Il Questore: “Fondamentale il ruolo dei giovani”

26/05/2012 di
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Intervento del Questore Alberto Intini alla festa della Polizia 2012:

Il tema celebrativo di questo 160° Anniversario della fondazione della polizia è “Storia di coraggio e di innovazione”, a voler sottolineare come la storia della Polizia di Stato sia caratterizzata da un costante processo di innovazione, di adeguamento ai tempi nei quali opera, di correlazione alle realtà sociali in continuo e veloce mutamento, oltre che dall’attenzione verso nuovi processi organizzativi ed operativi, nonché nei confronti delle nuove tecnologie e delle innovazioni scientifiche.

E la ricerca costante di innovarsi ed adeguarsi è sicuramente un moto di coraggio. Nel contempo, poi,la Poliziadi Stato opera nel contesto sociale con i suoi uomini e le sue donne che, muovendosi lungo il percorso della storia e della evoluzione dell’Istituzione di appartenenza, sono coloro che ne concretizzano quotidianamente l’azione, fatta di singole iniziative o di attività di squadra, di gesti spesso semplici ma significativi, comportamenti a volte coraggiosi, non per forza eroici, sempre tesi alla tutela del cittadino in difficoltà, delle persone più deboli della società, nell’interesse pubblico alla sicurezza ed alla tranquilla ed ordinata convivenza.

Lo scorso anno, in concomitanza con i 150 anni dall’Unità d’Italia, abbiamo ripercorso anche i primi decenni della nostra storia, iniziata nove anni prima del 1861 e che, già alla fine dello stesso secolo, si poneva in evidenza per una propensione alla gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica in un’ottica non più militare e di repressione armata, ma sempre più tesa verso l’affermazione di una istituzione attenta ai mutamenti delle dinamiche sociali, votata alla tutela della pubblica sicurezza, in un processo democratico, rivolto anche al suo interno. Questo processo è culminato nel 1981 conla Riformadella polizia – proprio lo scorso anno ricordata nella sua valida attualità al compimento dei 30 anni dalla sua attuazione – che, oltre a prevedere al smilitarizzazione del disciolto Corpo delle Guardie di P.S., costruiva un equilibrato e solido apparato statuale cui è deputata la gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica.

In questi ultimi trent’anni, si è passati attraverso numerose emergenze e nuove sfide: la dura e sanguinosa lotta al terrorismo, i cui rigurgiti, purtroppo, si riaffacciano quasi ciclicamente – anche nei giorni recenti hanno ripreso a manifestarsi segnali preoccupanti; il contrasto, mai allentato, alle criminalità di tipo mafioso, nelle sue diverse forme di pura violenza, di pervasione del tessuto sociale, di inquinamento dei contesti economici e produttivi; i processi migratori, prima costanti e per piccoli flussi, poi intensi e di massa, come negli ultimi anni a seguito di vere e proprie trasmigrazioni da teatri di guerra e di crisi sociali; si è passati, infine, per tante altre difficili sfide, contingenti o congenite alla nostra società, non solo di contrasto a fenomeni criminali, anche diffusi, ma anche relative a tensioni sociali, crisi occupazionali ed economiche, manifestazioni tipiche di devianze ed emarginazione, nonché, purtroppo, per emergenze naturali e calamità.

La Poliziadi Stato, in questi decenni, è stata sempre al fianco della gente e insieme alla gente. Questa multiforme ed articolata azione a tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, ancorché sia stata assicurata perseguendo un costante ed attento sforzo innovativo nelle tecniche, nelle procedure e nell’organizzazione, si è avvalsa dell’opera quotidiana dei suoi Agenti, che di questa storia sono attori e di questa società fanno parte.

È prassi fare un bilancio, in occasione delle nostre feste annuali, tracciare un resoconto dei risultati conseguiti nell’anno di attività trascorso. È un giusto modo di rapportare alla collettività gli esiti del nostro lavoro nell’interesse dei cittadini stessi.

Non solo per rifuggire da derive autocelebrative, che quasi naturalmente sottendono alla rappresentazione dei dati sulla produttività, ma soprattutto per evitare in questa sede una elencazione di numeri e percentuali arida e spesso poco intellegibile, lascio a disposizione degli organi di informazione, e quindi dell’opinione pubblica, una tabella dei risultati raggiunti, nell’anno trascorso dall’ultima festa della Polizia, da parte degli operatori della Questura, dei Commissariati e delle Specialità della Polizia di Stato nella provincia di Latina. (Colgo l’occasione per ringraziare gli operatori della Stampa per l’obiettività del loro lavoro e per la costante attenzione verso il nostro operato).

Posso rassicurare sul massimo impegno profuso da tutti i settori di competenza nel corso dell’anno, sul livello professionale delle forze poste in campo, sulla loro adeguatezza alle esigenze sottese all’espletamento dei fini istituzionali. Da più parti si è fatto spesso riferimento alla necessità di un incremento degli organici delle Forze di polizia nella nostra provincia, come nel resto del territorio nazionale, per più efficacemente contrastare le minacce della criminalità comune ed organizzata.

È un tema delicato, quasi centrale nelle valutazioni sull’efficienza dei dispositivi di sicurezza in campo, che vorrei toccare per brevi cenni in questo mio intervento. In primo luogo, vorrei ringraziare quei cittadini, per la verità non numerosi, che in questi otto mesi, da quando ho assunto la funzione di Questore della provincia di Latina, hanno lamentato, direttamente al sottoscritto o a miei collaboratori, lacune nella nostra attività, inefficienze, ritardi. Le legittime ed utili critiche, per le quali in questa sede voglio ribadire il ringraziamento verso coloro che le hanno rivolte, come nelle singole occasioni ho ritenuto di fare personalmente, per avermi consentito di conoscere e correggere alcune disfunzioni, fanno sempre riferimento alla scarsa presenza di mezzi e uomini in divisa sul territorio.

È indubitabile che una nostra maggiore visibilità sulle strade della provincia migliorerebbe l’effetto deterrenza che è una delle prime espressioni dell’attività di prevenzione. È altrettanto indubitabile che uno sbilanciamento in negativo tra le immissioni di personale rispetto all’aumento del ricorso al pensionamento cui, negli ultimi anni, in sintonia con l’intero comparto della pubblica amministrazione, siamo costretti ad assistere, molto difficilmente può comportare un implementazione degli organici.

Il mantenimento dell’efficienza dei dispositivi di sicurezza sul campo deve, pertanto, passare innanzitutto per una razionalizzazione delle risorse disponibili: interventi per economizzare i costi delle attività, per rimodulare i rapporti organici tra i diversi uffici, per eliminare settori scarsamente produttivi, per superare l’irrigidimento delle competenze e la suddivisione in compartimenti stagni delle diverse articolazioni, sono praticabili per superare le difficoltà del fattore numerico e rappresentano il primario obiettivo del mio impegno quotidiano. In sostanza, al dato quantitativo deve essere privilegiato l’aspetto qualitativo.

I risultati raggiunti sono il più immediato riscontro alla bontà di una gestione razionale ed efficiente. (La difficoltà di operare in tal senso mi sollecita una menzione grata all’azione di stimolo e di sostegno che le Organizzazioni sindacali della Polizia di Stato e degli impiegati civili del Ministero dell’Interno di questa provincia svolgono nell’interesse comune).

Altra condizione necessaria per elevare la efficienza del dispositivo di sicurezza è quello della compartecipazione alla tensione finalizzata alla sicurezza della collettività. Nella condivisione verso la critica che gli utenti costruttivamente muovono ai responsabili di tale importante servizio pubblico cui siamo preposti, non mi trovo però a sostenere quelle posizioni di distacco che intendono il servizio di sicurezza alla collettività come un’attività che gli organi preposti debbano assicurare in termini unilaterali ed esclusivi.

Quando si fa riferimento alla sicurezza partecipata non si fa altro che riconoscere un ruolo attivo nella gestione della sicurezza anche in capo al cittadino, sia nella sua singola compartecipazione (che passa per tanti gesti significativi di un convinto ruolo civico e solidale), come nelle espressioni che può manifestare attraverso i contesti associativi – di categoria, di volontariato, professionali, di impegno sociale – nel convincimento che la sicurezza è un bene comune da tutelare sempre e non da considerare solo quando lede un proprio personale interesse.

Mi vengono in mente alcune situazioni che ho avuto modo in questi mesi di valutare, sia nel corso di contatti e rapporti nell’esercizio delle mie funzioni di Questore, sia nell’ambito di iniziative sottoposte all’attenzione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, sede naturale e istituzionale per raccordare gli interessi e le azioni volti al miglioramento delle condizioni di sicurezza pubblica. (Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare il Prefetto della provincia di Latina per la sensibilità ed il qualificato impegno che pone nell’esercizio del suo alto ruolo istituzionale e per l’attenzione e la vicinanza alle Forze dell’ordine che lo collaborano in questo delicato compito di coordinamento).

I motivi dell’allarme, giustificato nelle contingenze negative, verso fatti delittuosi, soprattutto quelli violenti e predatori, o verso sentimenti di insicurezza diffusi, sono stati positivamente analizzati, al fine di individuarne corrette ed appropriate contromisure, nel corso di attenti approfondimenti con esercenti o operatori di settori specifici, come soprattutto con le associazioni di categoria di riferimento.

Analogamente, ritengo che una efficace tutela di soggetti, non solo imprenditori, vittime della piaga dell’usura, passi non soltanto per l’agevolazione delle condizioni economiche che spesso alimentano il ricorso ad approfittatori senza scrupoli, ma possa anche indirizzarsi  proficuamente verso una condivisione di quelle informazioni utili, anzi necessarie, all’attività investigativa, nella quale risiede il principale veicolo di contrasto a questa come ad altre gravi fenomenologie delittuose. (Su questo tema, mi appare doveroso, oltre che sentito, rivolgere un vivo ringraziamento agli organi giudiziari, sia inquirenti che giudicanti, per il notevole e difficile lavoro al fianco delle nostre strutture investigative, come nelle fasi successive per svilupparne gli esiti processuali).

Sarebbe qui ridondante segnalare ulteriori, diverse occasioni di compartecipazione civica alla tutela della sicurezza pubblica: iniziative ed atti che, senza essere superficialmente considerati e liquidati al pari della semplice delazione, rappresentano utili informazioni o segni di indirizzo per gli operatori della sicurezza, oltre che, in molte situazioni, un lodevole e necessario sostegno al proprio vicino, una  dimostrazione di solidarietà sociale che, ai nostri tempi, è sempre più auspicabile.

In tal ambito, a voler invece segnalare un diffuso atteggiamento positivo della collettività pontina, vorrei citare un dato statistico significativo: nel corso dell’anno preso in esame sono pervenute ai presidi 113 di Latina e di Formia circa 87.000 telefonate da parte di cittadini, oltre 7.000 al mese, quasi 250 al giorno. Ciò testimonia non solo la necessità di aiuto, ma soprattutto la disponibilità e la fiducia versola Poliziada parte del cittadino di questa provincia.

E sul tema della partecipazione ad una migliore e più ampia sicurezza per la collettvità vorrei inviare un segnale soprattutto ai giovani, vista anche la presenza tra gli invitati di rappresentanti di studenti, in quanto loro possono trovare la capacità di porre in essere atteggiamenti più concreti e costruttivi a favore della legalità, concetto oggetto negli ultimi anni di tanti incontri e conferenze nelle scuole, con l’intervento di magistrati e di operatori della Forze di polizia. In più occasioni mi sono recato personalmente in istituti scolastici e continuerò a farlo, per parlare con i giovani, per un nostro arricchimento visto che operiamo nella società anche tra di loro, e per favorire una corretta veicolazione degli ideali di giustizia, di solidarietà di legalità. Perché spesso noto nelle loro affermazioni sintesi giornalistiche, generalizzazioni, luoghi comuni su questi temi e sul reale pericolo delle mafie.

Oltre a spiegare loro la differenza tra mafia di origine, quella nata e radicata in specifiche regioni del sud dell’Italia, con un forte condizionamento e controllo del territorio, e mafia di destinazione, nei territori dove la criminalità si espande per infiltrasti nel tessuto socio economico al fine di investire i propri capitali illeciti, reimpiegandoli anche in attività imprenditoriali legali, in province, come la nostra, ritenute appetibili appunto per le ampie possibilità di investimento, mi soffermo sull’importanza di porre la massima attenzione agli atteggiamenti ed ai comportamenti “mafiosi”.

Ai giovani spetta un ruolo importante, in prospettiva futura, proprio nella individuazione e nel contrasto delle condotte violente, di prevaricazione, di mancanza di rispetto per l’altro, che pure al loro fianco si manifestano. Il bullismo, lo spaccio di droghe, il razzismo, il rifiuto del diverso e dell’emarginato sono fenomeni che minano già dalle più giovani generazioni lo spirito di solidarietà, il senso democratico e l’atteggiamento socialmente corretto e che proprio per questo sono assimilabili ai “comportamenti mafiosi”.

Il nostro lavoro proseguirà con rinnovato spirito e maggiore impegno nei mesi a seguire, accompagnando il contrasto alle manifestazioni della criminalità organizzata – che continuiamo a colpire sottraendole, con il sequestro di beni illecitamente conseguiti, la linfa per operare sui terreni della illegalità – con l’attenzione a quelle forme più diffuse di criminalità, ritenute erroneamente meno pericolose, che più direttamente e con maggiore offesa verso la vittima incidono a danno del cittadino, dell’impresa, delle attività economiche, non soltanto per conseguire necessari ed importanti risultati di rassicurazione della collettività, ma anche per tutelarla nella civile ed ordinata convivenza e per garantire un corretto andamento delle dinamiche produttive ed economiche, soprattutto negli attuali tempi di recessione.

Tutto ciò chela Poliziadi Stato positivamente ha realizzato e realizza per l’ordine e la sicurezza in questa provincia deve essere comunque ascritto alle donne e agli uomini che ho il privilegio di guidare ed ai quali, soprattutto oggi in occasione della Festa della Polizia, voglio rivolgere sentimenti di infinita gratitudine, da estendere alle loro famiglie che li affiancano e li sostengono nel difficile compito che svolgono quotidianamente.

Un ricordo, infine, alle nostre vittime, la cui memoria è sentita e dovuta, per aver sacrificato la loro vita per la difesa delle istituzioni, della collettività civile, della legalità.

  1. E le vittime degli abusi e delle violenze genovesi?

    I responsabili in divisa che anziche’ essere giustamente perseguitati dalla giustizia sono stati premiati?

    L’enorme compenso al capo della polizia di stato Manganelli (omen nomen) di oltre 620MILA euro l’anno,contro i poco piu’ di 100MILA del responsabile dell’FBI ?

    Iporisia come sempre , mescolatica alla retorica.

    Ormai si e’ nel pieno degrado,politica e istituzioni che spesso non sono nient’altro che lo strumento delle criminalita’ organizzate, come puo’ un qualunque signor nessuno ( il semplice cittadino) “collaborare” se poi viene dimenticato o peggio ignorato?

    COME SEMPRE PAROLE AL VENTO ..le stesse,sono sicuro, che sentiremo anche il prossimo anno!