Tangenti in tribunale. Ecco come funzionava il sistema Latina. Le intercettazioni

21/03/2015 di
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Antonio Lollo

Antonio Lollo

Un sistema perfettamente collaudato. Una tariffa secca, il 15% su ogni procedimento. Il totale delle tangenti: 1 milione di euro tra contanti e gioielli. Il “sistema Latina” funzionava così: il giudice fallimentare Antonio Lollo affidava i procedimenti a commercialisti e tecnici suoi complici e loro gli restituivano il 15% dei compensi. Cifre notevoli che venivano consegnate in contanti oppure tramite regali di valore, gioielli e orologi in particolare. In un caso il giudice andò in una gioielleria romana dove aveva un “prepagato” di 25.000 da spendere liberamente.

La gallina dalle uova d’oro erano i fallimenti e i concordati preventivi delle aziende pontine. Un “mercato” enorme se si pensa che al tribunale sono soltanto due i giudici che si occupano di fallimenti. Uno era proprio Lollo che aveva messo in piedi un sistema illegale per arricchirsi.

polizia-tribunale-latinaLe indagini, seguite in stretta collaborazione tra le procure di Perugia e Latina, hanno preso il via in seguito ad una denuncia presentata al Tribunale di Latina in cui si ipotizzava il reato di bancarotta nell’ambito di un concordato preventivo. L’attività della squadra Mobile pontina è riuscita a scoprire un «consolidato sistema corruttivo» – come viene descritto – grazie al quale i consulenti nominati dal giudice nelle procedure concorsuali, corrispondevano abitualmente allo stesso magistrato una percentuale dei compensi liquidati dal tribunale per la prestazione. È stata inoltre portata alla luce l’esistenza di un sistema finalizzato a influenzare il corretto svolgimento delle aste del tribunale di Latina per la vendita di beni oggetto di liquidazione. L’attività investigativa ha consentito anche di accertare numerosi e ripetuti accessi abusivi al sistema informativo del Registro Generale della Procura della Repubblica di Latina. In questo modo si aveva la possibilità di permettere ad alcuni soggetti sottoposti ad indagine di eludere i controlli a loro carico, venendo a conoscenza di dati coperti dal segreto istruttorio.

 

Nunzia D'Elia

Nunzia D’Elia

La polizia ha effettuato numerosi sequestri per un valore che si aggira intorno al milione di euro, il profitto che il sodalizio criminale avrebbe ottenuto attraverso la gestione illecita delle aste fallimentari. Gli investigatori hanno già messo le mani su oggetti preziosi e denaro contante in possesso degli arrestati, quattro dei quali sono in carcere e quattro ai domiciliari. Gli arresti di oggi rappresentano un terremoto che ha scosso la sezione fallimentare del tribunale di Latina. Le indagini della squadra Mobile non si fermano e non è escluso che altre persone possano finire a breve nel registro degli indagati.

I NOMILe misure cautelari disposte dal tribunale di Perugia hanno colpito il giudice Antonio Lollo, 48 anni, in servizio nella sezione fallimentare del tribunale di Latina; la moglie del giudice, Antonia Lusena, 45 anni, veterinaria; i commercialisti Massimo Gatto, 51 anni; Marco Viola, 53 anni e Vittorio Genco, 55 anni; il sottufficiale della Guardia di Finanza Roberto Menduti, 42 anni, in servizio alla Procura di Latina.

Per altre due persone è stata emessa un’ordinanza da Latina, si tratta di Rita Sacchetti, cancelliera della sezione fallimentare del tribunale di Latina e Luca Granato, imprenditore di Latina. 

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Luigia Spinelli

LE INTERCETTAZIONI. Tra le carte dell’indagine ci sono diverse conversazioni nelle quali gli indagati parlano a ruota libera dei loro affari. «Qua abbiamo mosso un milione di euro tra un cazzo e l’altro» dice il giudice Antonio Lollo al complice, il commercialista Marco Viola. Quest’ultimo è coinvolto anche in un’inchiesta su un traffico di reperti archeologici che portò a un blitz della sua abitazioni dove furono trovati oltre 2.000 pezzi.

«Il giudice Antonio Lollo – scrive il giudice nell’ordinanza di arresto – affermava di aver comperato orologi di valore con i profitti dell’attività illecita non potendo più investire il denaro provento dei reati in beni caratterizzati da maggiore visibilità». In un’intercettazione Lollo dice a un consulente di fiducia: Prima mi ero già comprato una casa, due, non lo posso fare, a chi cazzo le intesto … in qualche maniera ‘sti soldi li devo riciclà come cazzo faccio sennò?”.

Laura Matilde Campoli

Laura Matilde Campoli

FIUME DI DENARO. Ogni dettaglio era studiato e organizzato nei minimi particolari. Gli incarichi venivano affidati ai soliti noti, agli amici che poi “ringraziavano” con una cospicua percentuale, esattamente il 15% su parcelle già abbondantemente gonfiate. Tra i fallimenti e i concordati preventivi finiti nelle mani di Lollo c’è anche quello della Cedis Izzi, poi travolta dal crac Midal. Per la famiglia Lollo arrivava costantemente un fiume di denaro e gli affari erano gestiti anche dalla moglie del giudice, Antonia Lusena, veterinaria molto conosciuta a Latina. La donna “era consapevole degli affari del marito” nei quali, secondo il giudice svolgeva un ruolo attivo.

Gli arresti sono stati disposti dal giudice Laura Matilde Campoli, le indagini sono state svolte a Latina dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia e dal sostituto Luigia Spinelli.

L’indagine prosegue e, nelle ultime ore, la polizia ha effettuato dei sequestri negli uffici del tribunale e altre ispezioni che potrebbero portare a nuovi sviluppi.

IL BLITZ E GLI ARRESTI

  1. attendo giustizia da 10 anni. che marciscano a lungo a rebibbia maledetti.