MAFIA A FONDI, 17 ARRESTI PER LE INFILTRAZIONI AL MOF

06/07/2009 di

Un sodalizio criminale gestito dai fratelli Venanzio e Carmelo Giovanni Tripodo, figli del boss della ‘Ndrangheta Domenico, ucciso a Poggioreale dal clan di Reggio, rivale e vincente, dei Di Stefano, che si era infiltrato a Fondi (Latina) per impadronirsi della gestione del mercato ortofrutticolo, uno dei più grandi d’Europa. A sgominarlo sono stati 200 tra agenti del centro operativo Dia di Roma e del comando provinciale di Latina.


Tramite un ex assessore, funzionari comunali e responsabili dei vigili urbani, il gruppo avrebbe ottenuto importanti incarichi e commesse. Diciassette le ordinanze di custodia cautelare (di cui cinque ai domiciliari) eseguite. Sono state sequestrate società, immobili e terreni per un valore di circa 10 milioni di euro. Gli ordini di custodia cautelare sono state emessi dal gip su richiesta del procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dei pubblici ministeri Diana De Martino e Francesco Curzio. Ad illustrare l’operazione sono stati oggi insieme con il procuratore aggiunto Capaldo i colonnelli Paolo La Forgia comandante del centro operativo Dia di Roma e Roberto Boccaccio comandante provinciale dei carabinieri di Latina.

GLI ARRESTI. Le misure di custodia cautelare in carcere riguardano Carmelo Giovanni Tripodo, il fratello Antonio Venanzio Tripodo, Aldo Trani, Giovanni Bracciale, Riccardo Izzi di Forza Italia e fino all’anno scorso assessore ai Lavori pubblici, Franco Peppe, Pasquale Peppe, Alessio Ferri, Antonio Schiappa, Igor Catalano, Vincenzo Biancho e Antonio D’Errigo. Per quanto riguarda i funzionari del Comune che sono tutti ai domiciliari sono Gianfranco Mario Renzi, dirigente dei lavori pubblici del Comune di Fondi, Tommasina Biondino, funzionario del settore Bilancio, il capo della polizia municipale Dario Leone, il suo vice Pietro Munno e l’imprenditore Massimo Di Fazio.

LE ACCUSE. Associazione per delinquere, associazione di stampo mafioso, abuso, corruzione, falso ed altri diversi reati sono stati ipotizzati – a vario titolo – dai magistrati che indagano. L’operazione si è conclusa al termine di due anni di attività investigativa che ha preso spunto da numerose denunce presentate da commercianti e operatori commerciali ai quali in sostanza veniva impedita ogni attività nell’ambito del mercato ortofrutticolo di Fondi finito sotto il dominio dei fratelli Tripodo ai quali si contesta di aver conquistato il terreno attraverso intimidazioni. E non solo, secondo gli investigatori l’infiltrazione è avvenuta nel mercato ma anche in altre attività commerciali come quello dei traslochi, delle pulizie e delle pompe funebri. Secondo le ipotesi investigative con queste attività la famiglia Tripodo avrebbe agito nel silenzio dei funzionari comunali. La complessa operazione ha portato, oltre a numerose perquisizioni anche al sequestro di beni immobiliari come terreni, immobili e società per un valore complessivo di quasi 10 mln di euro, sequestri autorizzati dal gip e che poi saranno oggetto di ulteriori indagini per stabilire se debbano essere sottoposte a confisca.

IL SOSTEGNO A IZZI. Avrebbero imposto i prezzi del mercato ortofrutticolo, deciso quali società potevano operare ed il loro nome era sufficiente per sgombrare il campo da qualsiasi opposizione da parte di commercianti e imprenditori. Non solo, con il loro aiuto, Riccardo Izzi sarebbe stato il primo degli eletti al comune di Fondi, dove fino al febbraio 2008 è stato assessore ai lavori pubblici. Sono alcune delle contestazioni ai fratelli Venanzio e Carmelo Giovanni Tripodo. A descrivere la tipologia dell’attività svolta dal sodalizio sono stati il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo, il capo del centro operativo Dia Paolo La Forgia ed il comandante provinciale dei carabinieri di Latina Roberto Boccaccio. Agli indagati il gip Cecilia Demma contesta, a seconda delle posizioni, i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, associazione per delinquere, corruzione, falso e abuso d’ufficio. A Fondi, secondo quanto accertato, sarebbero finiti, in seguito alla guerra tra cosche di Reggio Calabria, i proventi dell’attività di spaccio e di usura realizzati dal clan Tripodo. Il denaro sarebbe stato reinvestito in società che operavano nei settori del mercato ortofrutticolo, delle pulizie, delle onoranze funebri e dei traslochi. Con la compiacenza di funzionari comunali, dei vigili urbani e dello stesso Izzi, le società riconducibili ai Tripodo avrebbero ottenuto importanti commesse dietro il versamento di tangenti. 

LE ORIGINI. Nasce dal riesame di numerose denunce presentate soprattutto a cominciare dal 2007, ma anche in un periodo precedente l’operazione della Direzione investigativa antimafia che ha portato all’arresto di 17 persone e che ha avuto come obiettivo l’attività della ‘famiglià calabrese facente capo al boss Domenico Tripodo. Attività che dopo l’uccisione di quest’ultimo fu ereditata dai due figli Carmelo Giovanni e Antonio Venanzio, tuttavia costretti a trasferirsi altrove essendo perdenti nella lotta con la famiglia De Stefano. E la scelta è caduta su Latina e soprattutto su Fondi dove, secondo la ricostruzione degli investigatori, i Tripodo sono riusciti a conquistare l’attività del mercato ortofrutticolo che è uno dei più grandi d’Europa.


LE REAZIONI

Marrazzo. «Le indagini condotte dalla Dia di Roma e dai Carabinieri di Latina, e che hanno portato all’arresto di 17 persone, confermano una situazione di illegalità diffusa e di solidi intrecci tra malavita organizzata, settori strategici dell’economia fondana e di alcuni settori della vita pubblica. Il lavoro delle forze dell’ordine, alle quali voglio rivolgere le mie congratulazioni, sconfessa le parole di chi fino ad oggi ha continuato a negare la presenza della criminalità organizzata in questo territorio. A questo punto i cittadini di Fondi e del Lazio hanno ancora più diritto a chiedere al Consiglio dei ministri di allontanare ogni ombra su questa gravissima vicenda». Lo dichiara in una nota il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo.

Lumia. «Ancora una volta la politica non ha fatto la sua parte. Sul caso del comune di Fondi la politica prende atto dell’esistenza di una forte rete di illegalità, che coinvolge amministratori, funzionari e mafiosi». Lo dichiara il senatore del Partito Democratico Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia, commentando l’operazione Damasco, che stamani ha portato all’arresto di 17 persone e al sequestro di beni per un valore di svariati milioni di euro. «Una situazione gravissima – aggiunge – che avevamo sollevato più volte in Commissione antimafia e su cui il ministro dell’Interno aveva dato assicurazioni sull’imminente scioglimento dell’amministrazione comunale per infiltrazione mafiosa. I mesi sono passati e l’annuncio del ministro è rimasto tale». «Bisogna combattere l’illegalità – conclude Lumia – a partire dal sistema di collusioni politica-mafia-economia. Su questo è necessario fare scelte rigorose e concrete».

Fazzone. “Appare  strumentale e qualunquisticamente di parte la dichiarazione del senatore Giuseppe Lumia rilasciata poche ora fa all’Ansa. Il senatore del Pd, non conoscendo evidentemente bene i termini delle vicende legate rispettivamente all’Operazione Damasco e a quella sulle presunte illegalità presso il Comune di Fondi, contribuisce con la sua dichiarazione a confondere i fatti, che sono ben distinti e separati tra loro. Tutti noi, caro Lumia, combattiamo a qualsiasi livello e senza risparmio le illegalità e attendevamo il provvedimento di questa mattina già da tempo. Il nostro rammarico, oggi, è il ritardo con cui è giunto, perché ha fatto subire alla Città di Fondi, alle Istituzioni comunali e alle attività commerciali che insistono sul suo territorio danni enormi. Tutto questo per responsabilità riconducibili esclusivamente ad un ex assessore allontano da Forza Italia e alle sue storie di carattere personale. L’operazione posta in campo questa mattina dalle forze di polizia è la dimostrazione contraria invece verso chi riteneva e continua a ritenere che il Consiglio comunale debba essere sciolto e la classe politica perniciosamente compromessa in fatti e vicende dal sapore malavitoso.Per quanto concerne, invece, i dipendenti del Comune di Fondi coinvolti, saranno loro stessi a produrre le prove necessarie affinchè gli organi di giustizia li scagionino da ogni accusa, stesso discorso per gli operatori del mercato ortofrutticolo.Per il resto chi ha sbagliato è giusto che si assuma le sue responsabilità e paghi”. 

Pedica. «I 17 arresti di questa mattina a Fondi (Latina) confermano quanto abbiamo denunciato da mesi: la mafia siede come consigliere ad honorem nel Comune di Fondi. Sono usciti i nomi dei politici corrotti, e sono esattamente gli stessi che noi dell’Idv abbiamo avuto il coraggio di elencare pubblicamente in piazza a Fondi, nel silenzio delle istituzioni e fra le minacce, addirittura un proiettile, dei mafiosi. Se si conoscevano i nomi, grazie anche alla richiesta di scioglimento del Comune fatta dal Prefetto quasi un anno fa, perché il governo non ha agito?». Lo dichiara in una nota Stefano Pedica, senatore Idv. «Oggi ancora di più questo suo silenzio fa pensare che il legame mafia-istituzioni si collochi a livelli politici più in alto di Fondi, e che non si sia voluto nuocere al sindaco Parisella (Pdl), ora anche assessore provinciale – continua Pedica – Spero che non sia così e spero che la politica sciolga immediatamente l’amministrazione mafiosa, perché i cittadini si aspettano azioni non solo dalla magistratura, a cui va il mio plauso, ma anche dalle istituzioni. Ho paura però che fra G8 e problemi personali del premier questo ignominioso capitolo dovrà ancora attendere per essere in agenda del Consiglio dei Ministri. L’IdV, se necessario, farà un presidio permanente davanti a Palazzo Chigi».

Fontana. «I 17 arresti di personaggi affiliati o collusi con la ‘ndrangheta eseguiti oggi a Fondi confermano la gravi infiltrazioni mafiose che inquinano il sistema imprenditoriale e amministrativo del sud pontino». Lo dichiara in una nota Enrico Fontana, Capogruppo di Sinistra e libertà alla Regione Lazio. «Non si deve perdere altro tempo – dice Fontana – è necessario sciogliere il Consiglio comunale di Fondi per infiltrazioni mafiose. Indugiare ancora sarebbe incomprensibile, perché questa vicenda si è trascinata a lungo e non si può condannare una comunità a vivere nell’incertezza». «Va dedicata forte attenzione al mercato Mof, per contrastare le infiltrazioni criminali nel settore agricolo – conclude Fontana – Le istituzioni sono chiamate a difendere la legalità e creare un fronte comune per contrastare la mafia, che nel sud pontino come anche in altre aree del Lazio hanno stabilito ormai solide radici per i loro loschi traffici».

Laurelli. «La vasta operazione che da questa mattina sta interessando il Comune di Fondi conferma l’esistenza di una preoccupante e radicata situazione di illegalità nel territorio. Al silenzio e all’immobilismo della politica fa, per fortuna, da contraltare l’azione delle forze dell’ordine». Così in una nota Luisa Laurelli (Pd), presidente della commissione Sicurezza e lotta alle mafie della Regione Lazio. «L’ottimo lavoro del prefetto di Latina Bruno Frattasi, della Dia di Roma e del comando provinciale dei carabinieri di Latina – continua Laurelli – non può farci dimenticare che i cittadini chiedono risposte anche dalla politica. L’indagine in corso ha mostrato un intreccio di malaffare fra politici, mafiosi, impiegati comunali e operatori del Mof. Una situazione che crea un gravissimo danno ai cittadini di Fondi. Per questo torno a chiedere con assoluta urgenza lo scioglimento del comune, anche se il Governo da mesi preferisce non sentire e lasciare in vita un’amministrazione su cui pesano gravi sospetti di infiltrazioni mafiose».

D’Amato. «L’operazione della Dia ha messo in luce a Fondi un vero e proprio sodalizio criminale che coinvolge la ‘ndrangheta e uomini politici. È quindi necessario che venga sciolto da parte del Governo il Consiglio comunale di Fondi e che venga commissariato il Mercato ortofrutticolo. Ogni ritardo da parte del Consiglio dei Ministri sarebbe deleterio per lo Stato e per la legalità». Lo dice, in una nota, il consigliere regionale Alessio D’Amato (Pd).

Prc. «Gli arresti avvenuti oggi sono la conferma di una situazione in provincia di Latina molto più grave di quanto possa sembrare. Chiediamo quindi che venga immediatamente ridiscusso in Consiglio dei ministri il caso Fondi e che venga votato una volta per tutte lo scioglimento del Consiglio comunale per gravi infiltrazioni esterne. Inoltre, chiediamo l’avvio immediato della procedura di commissariamento dell’amministrazione del Mercato ortofrutticolo (Mof), da anni al centro di enormi interessi della malavita organizzata come accertato da numerose inchieste». Lo dichiarano in una nota congiunta il capogruppo del Prc alla Regione Ivano Peduzzi, la segretaria della Federazione del Prc Latina Alessandra Venditti, il responsabile regionale Consulta legalità di Rifondazione comunista Dario Gargiulo. «In questa vicenda non possiamo non sottolineare – aggiungono – la grave responsabilità politica del Governo, finora rimasto fermo nonostante la presenza sul territorio di organizzazioni criminali talmente radicate da condizionare in maniera sempre più sfacciata economia e amministrazioni pubbliche. Il Governo ha taciuto e ha finito col coprire chi, come diversi esponenti del centrodestra locale, ha sempre negato la presenza delle mafie nell’area pontina e il loro potere sulla cosa pubblica».

Legambiente. «Suscitano un fortissimo allarme gli arresti eseguiti oggi nel territorio di Fondi da parte delle forze dell’ordine, emerge chiaramente il ripugnante rapporto tra ‘Ndrangheta e pezzi importanti dell’amministrazione comunale, un patto che va spezzato isolando chi opera nell’illegalità e rafforzando le tutele intorno a quanti lavorano legalmente nel mercato ortofrutticolo» Lo hanno dichiarato, in una nota, Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio, e Luigi Di Biasio, presidente Legambiente Fondi. «Il grosso peso di tale sodalizio criminale all’interno e all’esterno delle contrattazioni commerciali nell’area mercato di Fondi – prosegue la nota – con la complicità di amministratori locali quali sono la dirigente del settore Finanze, quello dei Lavori Pubblici e il comandante ed il vice comandante della Polizia Municipale del Comune di Fondi, conferma quanto avevamo recentemente
denunciato nel nostro Rapporto Ecomafie 2009 circa l’esistenza di una cosiddetta “Quinta mafia”, legata anche alla gestione del Mof. Ora il Consiglio dei ministri non può più esimersi da una immediata pronuncia circa la richiesta della prefettura di Latina sullo scioglimento del Comune di Fondi per infiltrazioni mafiose, presentata ormai nove mesi fa. È tempo che le istituzioni facciano la loro parte, concludendo il meritorio lavoro condotto dalle forze dell’ordine, e restituendo finalmente certezze ai cittadini, alle imprese, alle istituzioni stesse».

Fichera. «L’operazione della Dia e dei Carabinieri di Latina in corso a Fondi conferma l’esistenza di un intreccio tra criminalità organizzata, operatori economici ed istituzioni locali che non ha precedenti nel Lazio». Lo dichiara in una nota l’Assessore alla Sicurezza della Regione Lazio, Daniele Fichera. «Dalle notizie finora disponibili sul ruolo e le attività degli arrestati, sembra configurarsi, infatti, un vero e proprio tentativo da parte delle organizzazioni criminali di assumere il controllo del territorio nel Comune del sud Pontino. Questa situazione – prosegue la nota di Fichera – era stata, peraltro, denunciata nel rapporto sulla criminalità organizzata redatto dall’Osservatorio della Regione Lazio presieduto dal professor Enzo Ciconte». «Anche la Prefettura di Latina – continua la nota – si era mossa proponendo lo scioglimento dell’amministrazione comunale di Fondi per infiltrazione mafiosa. Su tale proposta si era favorevolmente pronunciato lo stesso Ministro degli Interni che aveva comunicato di aver espresso la sua opinione favorevole già dal febbraio di questo anno».

Cicchetti. «Gli arresti, in carcere o domiciliari, operati in queste ore dalle forze dell’ordine, rafforzano l’ipotesi, più volte prospettata dallo scrivente, che all’interno del mercato ortofrutticolo di Fondi (Mof), possa esserci un centro propulsore di talune attività criminali che si vanno sviluppando, da qualche anno, nel basso Lazio». È quanto dichiara, in una nota, il consigliere regionale del Pdl, Antonio Cicchetti. «L’insistenza del centro sinistra nel tentativo di dirottare l’intera responsabilità del malaffare in quella zona sull’amministrazione del comune pontino, trova così la sua prima, autorevole, smentita. A parte alcuni burocrati»,
spiega Cicchetti, «per i quali vige il principio costituzionale della responsabilità personale, è stato infatti arrestato un solo politico, un ex assessore, allontanato, peraltro, dalla giunta comunale un anno e mezzo fa. Si presume non perché colpito da qualche malattia esantematica! Torna pertanto di attualità – aggiunge – la richiesta, più volte avanzata, che la Regione, socia al 29% del Mof, intervenga con una sorta di commissariamento data la straordinarietà della situazione. È preferibile, infatti, che al posto dell’attuale presidente, compagno Giuseppe La Rocca, sieda persona proveniente dai ranghi prefettizi o da quelli degli ufficiali superiori dei carabinieri o della Guardia di Finanza. Ciò, al fine di agevolare l’azione degli inquirenti e di spegnere tempestivamente ogni focolaio di illegalità che dovesse permanere o manifestarsi nuovamente in futuro».

Robilotta. «Dall’inchiesta sul comune di Fondi emerge chiaramente l’estraneità del sindaco Parisella e della sua amministrazione alle indagini in corso. Infatti, l’ex assessore coinvolto nelle indagini fu cacciato dalla giunta Pdl, ma difeso, invece, dalla sinistra pontina. Avevamo ragione, dunque, nel chiedere al governo di attendere l’esito dell’inchiesta prima di procedere al commissariamento. Purtroppo alla sinistra dà fastidio il grande successo elettorale del Pdl pontino e utilizza l’arma della strumentalizzazione giudiziaria per attaccare l’avversario, per loro sempre un nemico. All’amico Claudio Fazzone va tutta la mia solidarietà politica e personale per gli attacchi ricevuti da un centro-sinistra sempre più a corto di argomenti». Lo dichiara, in una nota, il capogruppo regionale dei Socialisti Riformisti Donato Robilotta.

Di Resta e Amici. «Questa seconda fase dell’operazione Damasco è la conferma che esiste una pista dell’illegalità che porta dritta a Fondi». È il commento della deputata pontina del Pd Maria Teresa Amici e del consigliere regionale Domenico Di Resta ai nuovi arresti disposti dalla Dda di Roma nel territorio di Fondi. Il fatto che, accanto a nomi noti della criminalità organizzata, compaiano tra gli arrestati anche dirigenti, funzionari comunali e imprenditori «è la prova – secondo i due esponenti del Pd – che il tessuto economico si è ammalato e che la struttura amministrativa comunale non ha saputo fare da scudo alle illegalità». Di Resta e la Amici sottolineano quindi la necessità che il Governo si pronunci, nel primo consiglio dei ministri utile, sulla richiesta di scioglimento anticipato del consiglio comunale di Fondi per infiltrazioni mafiose. Sul caso interviene anche il segretario provinciale del Pd Loreto Bevilacqua che lancia l’appello a «non abbassare la guardia sul problema delle infiltrazioni mafiose» e annuncia la convocazione, domani alle 18, di una direzione provinciale del Pd a Fondi. «Sarà l’occasione – spiega Bevilacqua – per sollecitare il ministro dell’Interno Maroni a prendere una decisione».

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    1. ..e se noi laziali cominciassimo a fare come la notte dei cristalli??!!
      …sarebbe ora!!

    2. mo si girano la frittata con iL RITARDO dell’operazione che ha fatto subire alla citt

    3. da http://www.ilmessaggero.it
      di MARCO CUSUMANO

      Mentre resta pendente la richiesta di scioglimento del Comune di Fondi per infiltrazioni criminali, il sindaco Luigi Parisella commenta il nuovo terremoto giudiziario mettendo le mani avanti:

    4. Il mercato ortofrutticolo di Fondi vuole tirarsi fuori da ogni accostamento alla criminalit