Scambio di embrioni, attesa per i risultati del Dna

17/04/2014 di

Per i risultati dei test genetici bisognerà aspettare ancora qualche ora. Ma la “guerra delle mamme” che potrebbe scoppiare tra le coppie coinvolte nel presunto scambio di embrioni all’ospedale Pertini di Roma potrebbe spostarsi dai laboratori al tribunale, dai camici alle toghe.

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo, affidato dal procuratore aggiunto Leonardo Frisani al sostituto Claudia Alberti, dopo la denuncia presentata ieri da una delle quattro coppie che lo scorso 4 dicembre si sottoposero alla procedura di fecondazione assistita. La coppia in questione, difesa dall’avvocato Pietro Nicotera, è l’unica delle quattro per la quale la procedura non è andata a buon fine. Il sospetto è che i loro embrioni siano proprio quelli di cui è incinta un’altra delle quattro coppie, la prima che ha sollevato la questione. Quella cioè che ha scoperto dopo una villocentesi al Sant’Anna di Roma di essere in attesa di due gemelli geneticamente incompatibili con loro: tutta documentazione medica che i magistrati potrebbero decidere di acquisire.

Al momento però il procedimento non ha nè indagati nè ipotesi di reato; nella denuncia si fa riferimento, sì, a possibili violazioni della legge 40-2004, che però prevede solo sanzioni amministrative e non penali. Ha le idee chiare, dal canto suo, il segretario dell’associazione “Luca Coscioni” Filomena Gallo, secondo cui sarà la coppia biologicamente genitoriale ad avere ragione perchè «i fatti accaduti non sono riconducibili a una eterologa con consenso della coppia che ha firmato per accesso a tecniche omologhe, ma a sua insaputa è stata applicata un’altra tecnica. Quindi le tutele della legge 40 per chi accede in violazione del divieto di eterologa alla tecnica non sono applicabili». A suo avviso l’ipotesi di reato che potrebbe ricorrere è «sostituzione di neonato».

Intanto il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti è tornato a promettere che «chi ha sbagliato se ne assumerà la responsabilità» ma ora, poichè si tratta di «affetti, mamme e famiglie, quello che andrà fatto è attendere l’esito delle analisi. La Asl Roma B ha fatto bene a chiudere il centro del Pertini in via preventiva, e dalle notizie che abbiamo il fatto che sia un caso isolato è sicuro. Ora dobbiamo offrire ai pazienti la certezza assoluta di Centri in cui si può affrontare serenamente il problema, e siamo sulla strada giusta».

«Ho chiesto a Zingaretti – il commento del ministro della Salute Beatrice Lorenzin – che il Lazio si metta in regola nel modo più veloce possibile». Ma in generale, ha rassicurato, «in Italia vengono effettuati ogni giorno centinaia di interventi di inseminazione con procedure molto sicure, e quando succedono cose simili è perchè qualcuno non le ha rispettate».