Medici pontini truffati attraverso un sito web

06/02/2013 di
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Ci sono diversi medici pontini tra le vittime del raggiro da 64 milioni di euro scoperto dalla Guardia di Finanza di Caserta. Una maxi truffa che ha portato alla denuncia di due persone, una di origine elvetica, l’altra italiana, dipendente di Poste Italiane spa. Denaro prelevato a migliaia di iscritti all’Ordine dei Medici, che nella maggior parte dei casi transitava in conti esteri.

Usavano un sito internet, www.registromedici.com, («Il Registro Italiano dei Medici») di proprietà di una società portoghese, e una casella postale ubicata presso la filiale di Poste Italiane. Ai medici – scrive Il Messaggero – veniva inviato un modulo di iscrizione in una banca dati on line, solo apparentemente a titolo gratuito. La solita postilla invisibile rappresentava la natura del raggiro: allegata al modello prestampato una lettera dal contenuto ingannevole spiegava ai destinatari come apporre una crocetta su un determinato spazio e rispedire al mittente avrebbe comportato il recesso del contratto. Al contrario, non ritrasmettendo l’opuscolo, con il principio del silenzio assenso, avrebbero aderito al contratto o al rinnovo. Chi non era intenzionato a prestare il consenso quindi, avrebbe dovuto rispedire il modulo ed era proprio in questo passaggio che si configurava l’imbroglio, uno step che comportava l’adesione o la prosecuzione di un contratto triennale, dell’importo di 1.300 euro l’anno, con la società portoghese, il tutto indicato in una minuscola scritta di difficile individuazione. Sono migliaia i medici finiti in trappola su tutto il territorio nazionale: il modulo, infatti, era stato spedito ai 350mila iscritti quantificati dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. «Molti dei medici già incorsi nella truffa per il primo anno – spiegano dalla Finanza – al momento del sollecito di pagamento della fattura per l’annualità successiva, avendo minacciato di informare della vicenda, si sono visti prima recapitare una lettera con la quale la somma iniziale veniva decurtata di 300 euro e, a seguito di ulteriori proteste, se ne sono visti recapitare una seconda con la quale veniva richiesta la somma di 500 euro per rescindere il contratto».