OMICIDIO IN Q5, UCCISO MASSIMILIANO MORO

26/01/2010 di

Gli investigatori della squadra mobile di Latina stanno ascoltando alcuni esponenti della criminalità locale e hanno avviato le prime perquisizioni nel capoluogo pontino, ma si indaga ancora a 360 gradi sull’omicidio di Massimiliano Moro, avvenuto ieri sera intorno alle 22, senza escludere un collegamento con l’agguato armato a Carmine Ciarelli, noto esponente di una famiglia rom del capoluogo, ferito ieri mattina con 5 colpi di pistola davanti a un bar della zona Pantanaccio a Latina. Non ci sono però al momento elementi certi che possano confermare un legame tra i due episodi.

Massimiliano MoroLa vittima. Massimiliano Moro (nella foto), arrestato nel luglio scorso nell’ambito di un’indagine legata ad alcuni episodi di rapina, estorsione e lesioni, era stato recentemente scarcerato. Nel ’94 era stato coinvolto nel delitto di Raffaele Micillo, ed era stato indagato per concorso in omicidio. Aveva poi lasciato l’Italia per vivere all’estero e solo da qualche anno era tornato in Italia e si era inserito di nuovo negli ambienti della criminalità locale.

L’esecuzione di ieri sera sarebbe quindi legata a un regolamento di conti. Secondo la ricostruzione della dinamica il killer e la vittima si conoscevano. Lo stesso Moro avrebbe aperto la porta e una volta dentro l’appartamento l’assassino ha sparato due colpi alla nuca, mentre Moro si era voltato. L’uomo, con numerosi precedenti penali, abitava da solo nell’appartamento in affitto al quarto piano di una palazzina al civico 32. A dare l’allarme sono stati i vicini di casa, che hanno sentito il rumore degli spari. Indagano gli investigatori della squadra mobile di Latina, che hanno ascoltato alcuni residenti della palazzina. Nell’appartamento la polizia scientifica sta invece effettuando i primi rilievi.

Le indagini. In mattinata sono state effettuate decine di perquisizioni nell’ambiente della criminalità da parte delle forze dell’ordine mentre è ancora in corso l’autopsia sul corpo del 46enne, eseguita dai medici legali Maria Cristina Setacci e Giovanni Arcudi.

I precedenti. Moro era tornato in libertà lo scorso ottobre. Era stato scarcerato dai giudici dopo l’arresto avvenuto poco mesi prima, a luglio, per un’indagine legata ad estorsioni, rapine e minacce nell’ambito dello spaccio di sostanze stupefacenti, partita dalla gambizzazione di un operaio di Cisterna. Moro si era sempre difeso negando ogni addebito. In passato era stato coinvolto negli ambienti criminali locali. Nel 1994 era stato indagato per concorso nell’omicidio di Raffaele Micillo, ucciso a colpi di pistola in una stradina di campagna a Latina nell’ambito di una guerra all’interno di una banda dedita alle rapine. Moro aveva vissuto per un lungo periodo di tempo all’estero ed era tornato nel
capoluogo pontino da qualche anno, dove aveva preso in affitto un bilocale in un palazzo del quartiere Q5.

Vertice in Prefettura. La questura di Latina intensificherà i dispositivi di controllo del territorio. È quanto emerso dalla riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocata d’urgenza dal nuovo prefetto di Latina Antonio D’Acunto dopo l’agguato a Carmine Ciarelli e l’omicidio di Massimiliano Moro avvenuti a distanza di 12 ore. Il comitato, che ha riunito in prefettura il questore di Latina Nicolò D’Angelo, il comandante provinciale dei carabinieri Roberto Boccaccio, il comandante provinciale della guardia di Finanza Giuseppe Colombi, il sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo e il presidente della Provincia Armando Cusani, ha esaminato «le modalita di esecuzione – si legge in un comunicato diffuso dalla prefettura – e il contesto in cui sono avvenuti tali accadimenti». Gli episodi «hanno coinvolto – spiega ancora la prefettura – soggetti noti alle forze dell’ordine in quanto già autori di gravi reati». Sui due agguati sono in corso indagini della squadra mobile, sulle quali viene mantenuto al momento il più stretto riserbo. Gli investigatori non escludono un possibile collegamento tra i due episodi.

La storia di Massimiliano Moro. L’associazione “Libera” ha tracciato un profilo di Massimiliano Moro e della criminalità pontina negli anni Novanta: “La vittima, 49 anni, era stato oggetto di indagini per vari reati: rapina, estorsione, spaccio di stupefacenti, minacce e lesioni personali. Ma, soprattutto, Moro era rimasto coinvolto nell’inchiesta sull’omicidio di Raffaele Micillo, ucciso a Latina nel 1994 con dieci colpi di pistola. Quest’ultimo era stato imputato di aver partecipato al “gruppo degli uomini d’oro”, otto malviventi che tre anni prima avevano compiuto rapine che avrebbero fruttato loro circa nove miliardi di lire.  Di quella banda facevano parte anche  Rinaldo Merluzzi e Sergio Danieli, entrambi assassinati a Latina: il primo, nel 1992, davanti al bar di un noto centro commerciale del capoluogo pontino; il secondo, Danieli, raggiunto dopo un inseguimento da dodici colpi di pistola, due mesi prima della morte di Micillo.Ci vengono, allora, in mente le dichiarazioni del pentito di camorra Carmine Schiavone, cugino del boss casalese Francesco detto Sandokan. Il collaboratore dichiarava già nel 1996, che il referente dei Casalesi nella zona pontina fosse Antonio Salzillo, nipote di Antonio Bardellino, ucciso nel marzo 2009 a Cancello Arnone. Sempre stando alle dichiarazioni dello Schiavone, Salzillo aveva alle sue dipendenze circa trenta soldati di camorra che operavano nella zona di Latina, fino al confine con Roma”.

LE REAZIONI

Zaccheo. «Gli episodi che hanno turbato l’ordinato vivere civile rendono più necessario e urgente proseguire nel contrasto alla criminalità organizzata in tutte le sue forme». Lo ha detto il sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo, che ha partecipato alla riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. «Il contrasto e la lotta – ha aggiunto il sindaco – si realizzano perseguendo severamente i crimini commessi e intensificando l’attivita di intelligence nei settori dell’economia in cui si riscontra la presenza di tali organizzazioni, nei contesti in cui agiscono singole persone affiliate a tali organizzazioni, nelle realtà che potrebbero entrare in affari con questi ambienti e nelle realtà che pensano di poter accettare supinamente di convivere con questi mondi malavitosi».  Il sindaco ha ribadito che «la sicurezza è un valore non negoziabile» e ha lanciato un appello alle forze sociali e produttive, al mondo della cultura, della scuola e della chiesa «affinche si metta in campo una mobilitazione sociale, coagulando un più incisivo impegno politico unitario per realizzare le condizioni per una civile convivenza, in un quadro di garanzia e sicurezza».

Laurelli. “I due agguati registrati ieri nella città di Latina, con le caratteristiche di vere e proprie esecuzioni, dimostrano quanto grave sia la situazione della sicurezza nel capoluogo pontino. Al prefetto, che ha prontamente convocato il Comitato per l’ordine e la sicurezza voglio assicurare tutto il mio appoggio, mentre agli esponenti politici locali che continuano a negare l’esistenza di un’emergenza criminalità sul territorio voglio dire che questo atteggiamento non aiuta a contrastare i criminali e a tutelare i cittadini”. Così Luisa Laurelli, presidente della commissione Sicurezza della Regione Lazio. “Di fronte a fatti così gravi e sempre più frequenti – esorta Laurelli – sarebbe meglio lavorare insieme cominciando con il chiedere l’istituzione di una sezione operativa della Direzione investigativa antimafia a Latina. I sequestri di droga sul litorale laziale, gli attentati incendiari ai danni di imprenditori a Velletri come a Nettuno e gli ultimi inquietanti fatti di sangue di Latina dimostrano senza dubbi che la criminalità c’è ed è sempre più aggressiva”.

De Marchis. «Preoccupa molto – afferma De Marchis – l’ennesima escalation di violenza criminale che si sta consumando in questi giorni. Confidiamo
in una azione immediata ed efficace della magistratura e delle Forze dell’Ordine affinché si arrivi in brevissimo tempo alla cattura dei responsabili. Senza scendere nella retorica delle responsabilità è opportuno sottolineare di nuovo quello che da tempo si sa, ovvero che il limite nella città di Latina è stato superato da tempo e chi detta le regole nel capoluogo non sono certamente le istituzioni». Necessario quindi intervenire per garantire la sicurezza e la tutela dei cittadini onesti. «Preoccupa molto – prosegue il segretario cittadino del Pd – il fatto che vi sia una chiara sproporzione di mezzi e di uomini tra le bande criminali e le forze di Polizia a tutto vantaggio della criminalità. In questi anni abbiamo assistito ad un processo inversamente proporzionale che ha visto una crescita costante degli atti criminali ed una diminuzione delle risorse umane e finanziarie per le Forze dell’Ordine. Le riunioni programmatiche e i tavoli di concertazione per la sicurezza sono importanti ma bisogna prendere atto che non sono sufficienti, occorre potenziare la presenza delle forze di polizia sul territorio ed è necessario fornire ulteriori strumenti alla procura per agire in modo più incisivo ed efficace davanti ad una situazione che ha raggiunto il limite dell’emergenza». Uomini e risorse devono beneficiare poi di un sostegno convinto ed organico della politica. «La risposta della politica – conclude De Marchis – deve essere chiara e unitaria. Su questo terreno è necessario costruire una proposta ed un’azione condivisa per chiedere al Governo uno sforzo in favore della lotta alla criminalità nella provincia di Latina ed in modo particolare nel capoluogo».

Associazione Caponnetto. «Questo è territorio di mafie. E la chiave di lettura degli episodi criminosi avvenuti nel capoluogo pontino è che siano comunque riferibili, direttamente o indirettamente, alla criminalità organizzata, a un consenso della mafia». Lo ha detto il presidente dell’associazione Caponnetto di Latina Elvio Di Cesare, commentando i due agguati, uno mortale e l’altro con un ferito grave a due esponenti della criminalità
locale, avvenuti a distanza di 12 ore nel capoluogo pontino. «Si dovrà ora chiarire – ha spiegato Di Cesare – se si tratti di criminalità comune, cosa difficile da credere, o se ci siano rapporti, anche indiretti, con la criminalità organizzata, che presta consenso e controlla anche da fuori provincia».

  1. Ma !!! Il secondo zingaro colpito, dopo quello morto al mare su la sua auto. Qualche equilibrio si

  2. palude gli albanesi molti cattivi sono profughi di guerra, latina

  3. vivo qui da diversi anni, all’inizio ero contento, ora questa citt