BOOM DI INDIANI A LATINA, 8.000 EURO PER ARRIVARE MA IL LAVORO NON C’E’

28/12/2009 di

Le unità di strada della sala operativa sociale che effettuano le attività di monitoraggio nelle aree abitate dagli indiani rilevano, giornalmente, nuovi arrivi, mentre manca il lavoro nelle campagne e i salari continuano a diminuire.

Gli angeli custodi sono ogni settimana dinanzi l’ex Somal di via Litoranea tra Latina e Sabaudia. Uno dei più popolosi concentramenti di indiani. Insieme con Borgo Hermada, San Vito, Campodicarne, Sabaudia, San Felice, Fondi, e varie altre località. Gli indiani in provincia  quelli con il permesso di soggiorno, sono circa settemila. Ma in realtà sono molti di più, considerando gli irregolari.

Gli angeli custodi contattano i ciclisti che, in orario serale, percorrono la strada senza luci. Si tratta di operai agricoli che tornano dal lavoro in campagna. A loro viene consegnato il gilet del progetto ruote luminose. Solo nella zona di Bella Farnia, ogni settimana si registrano almeno trenta nuovi arrivi. E non si tratta di un censimento, ma solo dell’azione casuale svolta in strada per alcune ore.

Contemporaneamente gli indiani riferiscono ai due angeli custodi, che sono mediatori interculturali di lingua indi, che le offerte di lavoro diminuiscono. I più fortunati riescono a lavorare quattro ore al giorno. Molti altri sono fermi per diversi giorni al mese. Diminuisce il salario orario per il lavoro in campagna. Fino a qualche mese fa era fermo intorno ai 3 euro all’ora. Ora siamo a 2,70, con  tendenza a diminuire. Naturalmente molti immigrati sono reclutati in nero.

Gli angeli custodi indiani che si occupano di questi problemi sostengono che l’area del profitto si sta spostando velocemente dal lavoro, dalla produzione agricola,  a quella del viaggio degli immigrati. In sostanza il business vero sta diventando  quello dei trafficanti di uomini che hanno come terminale Latina. Una volta giunti a destinazione i migranti sono lasciati al loro destino e debbono arrangiarsi. La stragrande maggioranza di questi braccianti proviene dal Punjab, la regione nordoccidentale dell’India e sono di etnia singh. Qui operano dei reclutatori che, anche attraverso canali clandestini, organizzano il viaggio dei migranti.

Come è noto e come risultato di diverse inchieste realizzate dalle forze di polizia, le organizzazioni che sfruttano i migranti hanno dei terminali anche in zona. Si tratta di altri indiani, residenti da più anni, responsabili dell’ultima stazione del viaggio. Alcuni impiegano anni per arrivare in Italia. Una recente inchiesta televisiva messa in onda da Sikhchannel, canale in lingua punjabi che trasmette da Londra, ha rivelato che il viaggio dall’India in europa può durare anche tre anni. Molti quelli che non ce la fanno per le privazioni e le terribili condizioni di vita, che comprendono marce nel deserto. I migranti indiani, alle frontiere, passano da una organizzazione malavitosa all’altra. Considerati e trattati alla stregua di schiavi.

Qui a Latina sappiamo, avendo ascoltato decine di testimonianze, che la certezza di arrivare in Italia dall’India può costare anche 7-8 mila euro. Un somma di denaro enorme per una famiglia povera di quella regione. Per questo molte famiglie vendono quello che hanno e  fanno debiti. E’ anche questo il motivo per il quale molti indiani senzatetto alcolisti, rifiutano di rimpatriare, perché tornerebbero a casa senza neanche i soldi per pagare il debito.

Ancora più amara la sorte degli indiani che rimangono uccisi o feriti nei frequenti incidenti stradali. La sala operativa sociale, a partire dai prossimi giorni, invierà comunicati in lingua punjabi ai quotidiani, alle tv e alle radio del paese per avvisare che in questo momento, qui da noi non c’è lavoro nelle campagne e c’è il rischio che i viaggi della speranza si trasformino in drammi della povertà.