DONNA UCCISA DAVANTI ALLA FIGLIA, DUBBI SUL MOVENTE

18/05/2010 di

«Tutelare la famiglia della vittima di un omicidio consiste certamente
nell’individuare chi ha commesso il delitto, ma anche nell’accertare tutta la verità
su quanto è avvenuto e perchè. In questo senso credo che ci sia molto da lavorare. Ed
è quello che faremo non appena avremo gli atti d’indagine a disposizione». È quanto
ha detto l’avvocato Antonio Rizzello, legale dei genitori di Marcella Rizzello, la
donna di 30 anni uccisa a coltellate nella sua abitazione a Civita Castellana, in
provincia di Viterbo, sotto gli occhi della figlioletta Giada di 14 mesi.

Le parole del legale confermano indirettamente le perplessità che sarebbero insorte
«a freddo» tra i familiari della vittima circa il movente che avrebbe spinto Giorgio
De Vito, 35 anni, nato a Napoli, residente ufficialmente ad Aprilia, ma di
fatto domiciliato a Civita Castellana, a circa 800 metri dalla casa di Marcella, e la
sua ex compagna, una donna polacca, a commettere l’efferato omicidio: un semplice
tentativo di furto, come ritengono gli investigatori.

Sebbene non ci sarebbero dubbi su chi abbia ucciso la giovane, il comportamento di
De Vito, fermato ieri insieme alla sua ex compagna, sarebbe stato troppo maldestro
per non sollevare perplessità. In particolare, si chiedono come mai l’uomo,
considerato un «topo d’appartamento esperto», tra le tante ville di gente facoltosa
che si trovano intorno all’ abitazione di Marcella, una casupola di 40 metri quadrati
circa, che anche dall’esterno mostra tutta la sua umiltà, abbia scelto proprio
quest’ultima? È ragionevale tentare un furto tra le 11 e le 12 di mattina? E perchè
dopo aver accoltellato la giovane si sono accontentati di arraffare una vecchia
macchinetta fotografica, il portafogli della vittima con dentro pochi spiccioli e
qualche altro oggetto, per un centinaio di euro di valore, senza rubare il computer
portatile che era in bella mostra su un mobile e senza cercare nei cassetti in cui,
come aveva raccontato la madre di Marcella, c’erano alcuni oggettini in oro regalati
alla nipotina Giada in occasione del battesimo?

La necessità di lasciare il prima possibile il luogo del delitto, a loro parere, non
può essere una giustificazione sufficiente. Prima di allontanarsi in compagnia della
donna polacca, che durante l’interrogatorio avrebbe ammesso di essere stata con l’ex
compagno in casa di Marcella, non solo hanno inscenato quello che i carabinieri
ritengono «un tentativo di depistaggio o uno sfregio», inserendo una bottiglia di
vetro tra le gambe della donna già morta, dopo averle calato i pantaloni del pigiama
e gli slip, ma si è anche lavato nel bagno e forse si è anche cambiato gli indumenti
sporchi di sangue. Quindi non aveva una gran fretta.

E ancora: perché De Vito dopo quattro mesi aveva ancora in casa della madre, ad
Aprilia, la fotocamera di Marcella? Perchè non ha tentato di venderla come fanno di
solito i «topi d’appartamento»? E infine: come hanno fatto il presunto assassino e la
sua complice ad entrare in casa nonostante il cane lupo di guardia, da tutti definito
aggressivo, che abbaiava a chiunque si avvicinasse al cancello? A loro parere non
sarebbe credibile che l’animale sia fuggito, come hanno sostenuto gli investigatori,
attraverso il cancello lasciato aperto da De Vito.