Inchiesta Arpalo, scarcerata anche Paola Cavicchi. Processo il 6 novembre

03/10/2018 di
MaiettaCavicchiColettipresidentiLtcalcio

A poche settimane dal processo si attenuano le misure cautelari per l’inchiesta Arpalo. Dopo il trasferimento agli arresti domiciliari di Fabrizio Colletti, stessa decisione è stata adottata dai giudici nei confronti della madre, Paola Cavicchi, ex presidente del Latina Calcio e considerata al vertice del gruppo insieme al figlio e a Pasquale Maietta, anche lui finito in carcere a Regina Coeli. Paola Cavicchi è stata trasferita ai domiciliari dopo circa 5 mesi di carcere.

Il secondo collegio penale del tribunale di Latina ha disposto anche la liberazione di Roberto Noce, definito dei giudici un “gregario” di Maietta, difeso dagli avvocati Francesca Roccato e Giuseppe Feola. L’uomo si trovava agli arresti domiciliari.

La prima udienza del processo Arpalo è fissata per il 6 novembre. Il giudice Laura Campoli ha accolto la richiesta di giudizio immediato avanzata dai pubblici ministeri Luigia Spinelli, Claudio De Lazzaro e Giuseppe Bontempo.

I NOMI. Sotto accusa Pasquale Maietta, Paola Cavicchi, Fabrizio Colletti, Salvatore Di Raimo, Fabio Allegretti, Giovanni Fanciulli, Pietro Palombi, Roberto Noce, Pierluigi Sperduti, Paola Neroni e Ivano Allegretti.

LE ACCUSE. Al centro dell’ indagine Arpalo c’è Pasquale Maietta, promotore e organizzatore dell’ associazione che, attraverso una rete di fiduciari e prestanome, aveva costituito società fittizie in Svizzera e a Latina, che servivano per movimentare ingenti capitali usati per arricchimento personale e per il finanziamento occulto della Us Latina Calcio, che militava nel campionato di serie B e che era stata poi dichiarata fallita. Maietta era già stato coinvolto nell’operazione Olimpia che, alla fine del 2016, aveva fatto emergere una serie di scandali per diverse spese che avrebbe dovuto sostenere la società sportiva di cui era presidente e che invece restavano a carico dell’amministrazione comunale per uno stato di soggezione in cui operavano i funzionari comunali rispetto ai vertici del Latina Calcio.

Contestualmente la Guardia di finanza indagava su reati tributari e societari che avevano portato al sequestro di 2 milioni di euro alla società calcistica. L’operazione di oggi ancora una volta coinvolge la società sportiva, in cui confluiva parte del denaro riciclato in Svizzera.

COME FUNZIONAVA IL SISTEMA. L’intero sistema era ideato proprio dallo studio Maietta. I ricavi derivanti dall’evasione fiscale di cooperative che si occupavano di trasporto finivano nei conti di società anonime svizzere con sede a Lugano presso una fiduciaria che si occupava di gestione patrimoni. Il denaro tornava poi in Italia attraverso bonifici bancari a favore di società speculari a quelle svizzere, intestate a prestanome, che si occupavano di gestione di beni immobili ed erano partecipate da quelle estere. A quel punto il denaro ripulito poteva essere reimpiegato e in diverse occasioni veniva utilizzato per finanziare il Latina Calcio.

Nella stessa operazione è stato effettuato un sequestro per equivalente a carico di alcuni indagati per 40 milioni di euro. Sotto sequestro sono finiti 20 abitazioni, di cui due ville, 19 immobili commerciali, magazzini e autorimesse, tre terreni, otto veicoli, sette società, per un valore complessivo di 25 milioni di euro. Nella stessa inchiesta si inserisce poi il suicidio dell’avvocato di Latina Paolo Censi, avvenuto nel 2015. Dopo la tragedia, la squadra mobile aveva trovato nel suo studio un carteggio strappato, che è stato poi ricomposto, in cui si evince che era a conoscenza delle indagini in corso sulle società svizzere e quelle italiane.