SVOLTA DI FINI, LA RABBIA DI AJMONE FINESTRA

15/09/2008 di

«Sconcerto, perplessità, rabbia e delusione. Sono queste le prime reazioni che ho avuto nel sentire le notizie sull’intervento di presidente Fini durante l’incontro con i giovani militanti di An». Esordisce così l’ex sindaco di Latina Ajmone Finestra, già senatore del Msi e presidente nazionale dell’Unione combattenti della Repubblica sociale italiana, commentando le affermazioni di Gianfranco Fini sull’antifascismo.

«L’unica motivazione che mi viene in mente purtroppo – prosegue Finestra – è che sia parte di un percorso studiato bene a tavolino, per affrancare la propria figura dal suo passato politico, per raggiungere obiettivi precisi che lo vedono, in un prossimo futuro, seduto sulla poltrona che ora occupa il presidente Berlusconi». Finestra ipotizza che le recenti dichiarazioni di Ignazio La Russa e Gianni Alemanno abbiano «creato del disturbo e allora a tavolino, con un cinismo senza pari, si è deciso di sputare su decine di migliaia di giovani che, credendo di difendere l’onore della propria patria, hanno dato la vita». L’ex combattente della Rsi si rivolge direttamente al presidente della Camera: «Presidente Fini, lasci alla storia i giudizi storici e non usi, per migliorare la sua carriera politica, la morte di decine di giovanissimi italiani».

Il giorno dopo la svolta sull’antifascismo di Gianfranco Fini, i colonnelli di An hanno solo voglia di chiudere il caso. Ma, a fronte di questa tregua, a dar voce al malumore interno ci pensa il sottosegretario Roberto Menia che, dopo le critiche alla linea del partito all’ultima Assemblea Nazionale, censura la presa di posizione di Fini. «Non abbiamo bisogno di continui esami del sangue», dice. Intanto, resta tutta intera la critica al presidente della Camera da parte della Destra, con Francesco Storace e Teodoro Buontempo che si dicono «rattristati» dalle sue parole; mentre il leader del Pd Walter Veltroni, pur apprezzando le parole di Fini, critica «il limite strutturale della riflessione della destra italiana». Basta polemiche è il liet motiv di oggi di Gianni Alemanno e Ignazio La Russa, nell’occhio del ciclone nei giorni scorsi. Il sindaco di Roma ribadisce di condividere le parole di Fini, mentre il ministro della Difesa dichiara che il suo rapporto con il presidente della Camera è «ottimo come lo era ieri». Ma il malumore nel partito resta. Nè è un esempio lo ‘sfogò proprio del reggente di An con la ‘Stampà dall’eloquente titolo: «Nessuna abiura, non mi accuccio». Ma anche e soprattutto l’altolà del sottosegretario all’Ambiente del partito di via della Scrofa, Roberto Menia, che chiede di smetterla con i continui «esami del sangue» alla destra. «Per me – aggiunge – i valori si declinano in positivo e sono la libertà, la vita, la democrazia, per questo non considero l’anti-fascismo un valore in sè, così come l’anti-comunismo». Menia, tra l’altro, porta il suo personale esempio di figlio di una esule istriana e si chiede chi tra i volontari della Repubblica Sociale che difendevano Istria e Trieste e i partigiani che si macchiarono dell’infamia delle foibe fosse «dalla parte sbagliata». Una censura forte alle parole di Fini da parte di uno storico dirigente del partito che non risparmiò pesanti critiche alla linea del leader anche all’ultima Assemblea Nazionale di An.

La polemica sulla ‘svoltà di Fini resta, poi, tutta intera da parte della Destra. Storace, attacca: «Devono provare vergogna quanti si piegano a una logica che è solo di potere, che cancella ogni traccia di identità e annulla le coscienze». E Buontempo tira un altro colpo ‘sotto la cinturà a Fini. Lo invita infatti a levare dalla sede del partito di via della Scrofa i simboli di una «memoria storica negata e infangata», a partire dalle foto di Giorgio Almirante o dalla ‘fiammà. Pur apprezzando le parole di Fini, dall’altra parte, Veltroni stigmatizza il «limite strutturale della riflessione compiuta dalla destra italiana, sulla sua storia, la sua cultura, la sua identità». Nel centrodestra, invece, c’è chi come il ministro Gianfranco Rotondi, invita il Pdl a «valorizzare le parole di Fini: il nostro Dna è quello, altrimenti la creatura nasce morta». Al fianco del presidente della Camera ci sono anche l’ex primo ministro spagnolo Josè Maria Aznar («è molto interessante la trasformazione di An che ha portato avanti in questi anni»); e Carlo Azeglio Ciampi, citato ieri anche nell’intervento dal leader di An per essersi adoperato per la costruzione di una memoria condivisa. «Fini – palude l’ex presidente della Repubblica – è stato chiarissimo. Le sue parole hanno messo fine ad un’inutile polemica suscitata da qualche passaggio che definirei infelice e di cui si poteva fare tranquillamente a meno».

 

  1. non vedo dove sia il problema, fini ha semplicemente detto che pur combattendo per un ideale in cui credevano, i giovani di sal

  2. Concordo, anche se non di destra, ne di sinistra (risentitevi la canzone di G.Gaber, DESTRA-SINISTRA)con quanto espresso da MARIOS, la verit