Itri prova a fare pace con la Sardegna 108 anni dopo la strage

03/10/2019 di

«Scoppia» la pace tra Itri e la Sardegna? È quanto potrebbe succedere a oltre un secolo dalla storica, sanguinosa rivolta della popolazione di Itri (Latina) contro operai e minatori sardi impegnati nella costruzione della locale galleria ferroviaria nella tratta Fondi-Itri, per la quale ci furono morti e feriti tra i lavoratori provenienti dalla dirimpettaia Sardegna.

Cornice dell’evento, l’Aula consiliare del municipio itrano dove il sindaco, l’avvocato Antonio Fargiorgio, ha indetto per sabato prossimo, 5 ottobre, alle 17.30 un convegno che, fin dal titolo, punta a segnare un punto di svolta nei difficili rapporti che nel corso degli ultimi 108 anni si sono sviluppati tra il piccolo centro pontino e i sardi proprio in conseguenza di quella rivolta scoppiata agli inizi del Novecento, il 12 ed il 13 luglio 1911.

«I Sardi ad Itri, sulla via della riconciliazione» è stato infatti titolato il manifesto dell’incontro organizzato da Pino Pecchia, scrittore e cultore di storia locale che al tema ha già dedicato un volume edito nel 2003 dal titolo analogo, «I Sardi ad Itri» curato nella copertina da Vito La Rocca, pittore e scultore allievo di Emilio Greco, scomparso nel 2017. Una prima rigorosa ricostruzione storica fatta da Pecchia col chiaro intento di individuare le colpe e le responsabilità da ambo le parti, senza generalizzazione, ma priva di ogni forma di «sconti» per quanti si macchiarono di quegli orrendi delitti.

All’incontro sono stati invitati dall’Amministrazione i sindaci dei paesi di provenienza dei minatori vittime (Lanusei, Ottana, Pattada e Santa Teresa di Gallura) che avranno modo di spiegare agli itrani il loro punto di vista storico, ma anche il dolore e le sofferenze subite dagli aggrediti e dai loro familiari. E, in rappresentanza delle più alte istituzioni isolane, il direttore generale dell’Assessorato Enti Locali della Regione Sardegna. All’introduzione del sindaco di Itri farà seguito la relazione storico-giuridica di Valerio De Gioia, giudice della Prima sezione penale del Tribunale di Roma.

«Il convegno costituirà l’occasione per avviare un ripensamento delle vicende del luglio 1911 che – spiega Fargiorgio – videro coinvolti itrani e sardi, vicende che oggi, a oltre un secolo di distanza, reclamano fortemente, anzi impongono, una rimeditazione. Penso sia arrivato il momento perché tutti ci adoperiamo per riscrivere quella triste pagina di storia. Ritengo che le nostre comunità abbiano ormai da tempo raggiunto la maturità necessaria per colmare un solco che non ha più (anzi che non avrebbe mai dovuto avere) ragion d’essere».

I morti ammazzati, stando alle ricostruzioni fatte durante il processo svolto a Napoli, furono tre e i feriti diverse decine, ma secondo la stampa sarda del tempo le cifre sarebbero state almeno tre volte superiori. Nove furono i condannati in contumacia a 30 anni di reclusione, trenta le assoluzioni.

Tra le vittime ci fu Antonio Barranca, per il quale il quotidiano Nuova Sardegna parlò di «barbaro omicidio». Giudizio condiviso dallo storico Pecchia che nel suo libro del 2003 scrive, tra l’altro, che effettivamente si trattò di «un barbaro omicidio vigliaccamente consumato, considerato che chi lo commise non era tra i rivoltosi della piazza che lo inseguivano, ma un cecchino che, ben appostato, volle sadicamente infierire su uno sventurato che si trovava nella stessa condizione di una volpe braccata da una canizza abbaiante. Tutto questo avvenne 4 ore dopo l’inizio dello scontro, un lasso di tempo più che sufficiente perchè la rabbia repressa per tanto tempo potesse essere smaltita. Ma non fu così!…».

Va pure ricordato che alcune famiglie itrane ospitarono e salvarono in quei giorni di rivolta diversi minatori sardi. Alcuni di essi decisero persino di sposarsi e di abitare proprio a Itri come i Musu, i Casu, mentre altri, i Carta, presero casa nei comuni vicini. Al convegno saranno anche presentati due nuovi libri sui Sardi a Itri, «Quando canta la civetta» di Nicola Maggiarra, ex sindaco di Itri, e «Le campane suonarono a stormo» dello scrittore sardo Rino Solinas.

Come dire che la «pace» tra Itri e Sardegna passa anche attraverso la cultura e magari auspicabili gemellaggi con i comuni sardi coinvolti nella tragedia.