VENTOTENE, LO STRAZIO DELLE MADRI E DEGLI AMICI

20/04/2010 di

Lo strazio delle madri, il dolore incredulo dei compagni. E poi quelle due vite di appena 14 anni sepolte sotto delle rocce maledette che si sono staccate «all’improvviso», come dice più di un alunno della scuola media Anna Magnani di Roma. Ragazzini in gita scolastica da ieri e che ora ritornano con negli occhi la terribile scena di due compagne inghiottite da blocchi di tufo.


Su una spiaggia così bella da sembrare una cartolina, Cala Rossano. In una giornata che sembrava già estate. Il dolore di madri e padri che avevano mandato figlie a fare un’esperienza e ora se le vanno a riprendere morte. La disperazione esplode a metà mattina nel cortile della scuola Anna Magnani, Morena, periferia sud di Roma. Panico, urla, dopo la notizia della morte di Sara e Francesca, le amiche della III E. La madre di Sara batte i pugni contro un vetro della scuola, si ferisce a un braccio: «ditemi che non è lei. Non può essere», urla piangendo, mentre suo marito, seduto in disparte su un muretto, non si da pace fumando continuamente, con lo sguardo nel vuoto e le lacrime asciugate sul volto. I genitori di Francesca, abbracciati, hanno invece «soffocato» il loro dolore nel silenzio. Molti genitori assistono impietriti allo strazio e alcuni familiari corrono da una parte all’altra senza una meta, come schegge impazzite. A Ventotene c’è altro dolore. «Sara e Francesca non ci sono più, non ci sono più. Le ho viste morire sotto le rocce», urla un ragazzino al telefonino parlando col padre. Piange, il genitore non riesce a calmarlo. «Voglio tornare subito a casa, qui non voglio stare, maledetta gita», dice un’alunna alla madre via cellulare. La donna cerca di calmarla: «tornerai, l’incubo sta per finire». Ma quelle immagini i 42 ragazzi della III E e della III A non le dimenticheranno mai. «Eravamo appena arrivati, la spiaggia era bellissima ci siamo sdraiati a prendere il sole. Avevamo appoggiato gli zaini. Poi l’inferno»: è il racconto di un ragazzino ad uno degli accompagnatori.

crollo_ventoteneL’inferno che ha seppellito Sara e Francesca e al quale molti sono fuggiti «tuffandosi in mare» spiega il preside della scuola Riccardo Brigner. Quella scena di sole e mare, di spensieratezza che poi diventa solo morte non la dimenticheranno neanche i quattro insegnanti che accompagnavano i ragazzi. «Hanno scavato con le mani per salvare le due ragazzine, hanno fatto di tutto», ripete il preside. E un docente non si da pace: «era un fuoriprogramma premio, poteva essere una strage, erano tutti sdraiati a prendere il sole». Ora resta il lavoro degli psicologi. Che assistono i genitori di Sara e Francesca, muti nella cappella del piccolo cimitero di Ventotene a vegliare i cadaveri delle figlie. Che confortano i compagni scampati di ritorno a Roma su un bus della Guardia di Finanza. Nella scuola arriva anche un prete mentre dalle aule, le stesse dove Sara e Francesca fino a qualche giorno prima sorridevano o studiavano con i compagni, si sentono urla di chi non vuole cedere alla rassegnazione. La sorella di Sara, in passato piccola campionessa di calcio femminile nella stessa scuola, abbraccia gli amici in lacrime. Su un muretto i nonni hanno ancora la forza di consolare i compagni.

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