24/03/2010 di

A causa della mancata approvazione in tempo utile del Piano campeggi, l’Amministrazione comunale si assuma le responsabilità che ne derivano. La prescrizione del reato, lottizzazione abusiva e occupazione abusiva di suolo pubblico, non ha cancellato la confisca del bene, e i campeggi sequestrati al Lido di Latina non riapriranno, a seguito della sentenza che ha chiuso il processo iniziato da un’inchiesta che risale a diversi anni fa e che culminò con l’intervento della Forestale nel 2007. La giustizia ha il ruolo di individuare e perseguire i reati, e anche se è intervenuta la prescrizione, ciò non significa che i reati non siano stati commessi. L’attacco arriva dal Pd.

giorgio_de_marchis«Nonostante le preoccupazioni del Governo in merito alla riforma della giustizia – esordisce il segretario cittadino del Partito Democratico, Giorgio De Marchis – sembrano orientate verso tutt’altre direzioni e interessi, uno dei problemi principali che affligge la giustizia italiana è quello della lentezza. Non fa eccezione il Tribunale di Latina che si trova in una situazione preoccupante poiché, a causa della cronica insufficienza dei giudici, le sentenze ci impiegano anni prima di essere emesse. Gli amministratori del capoluogo, pur non soffrendo di carenza del personale, sono riusciti a battere questo record negativo, infatti, nel caso dei campeggi, la sentenza del Tribunale è comunque arrivata prima dell’approvazione del Piano campeggi da parte del Consiglio Comunale».

Il Piano campeggi è atteso da anni, tra rinvii ed errori corretti incorsa. Recentemente il Piano è stato approvato dalla Commissione Urbanistica grazie al numero legale responsabilmente garantito dall’opposizione.«Sono trascorsi quattro anni dall’affidamento dell’incarico – prosegue De Marchis – ed il Piano è stato consegnato dai tecnici nel mese di settembre 2009, ritardo dovuto allerielaborazioni richieste dagli amministratori per consentire l’inserimento di elementi inutili per l’efficacia del Piano, come lagraficizzazione del Porto. L’approvazione del Piano, cheun’Amministrazione ed una maggioranza efficienti avrebbero definitonel 2008, avrebbe consentito agli operatori di avere uno strumentourbanistico valido per opporsi alla confisca del bene, che sarebbestato ceduto all’Amministrazione pubblica all’interno del processo dilocalizzazione delle nuove strutture».

Localizzazione che deve essere determinata dal nuovo Piano: a monte del canale Mastropietro, in una zona di 56 ettari a cui se neaggiungono altri otto da destinare a servizi, verde attrezzato eparcheggi, per un totale di 64 ettari. «La sentenza di primo grado – aggiunge il segretario cittadino del Pd – invece priva i campeggiatori della proprietà del bene che non può essere trattato nell’ambito del nuovo piano campeggi. La sentenza, difatto, a causa del contestuale ritardo dell’amministrazione Zaccheo, ha cancellato trenta anni di attività campeggistiche sul lungomare di Latina, e la responsabilità politica di quanto accaduto è tutta del sindaco, dell’assessore Rosolini e di tutta la maggioranza in Comune.Il Partito Democratico aveva sollecitato da tempo l’approvazione del Piano campeggi ma evidentemente gli interessi della maggioranza eranoaltri, ora speriamo che davanti a questa situazione preoccupante si acceleri l’approvazione del Piano, anche se temo siamo fuori tempo massimo. Non vorrei invece – conclude De Marchis – che gli esponenti del centro destra pensassero di risolvere la situazione con il solito “pranzo delle promesse”, insieme agli ormai ex campeggiatori della Marina di Latina».

Sul caso interviene anche Fabrizio Cirilli: “La situazione che si è venuta a creare – spiega – è paradossale poiché il Comune di Latina avrebbe dovuto intervenire con una norma già dal 1985 per permettere ai titolari dei campeggi di poter svolgere il proprio lavoro nel rispetto della legge . Per spiegare in modo più semplice, la legge regionale prevedeva che i comuni si dotassero di di un regolamento di attuazione della legge stessa che ne consentisse il rispetto, cosa che il comune di Latina non ha mai fatto. Nel settembre 2007, a mezzo di una mia interrogazione scritta al Consiglio Regionale del Lazio, che denunciava di fatto l’impossibilità dei nostri campeggiatori a rispettare un regolamento che non era mai stato fatto, ci venne confermato che la problematica relativa ai campeggi era stata normata dalla Regione stessa con L.R. 52/85 e dalla L.R. 24/98 . in particolare la legge 59 del 1985 prevedeva che i campeggi esistenti dalla data del 2/7/1974 (e questo è il caso dei campeggi di Latina) , ai fini del loro inserimento negli strumenti urbanistici, venissero individuati con apposita deliberazione adottata dal Consiglio Comunale entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge stessa. E , proseguiva la risposta all’interrogazione, che…. “il Comune di Latina non sembrava aver tenuto conto dei procedimenti previsti dalla legislazione regionale, pertanto i campeggi in argomento versavano in uno stato di illegittimità”. In poche parole la Regione Lazio sottolineava che uno dei motivi che ruotavano sui capi di imputazione per i campeggi, era legata ad una inadempienza del Comune che non aveva applicato la legge regionale che consentiva di fornire i mezzi legislativi necessari ai campeggiatori per mettersi in regola qualora avessero voluto. Ed allora però: perchè a seguito della mia interrogazione e dell’indagine della Procura la regione Lazio pur riconoscendo le inadempienze del comune non lo ha commissarò come previsto per legge? Oggi a distanza di anni, leggendo gli ultimi sviluppi legati alla questione dei campeggi a Latina ci viene spontaneo chiederci il perché, se l’Assessore regionale competente che nel 2007 registrava , dopo la mia interrogazione, una inadempienza del Comune di Latina, non è mai intervenuto nei confronti del Comune stesso con un commissario ad acta come la legge stessa prevede? Questo strano connubio tra la Regione Lazio a maggioranza di centrosinistra ed il Comune di centrodestra su questa questione potrebbe alimentare i dubbi di chi pensa che dietro questa brutta storia dei campeggiatori aleggino interessi più grandi riguardanti ad esempio la variante al piano regolatore della marina o il piano dei campeggi stessi che di fatto rischia di privilegiare solo alcuni. Ci preme infine sottolineare che queste attività commerciali hanno rappresentato ad oggi l’unico tentativo concreto di fare turismo nella marina di Latina fino ad oggi priva (più o meno volutamente) persino di normativa nonostante da anni tutti continuino a parlare di turismo, della realizzazione di porti e di villaggi marini”.