PEGNO SU ACQUALATINA, QUERELLE TRA PRO E CONTRO

28/06/2008 di

La giunta comunale ha approvato la concessione del pegno sulle azioni della società Acqualatina detenute dal Comune di Latina ed in particolare ha autorizzato la sottoscrizione dell’Atto costitutivo di pegno su azioni pubbliche e "di ogni altro ulteriore atto, contratto o documento che si renda comunque necessario per consentire l’attuazione dell’operazione di finanziamento del programma degli interventi prevista da Acqualatina".

 
Com’è noto, al fine di reperire le risorse finanziarie, la Spa ha provveduto, tramite selezione di idoneo istituto bancario, alla individuazione della Depfa Bank, filiale di Roma, quale soggetto per la stipula del contratto di finanziamento in project financing. L’atto deliberativo dà il via alla concessione del pegno delle azioni detenute dal Comune al fine di consentire alla società partecipata di reperire le risorse necessarie alla realizzazione del programma degli interventi e prevede una serie di integrazioni e rettifiche richieste espressamente dall’Amministrazione Comunale di Latina e cioè:

– che con tale pegno per ciò che riguarda il socio pubblico la banca finanziatrice non potrà vendere le azioni di parte pubblica a differenza di quanto potrà fare per quelle di parte privata;
 – che l’accordo di pegno su azioni pubbliche non pone nessuna obbligazione di natura patrimoniale sui bilanci dei Comuni che lo sottoscrivono.

Tali clausole saranno ovviamente inserite nel contratto di finanziamento che si andrà a stipulare e sono a garanzia della parte pubblica e quindi di tutti i Comuni facenti parte dell’Ato.

"Acqualatina S.p.A. assicura – interviene l’Amministratore Delegato Silvano Morandi – che in relazione a tutti gli utenti che non corrispondono quanto dovuto per il servizio idrico integrato, con particolare riferimento alle zone dove il tasso di morosità è fuori norma, come Aprilia, Anzio e Nettuno, ma in generale per tutti gli utenti morosi dell’ATO n.4, verranno messe in campo tutte le azioni di recupero coattivo del credito. Rispondendo alle richieste di assicurazione del sindaco Zaccheo, la società ribadisce che "non vi sarà nessun aumento della tariffa finalizzato alla copertura delle bollette insolute."

 

L’INTERVENTO DI LEGAMBIENTE 

Sulla questione interviene duramente Legambiente Latina:
"Un antico proverbio inglese dice che “a nessuno può essere negato il diritto di scegliere la corda con cui dovrà essere impiccato”. Lo stesso diritto è stato esercitato da Zaccheo e da quei Sindaci (o loro rappresentanti) che l’alto ieri hanno supportato, per l’ennesima volta, il 49% del capitale privato in Acqualatina, approvandone il bilancio. Bilancio chiuso in perdita ancora una volta e contenete il maxi – prestito contratto con la DePfa Bank. Banca che proprio l’altro ieri ha ricevuto la visita della Guardia di Finanza presso la sede di Roma (quella stessa che ha condotto le trattative sia con Acqualatina, che con la Provincia sui rispettivi prestiti), su mandato della Procura di Milano. Il magistrato sta indagando su un’ipotesi di reato di truffa aggravata (in concorso con altri colossi del credito specializzati in prodotti derivati) a danno del Comune di Milano; il quale si era “fidato” di quello che gli avevano detto le banche, ritrovandosi poi il debito aumentato e fuori controllo.

Ma al Sindaco di Latina queste notizie evidentemente non interessano ed anche se (per legge) dovrebbe essere il Consiglio Comunale a deliberare in tal senso, il giorno dopo aver contribuito all’approvazione dell’ennesimo, imbarazzante, bilancio in perdita di Acqualatina, cede in pegno le sue quote, con la “garanzia” che non verranno vendute. Ma in realtà, è proprio la DePfa Bank ad essere contentissima che quelle azioni restino in mano pubblica fino alla scadenza del mutuo.

“Tecnicamente” succederà quanto segue.

Con le quote di Latina e di Terracina (quando si dice la concordia “familiare” tra Zaccheo e suo cognato Nardi), è stato raggiunto quel 17,7% di quote in mano ai Comuni, che insieme al 49% detenuto dai privati, supera i 2/3 del capitale sociale, permettendo ora alla banca di gestire, di fatto, Acqualatina.

I due terzi delle azioni, sempre per legge, sono richiesti per deliberazioni assembleari di particolare importanza; ad esempio lo scioglimento della società, la rescissione dello stesso finanziamento, ma soprattutto la rescissione della Convenzione di Gestione per colpa del socio pubblico.

Ed ora la vera “proprietaria” diventa la DePfa Bank e potrà fare, a suo piacimento, tutto ciò. Saranno i funzionari della banca a gestire, oltre al rientro del loro credito, come farà Acqualatina a recuperare quei 163 milioni di euro che costituiscono il debito attuale della società.

Visto che Acqualatina ha già utilizzato oltre la metà del mutuo concesso (65.800.000 euro per la linea di credito più 5.038.000 di fideiussione su un totale di 114,5 milioni di euro), come risulta dal bilancio approvato, e visto che i cosiddetti “tiraggi” (quote di finanziamento che vengono concessi su richiesta della società – fino ad un massimo di 114,5 milioni di euro), erano stati bloccati proprio a causa della mancata sottoscrizione del pegno da parte dei Comuni, ora la società potrà effettuare l’ultimo “tiraggio” (magari in soluzione unica), indebitando definitivamente la società.

DePfa Bank, ovviamente, opererà in base alle proprie esigenze di rientro dell’enorme credito sottoscritto. Se il rientro si renderà difficile ( come è probabile – visto che gli utenti “non sono limoni”), la banca stessa, ammesso che non lo abbia già fatto, potrà vendere sul mercato finanziario questi “prodotti derivati” (detti “swaps”) ed avendone facoltà, potrà dichiarare il fallimento della società. In questo modo i soci pubblici (rassicurati – ovvero presi per i fondelli – sulla proprietà e la incedibilità delle loro azioni), verranno lasciati a ripianare l’enorme debito, inseguendo per tutto il mondo gli swaps, fino al 2031, data di rientro definitivo del mutuo.

Il socio privato (cioè Veolia), avendo ceduto le proprie quote, non rischierà nient’altro ed avendo già guadagnato molto di più dei 11,5 mila euro impegnati nel capitale sociale di Acqualatina, potrà defilarsi senza altri rischi. Un colpo da maestri!

Nel frattempo ad ogni scadenza (di solito semestrale), i Comuni dovranno rinegoziare il debito, ovviamente con il rialzo dei relativi interessi.

Ecco perché tutti rassicurano tutti sul fatto che le azioni “restino” in mano pubblica; con il sapone, come si sa, il cappio scorre molto meglio (tralasciando l’esempio su altri lubrificanti per altri impieghi).

Altrochè “completamento degli investimenti” ed “assenza di rischi per i bilanci comunali”.

E pensare che solo poche settimane fa, durante un Consiglio Comunale dedicato all’argomento (anche se il Sindaco di Latina era assente), maggioranza e opposizione avevano concordato di riprogrammare una nuova seduta per approfondire il problema.

Per questo chiediamo a Zaccheo e a coloro che hanno votato a favore di quel bilancio e deliberato (in Giunta Comunale) la sottoscrizione del pegno, di presentarsi e rispondere immediatamente di fronte ai rispettivi consigli comunali del loro operato.

Sempre per legge, vivaddio, esiste l’obbligo di indirizzo e controllo dei Consigli Comunali sull’operato dell’amministrazione; obbligo che non può essere eluso su un tale rischio.

Chiediamo che ciò avvenga prima che la banca decida come e a carico di chi dovrà essere ripianato la perdita di esercizio di 1,7 milioni di euro appena approvata, oltre che l’intero mutuo; ma soprattutto prima che venga convocata la Conferenza dei Sindaci dell’ATO 4, per “ratificare”, per l’ennesima volta, il tutto. Ratifica che, a nostro avviso, risulterà il raggiungimento di una “vetta” finora neanche mai ipotizzata nell’atteggiamento di servilismo finora garantito alla società.

Il tutto in attesa delle spiegazioni che comunque dovranno fornire gli stessi soggetti alla Corte dei Conti e alla Banca d’Italia, che già hanno messo sotto osservazione l’intera faccenda".

  1. Davvero singolare che commenti questa ‘bella notizia’… siamo davvero solo dei sudditi.