Latina non è per i disabili, vi racconto la mia serata

10/05/2011 di
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Gentile direttore,

mi chiamo Francesca Esposito e faccio parte del gruppo utenti assistenza domiciliare. Mercoledì 4 di questo mese, mi sono recata al teatro di latina per assistere allo spettacolo di Vincenzo Salemme. Pensavo come tutti i presenti, di trascorrere due ore in allegria e ridere delle battute dell’attore ma evidentemente, per chi si muove in carrozzina perché disabile non può essere così semplice.

Dopo non poche peripezie per parcheggiare la mia macchina, visto che in zona c’è un solo parcheggio per disabili puntualmente occupato da macchine senza nessun contrassegno, sono riuscita a entrare e raggiungere il mio posto. Il posto assegnatomi era nella fila 13 con la poltrona 25 per l’accompagnatore.

Ebbene questo posto, riservato alla carrozzina è talmente stretto da non permettermi di girarmi verso il palco, costringendomi in una innaturale e scomoda posizione laterale, che avrebbe disturbato la visione dello spettacolo a chiunque, anche lo spettatore più in forma.

Non essendo nuova a queste elementari mancanze di civiltà del teatro di Latina, sono uscita subito nel foyeur per parlare con qualche responsabile e cercare una soluzione. Mentre nel frattempo lo spettacolo stava iniziando cominciava la grande attesa. Dopo quasi un quarto d’ora finalmente viene il sig. Bonanno il quale si giustifica dicendo che non sa cosa fare e che il teatro non l’ha costruito lui, quasi infastidito da una richiesta così elementare. Rientriamo dentro da lui accompagnati e l’unica cosa che mi viene brillantemente proposta è quella di spostarmi vicino a una colonna dove la vista del palco è parzialmente coperta dalla colonna successiva.

Nel frattempo arriva un’altra persona in carrozzina a cui era stato venduto il biglietto per lo stesso posto e che come me non sapeva cosa fare. E’ difficile, e probabilmente inutile, raccontare il disagio provato e la vergogna provati in quei momenti in cui tutto quel vociare disturbava i presenti che, giustamente, volevano solo godersi lo spettacolo.

Siamo quindi riusciti fuori e dopo vari interventi di persone in preda ad un penoso scaricabarile soltanto il custode è riuscito in qualche modo a risolvere la situazione facendomi uscire all’esterno per farmi poi rientrare da una porta laterale e posizionarmi accanto alle prime file dove c’èra tutto lo spazio necessario.

La soluzione esisteva ed era così semplice, non era necessario un esperto di urbanistica per capirlo. Perché non viene destinato direttamente quel posto, o altri simili, per le carrozzine? Quali sono i motivi che non permettono, come in altri teatri italiani ben più piccoli o meno prestigiosi, di trovare situazioni comode e confortevoli per i disabili? Perché lo spettatore disabile viene percepito come un problema e non, come in fondo è, un normale spettatore pagante? perchè una serata di svago deve trasformasi in una situazione così umiliante per chi ogni giorno deve già confrontarsi con le difficoltà che la vita ci riserva?

Sono domande le cui risposte affogano da anni in un sentimento fatto di rabbia e impotenza. Io amo quella che ormai considero la mia città: ma Latina è di fatto palesemente invivibile per i disabili e chi si muove in carrozzina.

I marciapiedi sono dissestati e, dove sono stati fatti rari lavori, i raccordi con la strada non sono a norma. Solamente chi è costretto a spostarsi con difficoltà fisiche può rendersi conto di come anche solo qualche centimetro possa rappresentare la differenza tra il passare o il cambiare strada, tra l’arrivare o l’arrendersi di fronte a quello che diventa un insuperabile ostacolo.

I parcheggi per disabili, dagli spazi privati a quelli squisistamente pubblici, non solo vengono creati in posizioni e modi che non tengono assolutamente conto delle reali esigenze di mobilità di un disabile, ma vengono sistematicamente occupati da persone incivili o munite di contrassegni falsi, senza nessuna forma di controllo delle autorità.

In un luogo pubblico di comune intrattenimento come il cinema devo sentirmi rispondere che la sala dove si trasmette il film che desidero vedere non è accessibile e quindi, in modo maleducato oltretutto, mi si chiede perchè non ne scelga un’altro: cosa rispondere ad un gestore così, portatore sano di ignoranza?

Nella stragrande maggioranza dei ristoranti o dei bar di tutta la città, v’è la pressochè totale assenza di servizi igienici per i disabili, che non sono soltanto un vezzo in mano alle volontà di un architetto creativo e sensibile, sono semplicemente obbligatori per legge. I gestori, opportunamente redarguidi, sembrano sempre non sapere quali sono i loro obblighi, e, peggio ancora, non sembrano assolutamente capire come la negazione di un servizio così elementare possa essere forte causa di frustazione e umiliazione per chiunque ne sia privato.

Il lungomare di latina, con la sua totale assenza di aree attrezzate e accessibili, poi è un ottimo esempio di miopia istituzionale, dove non si riesce a capire che rendere fruibili ambienti ANCHE alle persone disabili è una risorsa, con un positivissimo effetto volano sull’intero indotto economico. Qualcosa ne sanno i gestori di luoghi pubblici di spiagge laziali attrezzate per l’accoglienza ai diversamente abili, gli esempi sono numerosi e lampanti, basterebbe un piccolo sforzo di volontà e di impegno per guadagnarci tutti.

Quanto tempo dovrà passare ancora perché le istituzioni di questa città supposta civile capiscano che creare un ambiente vivibile per i cittadini disabili, non più costretti trascorrere giornate nella sicura penombra delle loro case, non è solamente una spesa, una perdita di tempo, o il mero mantenimento di blande promesse elettorali, bensì un obbligo ben preciso e regolamentato che inoltre crea effetti benefici su tutta la comunità? Ancora domande e domande.

Il grande Gandhi diceva che la forza non viene dal vigore fisico ma da una volontà indomabile, io continuerò finchè avrò forza a denunciare queste situazioni che vanno ben oltre l’illegalità, ma fanno affiorare un’ inciviltà strisciante. Non chiediamo pietà, noi disabili, non chiediamo altro che vengano rispettati i nostri diritti di cittadini con pari dignità.

Come è possibile che una persona abituata a vincere quotidinamente le sfide che la sua stessa condizione gli presenta, debba essere poi sconfitta da una barriera che purtroppo va ben oltre l’elemento architettonico?

Francesca Esposito

  1. Città supposta civile…ahahahah….è tutto meno che civile questa città FRANCESCA…..Siamo tutti dalla tua parte(noi persone civili)
    Saluti Francesco

  2. Quoto Francesco!
    Dai Francesca siamo tutti con te! crea un gruppo su facebook per combattere queste situazioni non piacevoli!!!

  3. Purtroppo queste situazioni le capisce soltanto chi ha un familiare disabile.
    In tutta questa campagna elettorale non ho sentito nessun canditato che, almeno a parole, si prende a cuore il problema.
    I candidati sindaci, per una giornata intera, senza fare le solite ciacchere, dovrebbero girare per la città spingendo una carrozzina.Avrebbero modo di contastare quali enormi difficoltà incontrerebbero.Scivoli che non ci sono, oppure occupati dalle auto, marciapiedi inpercorribili per i secchioni ed i pali della illuminazione e della pubblicità, per finire ai contrassegni delle auto. Uffici inacessibili.
    In un matrimonio civile, presso il comune, un giorno ha visto 5 Suv parcheggiati, tutti con il contrassegno in bella mostra.Grossa auto,piccolo cervello.
    Tutti gli aspiranti sindaci parlano di sicurezza, ma i vigili dove sono? Dicono che la pianta organica è carente, per l’esterno, soprabbondante per gli uffici.
    I disabili e i loro familari sono gente silenziosa, che non strilla che non urla ed i cosidetti politicanti, sensibili a chiacchere, se ne approffitano.
    Tutta la mia soliderarietà a Francesca.

  4. più volte passeggiando per la città mi sono chiesta come fa un disabile a vivere in questa città e risposte sensate non ne ho trovate.
    Occupare i parcheggi per i disabilili è oramai una pratica comunissima : per le strade, nei parcheggi dei supermercati… quel giallo delle strisce per certa gente è decorativo…non ha alcun significato.
    A Francesca la mia massima solidarietà e l’impegno da parte mia a chiamare i vigili ogni volta che qualche imbecille parcheggia nel posto a te riservato!

  5. Intanto Giovanni Di Giorgi non si è presentato ad un incontro pubblico con l’associazione “Handiamo”, eppure lui che è stato Assessore alle politiche sociali per anni, avrebbe potuto rispondere di questi disastri.

    Latina non può avere un sindaco così, gli altri 12 candidati sono cmq migliori.

  6. Francesca ha pienamente ragione a scrivere le sue rimostranze e dovremmo tutti fare qualcosa a favore di queste persone che già affrontano le proprie difficoltà.. unire pensieri e azioni per sollecitare e destare le coscienze di che amministra una città che deve crescere anche a favore dei diversamente abili.. le barriere architettoniche sono barriere invalicabili anche per gli anziani e i bambini..ma le barriere mentali e l’ignoranza sono le più difficili da superare.. forza Francesca non mollare mai!!!

  7. ma che diavolo ho detto di male per prendermi tutti quei voti negativi? boh

  8. Il caso di Francesca è emblematico e riassume un insieme di difficoltà che noi disabili, seppur nella diversità delle situazioni cliniche, incontriamo quotidianamente. Per questo ci siamo formati come gruppo e per questo saremo sempre presenti per discutere, denunciare ma anche proporre soluzioni utili a chi guiderà le politiche sociali in questa città. Siamo una realtà che, con Francesca ed altri utenti, si sta organizzando perchè vuole essere un soggetto politico attivo con cui chiunque dovrà saper relazionarsi. Ricordiamo a tutti che siamo una risorsa e non un problema.

    Alberto Cardosi Gruppo Utenti Area Disabilità Latina.