NAVE SEQUESTRATA, CRESCE LA PREOCCUPAZIONE PER GLI OSTAGGI

13/04/2009 di

Cresce la preoccupazione per la sorte dei sedici membri dell’equipaggio – dieci italiani – del Buccaneer, il rimorchiatore sequestrato l’altro ieri dai pirati al largo delle coste somale: il blitz della Navy Usa che ha portato ieri alla liberazione del capitano americano Richard Phillips (e alla morte di tre rapitori) ha acuito la tensione, con i bucanieri che hanno minacciato ritorsioni – soprattutto verso gli americani – e nuove scorribande, anche in acque lontane dalla Somalia. In queste ore è frenetica l’attività dei negoziatori, che stanno cercando canali di comunicazione con i sequestratori per evitare che la situazione precipiti.

La nave BuccaneerDa fonti di intelligence si apprende che la linea delle autorità italiane, a differenza dei blitz autorizzati da americani e francesi, è quella della trattativa ad oltranza; anche se per il momento – come confermato in serata dalla Micoperi di Ravenna, la società armatrice del Buccaneer – non sembra essere arrivata alcuna richiesta di riscatto. Al momento l’imbarcazione si troverebbe, alla fonda, di fronte alla costa somala, a circa 10 miglia dal villaggio di Lasqoray, che si affaccia sulle ormai pericolosissime acque del golfo di Aden.

I dieci connazionali, i cinque romeni e il croato che compongono l’equipaggio della nave per ora stanno bene, secondo le ultime informazioni disponibili raccolte. Così come in altre situazioni analoghe, la Farnesina ha annunciato il «massimo riserbo» sugli aspetti operativi dell’attività messa in campo dalle autorità al fine di «difendere l’incolumità » degli italiani sequestrati, che deve rimanere «la priorità assoluta». Il portavoce del ministero degli Esteri, Maurizio Massari, si è limitato a riferire che da sabato scorso, giorno del sequestro, è stata subito attivata una «stretta attività di coordinamento» tra la Farnesina e le altre «articolazioni» del governo. Operazioni che, ha assicurato, continueranno «in maniera ininterrotta» nelle prossime ore. Già ieri, infatti, il sequestro è stato al centro di una riunione interministeriale all’Unità di crisi della Farnesina con l’obiettivo di mettere a punto le attività di coordinamento. E domani, hanno fatto sapere fonti della Difesa, ai lavori dell’Unità di crisi parteciperà anche Silvio Bartolotti, il titolare della Micoperi. Operare ‘a fari spentì per favorire una positiva soluzione della vicenda non vuol dire comunque non cercare di tranquillizzare i familiari dei rapiti, che stanno vivendo ore di angoscia.

Tra gli altri, oggi è stata contattata da un funzionario del ministero degli Esteri anche la signora Flora De Feudis, che dalla sua casa di Itri aspetta notizie sul marito Mario Albano, primo ufficiale di coperta del Buccaneer iscritto alla Capitaneria di Porto di Gaeta (Latina). Le è stato confermato che «le condizioni degli ostaggi sono buone». Ma dai familiari trapela la «forte preoccupazione» che la situazione possa degenerare dopo il blitz della marina militare americana.

Albano è primo ufficiale di coperta iscritto alla capitaneria di porto di Gaeta, vive a Itri con la moglie e due figli (un ragazzo di 19 anni ed una ragazza di 31 anni) ma è originario di Gaeta dove vive la famiglia e dove la sorella Nadia gestisce un bar, il «Caffè Nadine» in piazza Tonti. La moglie, Flora De Feudis, è in costante contatto con la Farnesina. L’ufficiale avrebbe dovuto inizialmente trascorrere la Pasqua in famiglia, ma poi per necessità legate al suo servizio era dovuto partire.

«Sono molto preoccupata, spero che questo incubo si concluda al più presto», dice Giovanna Giacalone, moglie di Pasquale Mulone, marinaio di Mazara del Vallo. Mulone era al suo primo viaggio di lavoro lontano da casa. In precedenza si era imbarcato sempre su pescherecci mazaresi, ma la crisi economica gli ha imposto scelte lavorative diverse. E lo ha portato lontano, fino a quelle acque infestate dai pirati.