DELITTO DEL CIRCEO, LA VERITÀ DI DONATELLA CERCATA PER UNA VITA

26/08/2009 di

«Ho vissuto la mia vita come se quell’incubo non fosse accaduto 30 anni fa, ma ieri. Come se quel massacro fosse successo qualche giorno fa». Questa una della delle ultime interviste di Donatella Colasanti, sopravvissuta al massacro del Circeo nel 1975 e morta di cancro il 30 dicembre del 2006, dopo 30 anni, come lei diceva spesso, passati a cercare la verità. «Fino all’ultimo giorno – spiegò il padre della Colasanti, Mario, dopo i funerali della figlia – Donatella ci ha detto che non credeva alla morte di Andrea Ghira non credeva che quel cadavere in quella tomba in Marocco fosse del suo massacratore. E noi abbiamo sempre rispettato le sue convinzioni e continueremo a farlo in sua memoria».

La sua rabbia mai spenta fu anche una richiesta di risarcimento danni che il legale della famiglia Colasanti presentò al Tribunale civile di Roma per un risarcimento danni di un milione di euro. Ma la sua «fissa», il chiodo che per trenta anni ha continuato a bucare l’anima di Donatella (che tenne segreta la sua malattia per anni) era, più che Gianni Guido, il suo ex amico pariolino Andrea Ghira, scappato in Marocco e arruolatosi nella legione straniera che la procura di Roma scoprì morto da 11 anni – quando riaprì l’indagine – e sepolto a Melilla. Donatella Colasanti qualche giorno prima del ricovero in ospedale si sarebbe dovuta presentare ai magistrati per una dichiarazione e anche per le tranche dell’indagine relative al favoreggiamento nei confronti di Ghira – fascicolo poi archiviato – nonchè per i risvolti penali legati all’asse ereditario del massacratore del Circeo.

 

«Andrea Ghira è vivo e sta a Roma, quelli sepolti a Melilla sono i resti di un suo parente, per questo il Dna è lo stesso». Ripeteva Donatella Colasanti come un mantra. «È una operazione che hanno studiato a tavolino quella del cimitero a Melilla – spiega Donatella con la sua enfasi – a chi indaga torno a ripetere: andate a controllare nelle tombe dei familiari di Ghira. Il risarcimento non c’entra. Non hanno pagato nulla e pagheranno tutto adesso, ma quello che voglio è la verità. Ribadisco, quello non è il corpo di Andrea Ghira, il fatto che ci sia identità tra il Dna del massacratore del Circeo e i resti non prova assolutamente nulla». Rabbia tanta rabbia per la «falsa morte di Ghira», per le coperture di cui avrebbero goduto i massacratori del Circeo, ma anche tanta serenità. «A conti fatti, sono felice. E come potrei non esserlo? – diceva Donatella. Sono una miracolata e ogni giorno devo ringraziare Dio per avermi salvato. Quelli come me hanno il dovere di essere felici».

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