IL CASTELLO DI MAENZA APRE AL PUBBLICO
Dalla prima domenica di ottobre il Castello di Maenza è visitabile gratuitamente tutte le domeniche (dalla seconda domenica di novembre anche il sabato, per favorire soprattutto le scuole), grazie alla collaborazione del comune di Maenza con la Pro Loco e le Associazioni culturali locali. L’occasione dell’apertura al pubblico del Castello (in comodato d’uso a favore del Comune di Maenza, come da delibera di Giunta Prov.le n. 8 del 31.1.09) è stata la 6° Giornata Nazionale degli Amici dei Musei che, sul tema “Un museo, una donazione”, vi è stata ospitata, come in tutta l’Italia, domenica 4 ottobre.
Perfetta coincidenza: l’istituzione di una struttura museale dedicata al paesaggio e la mostra delle cospicue donazioni pervenute. Ma il Castello è già museo di se stesso e nei vari ambienti è possibile, grazie agli apparati didattici esposti, conoscere i sistemi di fortificazione realizzati dai Da Ceccano (X.XI sec.), dai De Cabannis (XII-XIV sec.) e dai Caetani (XV-XVI sec.) che iniziarono la trasformazione del Castello in corte rinascimentale, operazione portata avanti soprattutto dagli Aldobrandini (XVI-XVII sec,) che dotarono il Castello dei pregevoli cicli di affreschi, seguiti dagli Antonelli di Sonnino, dai Pecci di Carpineto e dai Doria Pamphilj. Bellissimi i camini marmorei, gli architravi con gli stemmi scolpiti e dipinti, le pareti a volta e a pennacchi sottolineati da piedritti e mensole rinascimentali anche datate, i cicli di affreschi a grottesca, geometrici e paesistici di Vincenzo Fedeli (1642), le iscrizioni gotiche, rinascimentali e barocche, tutte datate, scolpite e dipinte, la stanza di S. Tommaso (il santo vi fu ospitato nel 1265, nel 1273 e nel 1274) con la volta affrescata sul tema delle proprietà degli Aldobrandini (in una lunetta è rappresentata la stessa Maenza, forse l’unica immagine antica del centro lepino).
I delicati lavori di restauro realizzato dall’Amm.ne prov.le di Latina, su progetto dell’arch. Eros Ciotti, hanno permesso di riconoscere le varie fasi costruttive, i resti del primo nucleo difensivo (la torre dei Da Ceccano del XI-XII sec.), le segrete, la torre cisterna, le caditoie, le ampie merlature e soprattutto di godere dai suoi spalti di un panorama della Valle dell’Amaseno, che da solo giustificherebbe la visita (il paesaggio dell’olivo e dei terrazzamenti, i residui di bosco, i centri storici della Valle, ampi scorci della Pianura pontina, il mare, il promontorio del Circeo e le isole pontine). Con gli interventi di sterro effettuati nei vari ambienti è stato recuperato materiale ceramico, attribuibile a manifatture del Lazio meridionale (Subiaco, Ferentino, Veroli, Ceccano, Atina, Pontecorvo e Sermoneta) e databile tra il XI e il XV sec. Il materiale, purtroppo frammentario seppur di grande suggestione e riferito a brocche, ollette, boccali, ciotole, tazze, coppe, piatti, candelabri, è conservato in una teca al centro dell’ambiente rinascimentale in cui sono posizionati i pannelli didattici che evidenziano le fasi costruttive del complesso fortificato in relazione al primo nucleo urbano. Al piano superiore tre ambienti ospitano invece la recente donazione di cartografia originale (sono privilegiate le rilevazioni del Lazio di cartografi italiani, francesi, olandesi e tedeschi attivi tra il XVI e il XX sec.), l’antologica dello scultore siciliano Giuseppe Pellitteri (1909-2002), ricca di 61 opere sul tema del lavoro, e l’arazzo “La Valle dell’Amaseno dalla Loggia dei Mercanti di Maenza”, realizzato per l’inaugurazione del Museo del Paesaggio dall’artista Laura Marcucci Cambellotti. Completano la visita i manichini vestiti nella foggia (maschile e femminile) medioevale e rinascimentale utilizzati dall’Associazione del Venerdì Santo in occasione delle rappresentazioni della Santa Pasqua.
L’esposizione è permanente e per il 2010 è previsto che gli altri ambienti accoglieranno la mostra “Materiali per un museo” (incentrata sul restauro di beni archeologici, di sculture e iscrizioni gotiche e rinascimentali, di quadri sei-settecenteschi) e la presentazione di itinerari toponomastici progettati per favorire una più capillare conoscenza dell’intera Valle dell’Amaseno, che integreranno l’itinerario di S.Tommaso e della cosiddetta “Via dei Papi”, la variante lepina della via Francigena. La progettualità dell’amministrazione comunale di Maenza è stata evidenziata nel primo numero dei “Quaderni del Museo del Paesaggio”, dal titolo: “Il paesaggio rilevato, trasformato e rappresentato”, pubblicato dall’editore romano Palombi & Partner, grazie al contributo dell’Amministrazione Provinciale di Latina (L.R. 32/78 e L.R. 17/07).
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