AGENTE MORTO A MAZZOCCHIO, LA PISTA DEL DEBITO

05/03/2009 di

di MARCO CUSUMANO *

C’è una pista precisa sulla quale indagano i carabinieri per fare chiarezza sulla morte di Danilo Ciccarino, l’agente di polizia penitenziaria di 28 anni trovato carbonizzato nella sua auto in località Mazzocchio. Si tratta di un debito che sarebbe stato contratto da una persona vicina alla famiglia del ragazzo. Per adesso è solo un’ipotesi sulla quale sono in corso accertamenti specifici. E’ possibile che l’agente si sia interessato personalmente della questione, rimanendo coinvolto in una vicenda di denaro in prestito. Un debito da saldare, una bega che potrebbe aver causato problemi alla famiglia del ragazzo tanto da spingere Danilo ad interessarsi della questione, magari tentando di trovare una soluzione durante il periodo di permanenza a Sonnino, prima di tornare a Torino dove lavorava nel carcere delle Vallette. Su questo punto, senza però escludere altri filoni, si concentrano le indagini dei carabinieri coordinati dal sostituto procuratore Gregorio Capasso che ha aperto un’indagine per omicidio.

Un’inchiesta complessa e delicata che si sta articolando anche sulle testimonianze delle persone che conoscevano Danilo e che potrebbero sapere qualcosa su ciò che lo tormentava, a livello personale o magari a livello familiare. Ancora non è possibile stabilire se Danilo si è suicidato o se è stato ucciso. Chiaramente le indagini sul debito familiare sarebbero più facilmente collegabili ad un’ipotesi di omicidio, ma per adesso ogni possibilità resta aperta. Probabilmente gli investigatori hanno intenzione di effettuare delle verifiche sulle telefonate effettuate e ricevute da Danilo prima della misteriosa morte nella Citroen C2 completamente carbonizzata.

L’autopsia sul corpo del ragazzo non ha purtroppo fornito molte risposte, viste le condizioni del cadavere. Il corpo del giovane è rimasto avvolto nelle fiamme per troppo tempo, probabilmente oltre un’ora, tanto da provocare danni gravissimi che hanno impedito, ad esempio, di verificare se nei polmoni ci fossero tracce del fumo provocato dall’incendio dell’auto. Gli investigatori dovranno attendere l’esito degli esami tossicologici che saranno effettuati sul sangue e sui tessuti del giovane. Le verifiche serviranno a stabilire se Ciccarino ha respirato il fumo prima di morire con un colpo di pistola esploso in bocca, oppure se l’incendio dell’auto è successivo alla morte. In quest’ultimo caso l’ipotesi dell’omicidio sarebbe più probabile e l’incendio apparirebbe come un tentativo dell’assassino di cancellare le tracce o fuorviare le indagini.

Danilo Ciccarino, originario di Varese e in servizio al carcere delle Vallette di Torino, è morto a causa di un colpo di pistola semiautomatica del tipo Beretta calibro 9 x 21 sparato in bocca. Il cadavere, completamente carbonizzato, è stato trovato nella carcassa della sua Citroen C2 parcheggiata in una stradina isolata nella zona industriale di Mazzocchio, a pochi chilometri dalla frazione di Frasso dove abita la famiglia del giovane. Se si trattasse di un suicidio, l’agente potrebbe aver dato fuoco alla macchina e poi sarebbe entrato dentro per spararsi in bocca. Se fosse un omicidio, l’incendio sarebbe successivo alla morte dell’agente, appiccato dall’assassino con l’obiettivo di eliminare le tracce e ostacolare l’indagine. (* Il Messaggero 05-03-2009)