Camorra al Mof di Fondi, nuovi arresti della Dda

15/11/2011 di
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È coordinata dalla Direzione Distrettuale di Napoli l’operazione condotta dalla Squadra Mobile di Caserta, congiuntamente al Centro Operativo Dia di Roma, e con l’ausilio agli omologhi organismi investigativi di Napoli, Palermo e Trapani, che ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip presso il Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura Antimafia partenopea, per Nicola Schiavone, Francesco Del Vecchio, Patrizio Picardi, Antonio Sfraga, Massimo Antonio Sfraga, Gaetano Riina, Francesco Napolitano, Carmelo Gagliano e Pasquale Coppol per i reati di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, illecita concorrenza, detenzione e porto illegale di armi da guerra, reati aggravati dalla metodologia mafiosa.

La misura costituisce il prosieguo dell’Operazione c.d. «Sud Pontino», coordinata dalla Dda di Napoli, conclusasi nel maggio 2010 con l’emissione di oltre 60 ordinanze di custodia cautelare in carcere, che aveva svelato le infiltrazioni ed i condizionamenti del clan «dei Casalesi-ala Schiavone» nelle attività dei principali mercati ortofrutticoli del centro e del sud Italia, imponendo il monopolio dei trasporti su gomma alla ditta «La Paganese» di San Marcellino (Caserta), formalmente intestata all’imprenditore Costantino Pagano, attualmente detenuto, ma riconducibile direttamente alla famiglia Schiavone ed in particolare ai gruppi capeggiati da Francesco Schiavone, figlio di ‘Sandokan’, e dal cugino Francesco Schiavone, alias «Cicciariello».

L’indagine precedente aveva evidenziato l’importanza assunta dal clan «dei Casalesi» che, al fine di aggiudicarsi il controllo esclusivo nello strategico settore dei trasporti dei prodotti ortofrutticoli sulle tratte da e per la Sicilia, aveva stretto una vera e propria alleanza con esponenti di spicco della Mafia siciliana e con i loro emissari imprenditoriali, che controllavano il commercio all’ingrosso e la distribuzione di tali beni nei principali mercati dell’isola. Il prosieguo delle indagini, grazie anche all’apporto di collaboratori di giustizia quali Gianluca Costa, uomo di fiducia e dipendente di Pagano, di Francesco Cantone e di Salvatore Laiso, hanno pemesso di acquisire nuovi e gravi indizi a carico dei destinatari della presente misura restrittiva. In particolare, gli investigatori hanno accertato il pieno coinvolgimento di Nicola Schiavone, figlio di Francesco Sandokan, arrestato il 15 giugno 2010 dalla Squadra Mobile di Caserta quale mandante dell’omicidio di tre affiliati, nella gestione della «Paganese Trasporti» e nella fittizia intestazione a Costantino Pagano di quote societarie appartenenti al proprio gruppo famigliare.

Infatti, secondo le nuove acquisizioni investigative, il delfino e reggente del clan Schiavone, veniva coinvolto direttamente nella gestione della ditta, anche per derimere i contrasti insorti con altre organizzazioni camorriste del napletano, allorchè Costantino Pagano intraprendeva una vera e propria guerra di conquista dei mercati campani che, fino ai primi anni del 2000, erano controllati da ditte di trasporto contigue ai clan Mallardo di Giugliano in Campania (Napoli) e Licciardi di Secondigliano (Napoli), tanto da indurre a ritenere che il primogenito di Sandokan fosse il vero dominus della «Paganese». Infatti, l’interesse del clan Schiavone sulle attività dei mercati ortofrutticoli è stato confermato dal collaboratore Francesco Cantone il quale ha riferito di un incontro avvenuto dopo l’arresto di Pagano e Paolo Schiavone, figlio di Francesco «Cicciariello», tra Nicola Schiavone e Michele Zagaria, determinato dal proposito di quest’ultimo di estendere la propria influenza sullo strategico mercato di Fondi (Latiba), uno dei più grandi d’Europa, attraverso commercianti ed imprenditori a lui collegati. In quella circostanza Nicola Schiavone intimò al latitante di non intromettersi con una frase inequivocabile: «Michele tu vuoi bene a mio padre?…Allora devi velere bene anche a me! Lascia stare il mercato di Fondi perchè è una cosa che me la vedo io…». Inoltre, riferiscono gli investigatori, il collaboratore Gianluca Costa ha fornito ulteriori elementi a carico di Francesco Del Vecchio, fratello di Carlo, e figlio di Paolo, entrambi arrestati nel contesto della citata operazione «Sud Pontino», rivelando come i Del Vecchio, referenti diretti degli Schiavone fossero i veri depositari di ogni potere decisionale nella gestione delle attività criminose – quali il traffico di armi – e non, della «Paganese Trasporti».

Peraltro, i rapporti tra la «Paganese», e quindi Casalesi, e Gaetano Riina sono confermati dalle intercettazioni ambientali effettuate nel corso delle indagini presso gli uffici della ditta che documentavano in una circostanza la presenza della figlia di Riina. Inoltre, secondo le indagini, e come confermato da Costa, l’accordo con la mafia siciliana permetteva a Pagano, cioè ai casalesi, non solo di avere la preminenza nei trasporti di prodotti ortofrutticoli da e per la Sicilia, ma, soprattutto, di divenire il punto di riferimento e quindi, di fatto, controllare tutti i padroncini e le piccole imprese di trasporti, campane, siciliane e calabresi, che intendevano lavorare sulla stessa tratta. In questo modo Pagano, sulle tratte da lui egemonizzate, raccolti gli ordinativi dei trasporti dai commercianti, in parte li soddisfaceva con i suoi mezzi e in parte li distribuiva a propria discrezione fra i piccoli trasportatori che, però, erano costretti a pagare una provvigione, realizzando una moltiplicazione degli utili e il controllo capillare di tutte le attività dei mercati sottoposti alla sua egemonia. Inoltre, la disponibilità di una flotta di autoarticolati così imponente, costituita da centinaia di automezzi, poteva essere funzionale anche ad altre attività illecite del clan «dei casalesi» come il traffico di armi. Circostanza peralrtro confermata dal sequestro di un imponente arsenale, costituito da mitra AK 47 Kalashnikov, mitragliatori pesanti Breda, lanciarazzi, numerose granate e bombe a mano e migliaia di munizioni operato dalla Squadra Mobile di Caserta nel luglio 2006, il cui acquisto era stato commissionato da Pagano per conto degli «Schiavone-gruppo Del Vecchio».

Secondo le indagini, le armi erano state importate dalla Bosnia grazie alla complicità di militari che vi prestavano servizio nel corso delle missioni di pace effettuate dopo il conflitto nell’ex Jugoslavia, utilizzando per il trasporto i loro mezzi di servizio. La disponibilità da parte dei «casalesi» di armi importate dall’Est Europa, peraltro, ha avuto recente conferma nel sequestro operato dalla Squadra Mobile di Caserta a San Cipriano d’Aversa (Caserra), nell’abitazione di un insopsettabile muratore, di un arsenale costitutito da kalashnikov, mitra Breda e mitra Zaga di costruzione nella ex Jugoslavia. Tra i destinatari della misura cautelare eseguita nel corso della notte, figurano anche due esponenti di spicco del clan «Mallardo» di Giugliano in Campania (Napoli), Francesco Napolitano, ritenuto l’attuale reggente del clan, e Patrizio Picardi, entrambi coinvolti nelle attività illecite finalizzate ad imporre, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dalla loro notoria appartenenza alla cosca, agli imprenditori operanti nei mercati ortofrutticoli della Sicilia, della Calabria e della Campania di rivolgersi alla ditta «Panico Trasporti», contigua al clan giuglianese e concorrente della «Paganese», per i trasporti su gomma sulle citate tratte.

Il collaboratore Gianluca Costa ha offerto un ulteriore contributo sulle alleanze strette tra i Casalesi ed i vertici di Cosa Nostra siciliana, tra cui Gaetano Riina, fratello di Salvatore, e i fratelli Sfraga, referenti imprenditoriali delle famiglie «Riina-Messina Denaro» nel settore della distribuzione all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli. Proprio alla luce di tale contributo, la Dda ha contestato a Gaetano Riina, ai fratelli Sfraga e all’imprenditore Carmelo Gagliano, titolare di una ditta di trasporti a Marsala, il reato di concorso esterno all’associazione di tipo mafioso «clan dei Casalesi». Al riguardo, Costa ha fornito un importante contributo sulle strategie impenditoriali di Pagano che attraverso i fratelli Sfraga intendeva acquisire il controllo esclusivo dei trasporti da e per i mercati della Sicilia Occidentale, offrendo in cambio un accesso privilegiato sui mercati campani e su quello strategico di Fondi, estromettendo tutti gli altri vettori campani, tra i quali il gruppo Panico, referente nel settore del clan Mallardo di Giugliano in Campania. In particolare, Costa ha riferito di una riunione avvenuta in Sicilia a cui partecipò Pagano insieme a Sfraga, a Gaetano Riina e a Carmelo Gagliano in occasione della quale, in cambio del monopolio esclusivo dei trasporti sulle tratte Sicilia Occidentale-Campania-Fondi, offriva agli imprenditori Sfraga la forza di intimidazione del clan dei Casalesi per consentire loro di ampliare e consolidare le loro posizioni commerciali nei mercati campani ed in quello strategico di Fondi, dove aveva esautorato altre ditte di trasporti collegate alla ‘ndrangheta calabrese. Infatti, gli Sfraga, grazie alla loro appartenenza alla cosca mafiosa mazaro-corleonese, avevano acquisito il monopolio nella produzione e nella commercializzazione all’ingrosso di alcuni prodotti ortofrutticoli, in particolare i cocomeri, che poi, in virtù dell’accordo con «i casalesi», distribuivano, in regime di monopolio sui citati mercati attraverso la ditta di trasporti «La Paganese».

  1. ……CAMORRA al Mof di FONDI?

    Ma quale camorra sono solo pure invenzioni della stampa, le solite fandonie riportate dai giornali …..l’ha ribadito pure il “gentiluomo” FAZZONE insieme al suo compare di Sperlonga l’Armandino Cusani.

    SE LO DICONO LORO ?

  2. Anche Leonardo Sciascia l’ha scritto, Buffoni la Mafia non esiste! Solo in fazzolandia possono accadere certe cose. Meditate sudditi, meditate.

  3. veramente quà non è invenzione della stampa, ma a quello che ho capito è un lavoro che ha fatto la …DDA………

  4. Ragazzi non leggo la reazione delle istituzioni. Possibile che sfugga quantpo è gravissima questa notizia. Non parlarne non reagire, significa che siamo alla follia. Questa notizia ha lo stesso impatto di una strage, è di una gravità sconcertante.

  5. ma dai non è vero che c’è la camorra al mof!!! è una sorpresa, non si direbbe come fare fare sesso estremo con rocco s. una sorpresa!!!!

  6. chiedetelo al sen fazzone che ha sempre sostenuto il contrario, perfino quando il prefetto frattasi dopo anni di indagini provò le infiltrazioni delle organizzazioni malavitose in zona fondi, il senatore ebbe il coraggio durante una trasmissione di Annozero di adire per vie legali contro il prefetto rappresentante del suo stesso governo! paradossale assurdità ma prova provata dell’ineguatezza della classe politica locale cieca e sorda difronte all’innegabile realtà.