ELEZIONI PROVINCIALI, DI RESTA: “LARGO AI GIOVANI NEL PD”

26/11/2008 di

di DOMENICO DI RESTA * 

Siamo ormai a pochi mesi dalle elezioni provinciali della prossima primavera e mi pare che l’azione del P.D. non sia ancora adeguata alle necessità e all’altezza della sfida che abbiamo di fronte.


Le sollecitazioni che da varie parti interne ed esterne sono giunte al P.D. per accelerare le decisioni e l’iniziativa mi paiono sostanzialmente rimaste inascoltate con il rischio di cadute di tensione e di crescenti disimpegni.

La mia preoccupazione è che il dibattito si stia avvitando in un confronto sterile, che non solo non coinvolge gli aderenti al P.D. ma neppure i gruppi dirigenti larghi, che procede per forza d’inerzia in attesa di decisioni da assumere da parte di pochi e ristretti “caminetti” o peggio delegate a accordi siglati ad altri livelli che sviliscono il lavoro e non sono il frutto di decisioni politiche del territorio.

In questo quadro il rischio è che nel frattempo tutto si riduca ad un confronto stanco e ripetitivo tra ipotesi di candidatura, che in assenza della politica si consumino divisioni immotivate e incomprensibili.

Né ha molto senso dividersi astrattamente sulla politica delle alleanze, tra chi sarebbe aperto e quindi disponibile ad un’alleanza con l’UDC e chi invece si attarderebbe a guardare nostalgicamente verso le forze tradizionali del centro sinistra.

Impostare in questo modo le questioni mi sembra negare le stesse ragioni fondative del Partito Democratico. Non mi sfugge l’importanza di una politica delle alleanze. Non sono certo io a sottovalutare la necessità di aprire un confronto politico con l’UDC, di incalzarlo sul piano politico e programmatico, di sollecitarlo ad una maggiore autonomia in coerenza con la linea politica nazionale in una provincia in cui sembra invece essere totalmente assorbito in una logica di alleanza tradizionale di centro destra.

Semmai ritengo che l’errore sia quello di coltivare questo rapporto solo in una logica di accordo di potere che produce risultati deludenti e finisce per indebolire la stessa prospettiva di confronto politico strategico.

Né sottovaluto la necessità di sviluppare un’iniziativa politica e programmatica verso le forze collocate alla nostra sinistra per conquistare almeno una parte di esse all’idea di costruire un nuovo centro sinistra di progetto e di governo che non riproduca i limiti e gli errori del passato.

L’obiettivo è sicuramente quindi quello di allargare il campo, ma ciò non avviene con una inutile discussione tra di noi se guardare a destra o a sinistra, discussione alla quale spesso non corrisponde alcuna iniziativa politica né in un senso né nell’altro.

Il problema è quello di accrescere la nostra capacità di attrazione mettendo in campo un progetto riformista e riformatore per la nostra provincia, di dare forza propositiva alla nostra iniziativa e di rilanciare la capacità di dialogare con l’intera società pontina.

Un progetto riformista intorno al quale cercare il massimo dei consensi possibili; un’iniziativa politica che non guardi solo alla nomenclatura ma solleciti pezzi di società, di ceti moderati e di classi dirigenti a scendere in campo anche a partire da un autonomo progetto politico per costruire un’alternativa a un centro destra che, pur continuando ad avere una grande forza elettorale, appare sempre meno in grado di dare una risposta alla crisi e alle domande che provengono dalla società pontina.

Temi di un confronto non mancano: da quello della legalità e della lotta alle infiltrazioni malavitose alla gestione dei sevizi agli assetti istituzionali alle politiche innovative di sviluppo da mettere in campo per dare una risposta alla pesante crisi economica che si sta abbattendo sulla provincia.

L’esigenza è di uscire da un dibattito interno e di avviare una larga e diffusa campagna di ascolto, confronto e di iniziativa politica, di promuovere forme larghe di coinvolgimento di competenze e di partecipazione popolare.

Nel contempo credo che si tratti di accelerare senza indugi il lavoro per la scelta del candidato Presidente.

Nei mesi scorsi sono state messe in campo varie ipotesi, a cominciare da alcune candidature “istituzionali” quali quelle del segretario provinciale e del capogruppo del P.D. alla Provincia.

Mi sembrano candidature degne della massima attenzione. Personalmente ritengo che, fermo restando l’impegno fondamentale che tutti i dirigenti del P.D. dovranno manifestare, la prossima scadenza elettorale rappresenti l’opportunità di mettere in campo per la candidatura di Presidente forze nuove per età o esperienza politica, che non siano frutto di cooptazioni burocratiche ma che si siano già affermate nell’iniziativa politica o amministrativa.

Penso ai giovani dirigenti politici che dirigono le organizzazioni comunali più importanti del nostro Partito a Latina e in provincia o in particolare ad alcuni Sindaci, da Antonio Raimondi a Andrea Campoli a Tommaso Conti, che ben potrebbero rappresentare una nuova generazione politica capace di sfidare il centro destra in modo credibile e innovativo.

Credo non sia il momento di tatticismi, ma di coraggio e innovazione politica. Cerchiamo con l’impegno di tutti di costruire le condizioni per una svolta nel governo della Provincia.

 

* Consigliere regionale PD