Avvocato e imprenditore vittime del clan Di Silvio. Il pentito: Samuele sparò per scaricare l’adrenalina

06/11/2018 di
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Un avvocato e un imprenditore sono le vittime del clan Di Silvio. Gli arresti di ieri nascono dalle dichiarazioni dei due pentiti del clan Renato Pugliese (figlio di Cha-Cha) e Agostino Riccardo (braccio destro del capoclan Armando Di Silvio).

Le loro parole, tutte confermate dalle verifiche della polizia, stanno facendo cadere il muro di silenzio sui tanti affari del clan nel recente passato e potrebbero portare a sviluppi inaspettati.

LE ESTORSIONI. Tra le nuove accuse ci sono due gravi estorsioni, avvenute tra l’aprile e il maggio 2016, ai danni di un avvocato e di un imprenditore.

I due non denunciarono gli episodi, limitandosi a pagare per paura del clan. Secondo la ricostruzione l’avvocato, specializzato nei risarcimenti per incidenti stradali, fu costretto a pagare 3.000 euro in tre rate dopo aver ricevuto la visita minacciosa di Agostino Riccardo e Gianluca Di Silvio. I due sostennero che un gruppo di napoletani voleva sparare alle gambe del legale ritenendolo responsabile di aver trattenuto 20.000 euro del risarcimento di un cliente, loro amico. Di Silvio e Riccardo si offrirono di “proteggere” l’avvocato chiedendo in cambio 3.000 euro e il legale pagò.

La seconda estorsione avvenne ai danni di un imprenditore del settore florovivaistico costretto a pagare 9.000 euro complessivi. «Ricordo che Samuele Di Silvio – racconta Agostino Riccardo durante l’interrogatorio – si presentò con una pistola e dopo essere usciti dalla casa la scaricò esplodendo sette colpi contro i muri, dicendo che doveva scaricare l’adrenalina».

Nell’ordinanza di custodia cautelare il giudice sottolinea la «forza di intimidazione e la condizione di assoggettamento e omertà derivanti dalla riserva di violenza, patrimonio dell’associazione, in ragione dello spessore criminale degli appartenenti al clan». Da qui l’aggravante del metodo mafioso prevista dall’articolo 416 bis.

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