Melandri al Maxxi, polemica sui compensi
Polemiche, interrogazioni parlamentari, persino un esposto alla magistratura. A due giorni dall’annuncio del ministero, è ancora bufera sulla nomina di Giovanna Melandri alla presidenza della Fondazione Maxxi. Con il Pdl che accusa l’ormai quasi ex parlamentare pd di mirare a compensi stratosferici, come quelli percepiti dal direttore della Tate Modern di Londra. Che fa, si chiede l’ex sottosegretario ai beni culturali Francesco Giro, «chiede 300 mila sterline l’anno?» Dal ministero smentiscono, ricordano che per legge, già dal 2010, i presidenti e i componenti delle fondazioni culturali non possono percepire alcun compenso. Ma la smentita non basta a placare gli animi. Tanto che sempre dal pdl il senatore Achille Totaro annuncia che si rivolgerà alla magistratura: «Bisogna valutare modalità della scelta e compenso».
A infuocare le polveri, del resto mai spente, era stata di prima mattina un’intervista al Corriere della Sera nella quale l’esponente pd sottolineava che sarà il consiglio di amministrazione della fondazione, ‘a decidere su eventuali indennità, aggiungendo che la sua ambizione è inserire il Maxxi nel circuito dei grandi musei internazionali «il mio modello è la Tate Modern di Londra», spiegava. Abbastanza per far insorgere di nuovo il Pdl, con accuse di arroganza e non solo. Il capogruppo pdl al Senato Maurizio Gasparri è il primo a puntare il dito sulla questione del compenso: «Melandri ha mentito», denuncia, «prima ha detto che l’incarico era gratuito mentre ora parla delle delibere del Consiglio di amministrazione che stabiliranno il suo compenso. È una vicenda da un lato vergognosa dall’altro esemplare per la miseria umana che la caratterizza».
A Gasparri fa eco Francesco Giro, deputato del pdl ed ex inquilino di via del Collegio Romano, dove è stato sottosegretario dell’ex ministro Bondi e poi di Galan: «Nella sua intervista al Corriere della Sera – nota – la Melandri dice tre cose molto precise: che prenderà uno stipendio, che il nuovo Cda del Maxxi dovrà decidere l’importo, che lei comunque vuole essere equiparata ai colleghi della prestigiosa Tate Modern di Londra, che non prendono meno di 300 mila sterline l’anno. Vergogna». Sulla stessa linea si schiera anche il capogruppo Pdl alla Camera Cicchitto, che tuona «non ci si tratti da cretini». Nel pomeriggio, sollecitato dall’ANSA, il ministero smentisce la possibilità per la Melandri di un compenso milionario ricordando che è proprio la legge, il decreto numero 78 del 2010, ad imporre che presidente e componenti di cda delle fondazioni culturali non debbano percepire ‘alcun compensò.
Anche la smentita ufficiale, però, non sembra convincere i detrattori della Melandri al Maxxi: «Sappiano -ammonisce di nuovo Giro- che noi faremo le barricate su ogni tipo di maxxi-stipendio palese o camuffato come rimborso spese di qualsiasi foggia o natura». Bersagliata dalla politica (dalle pagine di repubblica oggi anche il collega Pd Fassina l’aveva definita inopportuna) la nomina della Melandri al Maxxi, sembra convincere di più il mondo dell’arte. Dopo gli applausi ieri dell’architetto Zaha Hadid, accanto a lei si schierano anche i critici Achille Bonito Oliva e Danilo Eccher: «confermiamo la fiducia nell’operato del nuovo Presidente, già ideatore del Maxxi nella sua Funzione di Ministro, a cui vanno i nostri migliori auguri di buon lavoro».