Caserta, sventato colpo al caveau: l’ombra della banda della Magliana

03/10/2010 di

Gli agenti delle Squadre Mobili di Roma e Caserta sono riusciti a sventare un clamoroso assalto al caveau di un istituto di Credito in pieno centro a Caserta. Ancora una volta protagonisti dell’impresa criminale – informa una nota della Questura – personaggi molto noti della malavita organizzata romana con un passato di affiliazione o di contiguità con la Banda della Magliana.

Tra i «sette uomini d’oro» – così è stata chiamata l’operazione – arrestati dopo che la polizia ha sventato un assalto al caveau di una banca a Caserta, c’è Manlio Vitale, 61 anni, che veniva considerato uno dei più stretti collaboratori del boss della banda della Magliana Maurizio Abbatino, noto con il soprannome di «Er Gnappa» (piccoletto in romanesco) e amico di Enrico De Pedis detto «Renatino», capo della componente dei «testaccini».

Nei primi anni di vita della banda che terrorizzò la capitale fra la fine degli anni ’70 e la metà degli anni ’80, Vitale, secondo il pentito Abbatino, era soprattutto un acquirente di partite di stupefacenti, che poi smerciava nelle zone dell’Ostiense e della Garbatella, dov’era nato e dove aveva la base operativa. Ma l’attività in cui Vitale era maestro e che gli servì per arrivare ai vertici della banda, era la ricettazione di preziosi. Secondo quanto raccontò Abbatino, Vitale aveva preso parte, l’11 novembre del ’77, al sequestro del duca Massimiliano Grazioli. Arrestato nel ’78, ’80 e ’85, secondo un altro pentito, Claudio Sicilia, Vitale fu coinvolto nell’omicidio di un componente della banda, Amleto Fabiani. Il suo nome fu fatto anche per altri due omicidi, quello di un altro appartenente alla banda, Massimo Barbieri, e di una guardia giurata, Umberto Bozzolen, nel corso di una rapina nel 1982. Nel ’95 gli furono sequestrati beni per 20 miliardi di lire, tra cui appartamenti in Costa Smeralda, negozi e società a Roma e auto di grossa cilindrata. Latitante per due anni in Corsica, nel 1996 fu estradato in Italia e nel ’99 gli fu notificata in carcere l’imputazione di usura perchè continuava da Rebibbia «l’attività» servendosi della moglie e di uno dei figli. Nel 2000 fu accusato di essere uno dei mandanti del furto nelle 147 cassette di sicurezza nel caveau della Banca di Roma della cittadella giudiziaria di piazzale Clodio nella capitale.

Il colpo a Caserta, spiegano gli investigatori, era in preparazione da mesi e per metterlo a segno erano scesi in campo i più noti esperti romani, conosciuti negli ambienti della malavita organizzata come «cassettari». Gli agenti della Squadra Mobile di Roma nelle ultime settimane non li hanno persi di vista un solo istante, e insieme ai colleghi della Squadra Mobile di Caserta li hanno bloccati a pochi centimetri dal caveau. I sette uomini d’oro sono stati sorpresi al lavoro mentre effettuavano il carotaggio di una parete in cemento armato. A pochi chilometri dalla Banca, situata in Corso Trieste nel pieno centro di Caserta, vi era una base logistica della banda: un appartamento dove, con radio e scanner, venivano ascoltate le frequenze delle Forze dell’Ordine e dove vi erano tutti gli attrezzi del mestiere. Tra gli arrestati anche due basisti, che nel napoletano avevano individuato l’obiettivo da assaltare, tra cui un dipendente del Comune di Napoli addetto al sistema fognario.