Rifiuti nel Lazio, in manette la gang degli affari d’oro

10/01/2014 di

Una banda che operava per mantenere la posizione di monopolio nella gestione dei rifiuti a Roma e nel Lazio. Un business milionario che secondo la Procura di Roma era mantenuto a suon di affari non sempre leciti che sconfinavano anche in truffe. Sette gli arresti eseguiti oggi dai carabinieri del Noe.

Tra le persone finite in manette anche il «Re della monnezza», come ironicamente è definito a Roma, ovvero Manlio Cerroni, 87 anni, patron della maxidiscarica (ormai chiusa) di Malagrotta e dominus del sistema costituito da soggetti privati, funzionari pubblici.

L’impero di Manlio Cerroni, costruito a suon di metri cubi di spazzatura, rischia ora di sgretolarsi sotto il peso dell’inchiesta che, secondo la procura ed i carabinieri del Noe, ha svelato un sistema di malaffare il quale, almeno a partire dal 2008, ha avuto ricadute negative sull’intera collettività. Per la Procura la banda mandava in discarica anche tonnellate di differenziata, mantenendo gli impianti dedicati fermi ma prendendosi contestualmente i soldi. Inoltre questo sistema permetteva, secondo l’accusa, di mandare Malagrotta costantemente in emergenza: da qui la necessità per le amministrazioni di cercare nuovi siti dove mandare i rifiuti, ricerca che, per i pm, il sodalizio comunque riusciva ad influenzare. A vantaggio di impianti di proprietà di Cerroni.

Oggi il «Supremo» è finito agli arresti domiciliari e con lui altre sei persone. Sono Bruno Landi, ex presidente della Regione Lazio, Francesco Rando, amministratore unico di molte imprese riconducibili a Cerroni, Piero Giovi, socio di imprese e storico ‘braccio destrò del ‘Supremò, Giuseppe Sicignano, supervisore delle delle attività operative condotte presso gli impianti di Cecchina, Luca Fegatelli, già dirigente dell’Area Rifiuti della Regione Lazio attualmente direttore dell’Agenzia regionale per i beni confiscati nel Lazio alle organizzazioni criminali, e Raniero De Filippis, ex responsabile del Dipartimento del Territorio della Regione Lazio.

Pesanti le accuse mosse contro loro dal pm Alberto Galanti: la più grave è quella di associazione per delinquere finalizzata al traffico dei rifiuti.

Contestualmente al loro arresto è scattato anche il sequestro preventivo di beni per 18 milioni di euro, ossia l’ammontare del profitto illecito.

Ma l’elenco degli indagati, non meno di 24, comprende nomi eccellenti come quello dell’ex Governatore del Lazio Piero Marrazzo, accusato di abuso d’ufficio e falso in relazione all’emanazione, nel 2008, di un’ordinanza che consentiva al consorzio Coema di Cerroni di avviare la realizzazione dell’impianto di termovalorizzazione di Albano.

Tra agli indagati anche l’ex assessore Pd in Campidoglio Giovanni Hermanin e Romano Giovannetti, già capo di segreteria dell’assessore alle Attività Produttive Pietro di Paolantonio (accusati di associazione per delinquere).

Per il gip Massimo Battistini quelli contestati sono «fatti di inaudita gravità anche per le dirette implicazioni sulla politica di gestione dei rifiuti», mentre il procuratore Giuseppe Pignatone esprime l’auspicio che l’operazione di oggi «sia un contributo alla soluzione del problema rifiuti a Roma». E proprio oggi il sindaco Marino ha annunciato i nuovi vertici Ama con un Cda ridotto a tre compreso presieduto dall’esterno Ivan Strozzi. «Questa è una svolta -ha detto il sindaco Marino- la magistratura farà il suo corso. Ma ricordo che abbiamo chiuso Malagrotta».

  1. A quando altri arresti eccellenti anche a Latina? Speriamo che sia la volta buona

  2. l’Italia è AFfondata sulle associazioni a delinquere di stampo mafioso.