UN DOCENTE DI BOSTON PER RISANARE LE PALUDI PONTINE

03/11/2008 di

«Cerchiamo di inventare un ecosistema nel bel mezzo di un ambiente a suo tempo del tutto progettato, e ora inquinato». È la dichiarazione al New York Times, riportata da La Repubblica, di Alan Berger, professore di ‘landscape architecturè (architettura paesaggistica) al Massachusetts Institute of Technology di Boston, recentemente incaricato dalla Provincia di Latina di mettere a punto un piano ecologico sulle Paludi Pontine, nella zona di Terracina, una delle aree più inquinate del Lazio.

Il professore, specializzato proprio nella creazione di nuovi ecosistemi in aree di grave degrado, ha chiesto innanzitutto all’amministrazione di Terracina, di acquisire una superficie di circa 200 ettari di valle in posizione strategica, entro la quale si convogliano la maggior parte delle acque inquinate. Nella zona, lo studioso intende creare una zona umida che possa funzionare da impianto di decontaminazione naturale prima che l’acqua fluisca in mare e verso le aree abitate. Sarebbero inoltre necessarie, secondo Berger, anche migliori norme di regolamentazione per contenere lo scarico di inquinanti nei canali, dopo che, con un’attenta composizione delle giuste essenze, movimenti di terra, pietre, canali di drenaggio, si potrà lentamente filtrare l’acqua durante il suo corso. La superficie stessa fungerà infine, attraverso la coltivazione di nuove specie, da paesaggio artificiale in grado di autosostentarsi.

«In realtà – spiega il professore – qui l’ambiente è già del tutto costruito artificialmente: e in modo riuscito almeno dal punto di vista economico. Duemila anni di ‘governo delle acquè hanno trasformato le Paludi Pontine, un tempo infestate dalla malaria, in una regione fra le più ricche d’Italia». «La ricchezza dell’area di Latina – continua lo studioso – si costruisce sulla bonifica della palude, mantenuta abitabile da sei idrovore rumorose come aeroplani inaugurate nel 1934 da Mussolini. Ogni giorno risucchiano decine di milioni di litri d’acqua, fino a oltre 40mila litri al secondo dal suolo fradicio, convogliandola verso un elaborato sistema di canali di cemento che la riversano poi in mare». 

Berger è stato – si legge nell’articolo – all’accademia americana di Roma per un anno di studi nel 2007, dedicati proprio alla vicenda delle Paludi Pontine; e soltanto dopo aver raccolto una grande quantità di materiali (foto aeree, informazioni su acque e suoli, documentazioni dettagliate sul sistema di drenaggio e dei flussi delle acque e degli inquinanti), ha avuto la chiara percezione di quanto sia degradata l’area. Sulla base delle rilevazioni, risulta che l’acqua entra pura nelle pianure di Latina dai corsi d’acqua montani nella zona di Ninfa, diventando sempre più inquinata man mano che si avvicina al mare, raccogliendo i deflussi da una serie di fabbriche, colture e insediamenti residenziali. «Per quanto riguarda il fosforo siamo su presenze da scarico fognario non depurato, e per i nitrati a quelle delle deiezioni liquide dei suini: è come stare immediatamente a valle di un allevamento di maiali», commenta il ricercatore del Mit. Sono infatti presenti lungo i canali industrie farmaceutiche e grossi impianti agricoli. Gli amministratori locali, impressionati dai risultati delle ricerche, hanno proposto a Alan Berger una collaborazione continuativa, anche ora che lo studioso ha fatto ritorno negli Stati Uniti.

«Ha studiato l’area da un punto di vista totalmente diverso dal nostro», ha dichiarato Carlo Perotto, responsabile della pianificazione per la Provincia di Latina, che ha aggiunto: «Avevamo piani diversi per acque, industria e agricoltura. Ci ha aperto nuove prospettive». La speranza è che non si debbano più usare dei pali per spingere manualmente lontano la spazzatura, prima di ritirare le reti da pesca sulle sponde del canale ricoperte di canne, come denunciano i pescatori della zona.

  1. quella affermazione, fa supporre che nessun architetto o ingnere, o studioso delle acque italiano, sia stato capace di offrire una soluzione idonea per le ‘neo Paludi Pontine’. Tragica conclusione a cui sono giunto o incapacit