TRIBUNALE IN CRISI, UN PROCESSO DURA DIECI ANNI

23/12/2008 di

di MARCO CUSUMANO * 

La giustizia dovrebbe essere «uguale per tutti» non solo per come si applicano le leggi ma anche per quando si applicano. Eppure non è così. Chi attende giustizia deve sperare di “capitare” in un Tribunale efficiente che garantisca tempi quantomeno decenti. Di certo ciò non accade al Tribunale di Latina.


Dopo il grido d’allarme lanciato dai giudici attraverso l’autorevole intervento del gup Nicola Iansiti, dopo la dura denuncia del sindaco Vicenzo Zaccheo, ora parlano anche gli avvocati. E lo fanno con numeri che, una volta tanto, lasciano poco spazio ai commenti personali. Un processo civile, a Latina, dura in media tra i 7 e i 10 anni, ma si può andare anche oltre. Per disporre un decreto ingiuntivo ci vogliono circa tre mesi, contro i tre giorni di Roma ma anche di molti altri Tribunali più piccoli. Per fissare un’udienza di separazione spesso si aspettano quattro mesi o più. Solo esempi, per nulla estremi, che descrivono una situazione al limite del collasso.

«Ormai le parole per descrivere i disagi del Tribunale – spiega il presidente dell’Ordine degli avvocati Giovanni Malinconico – sembrano svuotate di significato, noi stessi non sappiamo più quali parole usare per farci capire. La Giustizia pontina è davvero al limite della paralisi, così non si può più andare avanti. Lo hanno spiegato bene i magistrati, ora lo ribadiamo noi invocando un intervento rapido per arginare questa grave crisi». Mancano i giudici, manca il personale amministrativo, mancano i mezzi, gli spazi, il materiale, qualche volta anche le competenze. Ma guai a chi prova, in maniera superficiale, ad archiviare il caso come la “solita lamentela” aggiungendo magari che «tutti i Tribunali si trovano nelle stesse condizioni». «Non è assolutamente vero – spiega Malinconico – Per capirlo basta guardare i numeri dei Tribunali vicini: a Rieti le pendenze per ogni giudice sono 477, a Frosinone 850, a Cassino 723, a Roma 485. A Latina, invece, sono addirittura 1.219. Ciò significa che siamo ormai vicini alla paralisi delle attività». Cosa fare? «Abbiamo inviato una lettera a tutti i vertici istituzionali e ai rappresentanti pontini in Parlamento. Il 20 gennaio si terrà un’assemblea straordinaria con un unico punto all’ordine del giorno: la situazione di emergenza del Tribunale. Quel giorno, martedì, non è stato scelto a caso. E’ un giorno denso di udienze sia civili che penali. Una scelta voluta e consapevole per far capire che l’avvocatura non è più disposta a svolgere, o a tentare di svolgere, il proprio ruolo nell’attuale stato di cose». Forse quel giorno gli avvocati decideranno forme di protesta eclatanti come l’astensione o una manifestazione a Roma. L’ultima volta, solo in questo modo ottennero il trasferimento di tre giudici a Latina.

In un Paese dove viene ascoltato solo chi urla di più, chi blocca le strade o organizza scioperi selvaggi, qualcuno spinge per una protesta più aggressiva. Ma la Giustizia ha un valore che va oltre quello, di certo rispettabile, di un’azienda costretta a chiudere. Qualcuno se ne accorgerà prima che il Tribunale sia costretto davvero a chiudere come un’azienda in crisi? (* Il Messaggero, 23-12-2008)