La Janssen investe su Latina: 100 assunzioni e produzione raddoppiata

14/03/2012 di
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La Janssen scommette sul sito industriale di Latina dove saranno prodotti tutti i farmaci da banco. La notizia è diffusa dal Sole24Ore.

La Janssen-Cilag Italia (quartier generale a Cologno monzese, 563 milioni fatturati nel 2011 con 996 dipendenti, 13milioni investiti in ricerca e sviluppo) società del gruppo statunitense Johnsson&Johnsson scommette sull’Italia, sul sito produttivo di Borgo San Michele a Latina, uno dei sei stabilimenti di produzione farmaceutica del gruppo in Europa, insieme a quelli in Belgio, Francia, Svizzera e Irlanda.

Nel 2012 – scrive il Sole24Ore – saranno investiti sull’impianto pontino 15 milioni, parte dei complessivi 60 milioni stanziati dall’azienda per il quinquennio 2009-2014. Un impegno che ha significato circa 100 nuovi posti di lavoro e raddoppio della capacità produttiva entro la fine del 2012.

L’impianto di Latina produce e confeziona prodotti per la cura di patologie come l’Hiv, malattie oncologiche, l’epatite C, destinati per il 15% al mercato italiano e per l’85 % a quello estero (Usa, Ue, Australia e Giappone). Entro il 2012 la produzione passerà da 1 miliardo e mezzo di compresse a circa 3 miliardi per poi raggiungere il volume di 4,5 miliardi entro il 2014.

«Lanceremo nuovi prodotti Otc e antitumorali – spiega il direttore delle risorse umane Pietro Santoro – quello di Latina è un sito di eccellenza, innovativo, il nostro cavallo di battaglia che ci fa concorrere con paesi dell’Estremo Oriente in termini di competitività e di innovazione». L’organico dello stabilimento passerà dai 350 ai circa 450 dipendenti a regime nel 2012, con un incremento del 30% del personale. «Abbiamo fatto finora circa 100 assunzioni di profili qualificati come analisti e ingegneri, qui a Latina facciamo ricerca applicata, cioè industrializzazione di formule definite altrove» precisa Santoro.

  1. speriamo che regga…….! non sarà mica come la sigma-tau che per attirare investimenti prima assume e poi licenzia per poi delocalizzare la fabbrica altrove, specialmente dove la manodopera costa meno? chi vivrà vedrà… l’invito è rivolto a chi deve controllare, quelli del ministero dello sviluppo economico.

  2. Il rischio di delocalizzazione nei paesi dove la manodopera costa meno è difficilmente arginabile…anche se non è impossibile (es: costiamo di più? sì ma valiamo anche di più, quindi -> più formazione! Più infrastrutture fisiche: ferrovie; aeroporti; autostrade).
    Il vero problema è quando si chiede l’aiuto dei lavoratori e del sistema produttivo (la cassa integrazione la pagano salatamente loro non “lo Stato”), quando si hanno bei profitti e si vuole “fare altro”. Ad esempio: invece che l’industriale si decide di fare speculazione edilizia.
    Questo riguarda la qualità, di parte, della classe imprenditoriale di questo Paese.

  3. SE E’ COSI’ …FINALMENTE UNA BUONA NOTIZIA PER QUESTA CITTA’. Speriamo bene.