Emergenza rifiuti, rispunta l’ipotesi Aprilia

08/04/2014 di
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«Emergenza rifiuti, ora spunta anche, come soluzione parziale, l’impianto della Rida Ambiente, che fa capo proprio al grande accusatore di Cerroni, Fabio Altissimi. Questo Tmb (trattamento meccanico biologico), già funzionante, è ad Aprilia, in provincia di Latina. Certo, non è sufficiente a trattare le 2.000 tonnellate di rifiuti che attualmente passano nei due Tmb di Malagrotta, colpiti da una interdittiva antimafia della procura proprio per l’inchiesta sul gruppo Cerroni. Ma potrebbe essere un piccolo tassello della soluzione più complessiva su cui si comincerà a lavorare domani, nel vertice convocato dal ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, con Prefettura, Comune, Provincia e Regione». Lo scrive Mauro Evangelisti su Il Messaggero.

«Non solo: a Roma gli impianti di trattamento meccanico biologico non lavorano tutti i giorni. Anzi, sono operativi solo 280 giorni all’anno. Vale per i due di Malagrotta, ma anche per quelli dell’Ama di Rocca Cencia e Salaria. Ed è in questo vicolo stretto che potrebbe passare un altro tassello delle soluzioni sul tappeto per riorganizzare il ciclo dei rifiuti senza i Tmb di Cerroni – si legge nell’articolo – In sintesi: secondo la procura gli impianti di Malagrotta devono fermarsi. Ma all’Ama dicono che le 2.000 tonnellate trattate attualmente nei Tmb di Cerroni (e nel tritovagliatore) con la chiusura di Malagrotta resterebbero per strada. Ma se gli impianti dell’Ama lavorassero più intensamente, il problema si ridurrebbe? È un’ipotesi di lavoro, complicata, ma non scartata a priori. Certo, servirebbe un’autorizzazione della Regione. E anche se lavorassero 500 tonnellate giornaliere di rifiuti in più resterebbe una quantità, circa 1.500, da portare da altre parti. Ed ecco che si guarda agli impianti del Lazio (Viterbo e Frosinone). E al Tmb di Aprilia, del gruppo Rida. Riccardo Magi, radicale e consigliere comunale di maggioranza, aveva già sollevato il problema degli impianti di trattamento di Roma che lavorano a singhiozzo in un’interrogazione.

Racconta: “Nella risposta l’assessore all’Ambiente, Estella Marino, ha confermato che gli impianti Tmb non lavorano tutti i giorni, un fatto che aggrava una situazione di per sé già molto precaria. Un qualsiasi evento – come le festività natalizie, o l’interdittiva antimafia di cui sopra – può far sprofondare Roma nell’emergenza”.

Ma il sistema messo in campo da Regione e Comune fa acqua da tutte le parti. C’è l’emergenza dei Tmb, che condanna Roma al ricatto di Cerroni e di Malagrotta, ma c’è anche il paradosso della carenza di impianti per la differenziata. Che fine fa la parte di rifiuti umida isolata dai cittadini più diligenti? Nelle regioni virtuose finiscono in impianti ad hoc. A Roma no. L’impianto di compostaggio di Maccarese è troppo piccolo. E il nuovo proposto da Ama è stato bocciato, come annunciato dal Comitato Rifiuti Zero Fiumicino, dalla Conferenza dei Servizi della Provincia. Dunque il 75 per cento dell’umido finisce anch’esso al nord, in Veneto. E paghiamo caro questo servizio: 9 milioni di euro all’anno. Con un paradosso: più aumenta una pratica virtuosa come la differenziata, più aumenta il conto. Restano le preoccupazioni dei cittadini di Valle Galeria, per il futuro di Malagrotta: ieri sul blog Romareport.it sono state pubblicate le foto di un gregge di pecore che pascola dove non si dovrebbe, “in alcune aree poste sotto sequestro per lo sversamento di petrolio dalla vicina raffineria, nonostante sia ben visibile il nastro giallo che delimita la zona vietata”.