Rebibbia, nasce “Beccati a scrivere” il giornale dei detenuti

26/05/2012 di

Interviste, storie di vita, inchieste, rubriche su sport, salute; e poi, ricette di cucina, poesie e giochi: c’è un pò di tutto, proprio come un periodico che si rispetti e tale da attrarre un lettore, nel ‘Beccati a scriverè, il neonato ‘giornalinò che ha per redattori i detenuti del carcere di Rebibbia. Un semestrale che nella prima uscita in questi giorni – 1.500 copie – conta 32 pagine. È diretto dalla giornalista Claudia Farallo e distribuito in tutte le carceri del Lazio e alle organizzazioni interessate.

La nuova iniziativa editoriale, per ora semestrale e a cura di ‘Express’ Onlus , ha avuto una gestazione di circa un anno; i redattori sono giovani tossicodipendenti in fase avanzata di trattamento e con pena non superiore ai 6 anni. «Il giornalino – spiega il direttore nell’editoriale – è nato un pò per caso, quando un gruppo di ragazzi ha iniziato di sua spontanea volontà a riunirsi nella biblioteca e a scrivere. Se di libri, cultura, cucina, attività o salute poco importava: bastava che l’argomento fosse di loro interesse. Sì, perchè questi ragazzi hanno voluto guardare oltre ed esprimersi attraverso la scrittura come persone, non solo come colpevoli di reati. Questi ragazzi hanno reagito all’indolenza e si sono incamminati verso questa avventura».

Nel primo numero di ‘Beccati a scriverè sono pubblicati, fra l’altro, un’intervista ad Angiolo Marroni, Garante dei diritti dei detenuti nel Lazio (che contribuisce all’iniziativa), un commento di Mario Morcellini, direttore del dipartimento Comunicazione e ricerca sociale dell’Università La Sapienza di Roma (dà il patrocinio al giornalino). E diverse testimonianze-storie di vita che danno il senso dell’obiettivo del giornalino. «Non ho avuto la forza di resistere, di lottare per una vita normale – scrive uno dei redattori-detenuti – e con ammirazione vedo in altri la possibilità di vivere con umiltà e sacrificio, che poi è semplicemente quello che mi è mancato da sempre. Devo riflettere, devo riuscire finalmente a capire che il mio mondo è fuori. Questo è l’augurio che faccio a me stesso».