Roma, il museo Maxxi affidato a un commissario straordinario

10/05/2012 di

Maxxi, si volta pagina. In barba a polemiche, petizioni, interrogazioni parlamentari, da oggi l’avveniristico museo del contemporaneo firmato da Zaha Hadid ed inaugurato solo due anni fa nella capitale, sarà affidato ad un commissario straordinario, l’architetto Antonia Pasqua Recchia, segretario generale del ministero dei beni culturali. Il suo sarà un incarico breve, solo 4 mesi eventualmente rinnovabili.

«Mi insedierò il prima possibile», annuncia all’ANSA il neo commissario, che subito rassicura sulle sorti del giovane e contrastato museo. «Da Ornaghi ho avuto il mandato di fare di tutto perchè il Maxxi continui, mantenga la sua programmazione e il suo posizionamento internazionale». Per lei la priorità sarà ora studiare carte e bilanci e fare chiarezza sui conti. La fondazione che gestiva il museo lamentava – imputandola ai tagli ministeriali- la mancanza di circa tre milioni di euro per chiudere il bilancio di previsione 2012.

Recchia dovrà verificare quanti soldi sono alla fine necessari per mantenere in piedi e attiva la struttura. Non si tratterà comunque solo di fare le pulci ai conti del Maxxi e di provvedere ad ulteriori tagli e risparmi. Tra le prerogative del commissario c’è anche quella di rivedere lo statuto e di mettere in evidenza eventuali criticità (ad esempio la quota fissata per l’ingresso dei soci, ma anche il fatto che attualmente le figure di presidente e ad coincidono) per poi proporre al ministro eventuali modifiche. E non è detto che proprio un’eventuale revisione dello statuto non aiuti anche a sciogliere il nodo di una fondazione ancora a corto di soci. «Adesso è presto per i dettagli, probabilmente organizzeremo un incontro con la stampa per fare chiarezza» , avverte Recchia, « quello che posso dire ora è solo che devo studiare carte e bilanci». Ad aprire la strada al commissariamento erano state in mattinata le dimissioni di Pio Baldi, presidente e «padre» storico del Maxxi. Dimissioni arrivate dopo 25 giorni di graticola e seguite a ruota da quelle degli altri due membri del cda, il vicepresidente Roberto Grossi e Stefano Zucchi. Tutti compatti nel difendere la gestione economica di Fondazione.

«Baldi è stato bravissimo», sottolinea anzi Zucchi. Che però punta il dito su un altro tasto dolente , quello della programmazione e della gestione culturale del museo nato per diventare il polo nazionale del contemporaneo e competere con gli altri grandi musei del mondo, dalla Tate di Londra al Reina Sophia di Madrid. Zecchi rivela l’esistenza di un contrasto a questo proposito all’interno del cda, denuncia la mancanza di «fantasia» e di «creativita» , la poca «dinamicita» dimostrata dal museo e punta il dito sui direttori: «serviva una figura di respiro internazionale- accusa- si sarebbe dovuto fare un concorso. Invece è stato un pò come mandare avanti la Freccia Rossa con un motore a carbone».

Cosa il commissario riuscirà a fare, si vedrà. Intanto arrivano le critiche del Pd: la democratica Emilia De Biasi, della commissione Cultura della Camera, che ha depositato oggi un question-time per fare luce sul caso. «Sono incomprensibili le motivazioni che hanno portato alle dimissioni del presidente della fondazione Maxxi, Pio Baldi e di tutto il consiglio di amministrazione», sostiene chiamando Ornaghi al question time. «Il maxxi non ha bisogno di un commissario nè di un nuovo direttore ma dell’impegno del Mibac», commenta il responsabile cultura del Pd, Matteo Orfini. Lapidaria Giulia Rodano, responsabile cultura dell’Idv: «si pongono le condizioni per abbandonare il Maxxi a se stesso fino a data da destinarsi». La Uil, invece, approva la scelta di Recchia e apprezza la durata limitata del commissariamento. Però avverte: « niente pezze a colori, al Maxxi serve un serio piano industriale e culturale».