LEGAMBIENTE, “ESERCITAZIONE” DI GOLETTA VERDE A FORMIA

12/07/2008 di

Goletta Verde, la campagna di Legambiente per il monitoraggio e l’informazione sullo stato di salute del mare, è
sbarcata questa mattina sulle spiagge di Formia dove ha simulato un intervento di ‘Marine pollution’, ossia di emergenza per inquinamento di acqua e coste da idrocarburi dovuto a incidenti ambientali in mare.


All’esercitazione hanno preso parte attiva 50 volontari del servizio civile dotati di maschere antigas, tute in tessuto antistatico, ignifughe e antiacido, tuta usa e getta in Tyvek, guanti e stivali, che hanno messo in pratica una prova di intervento di bonifica della costa imbrattata da idrocarburi, organizzando l’area interessata secondo gli standard normalmente adottati dai vigili del fuoco in fatto di sicurezza e funzionalità. La simulazione odierna è stata l’esercitazione con cui si è chiuso il primo corso di
formazione per operatori specializzati nella salvaguardia delle coste interessate da inquinamento da idrocarburi tenutosi in Italia e realizzato da Legambiente Lazio insieme al Dipartimento di Protezione Civile regionale. «Questo corso rappresenta una
specializzazione unica in Italia – ha spiegato la direttrice di Legambiente Lazio, Cristiana Avenali – di cui siamo davvero orgogliosi». Con i suoi circa 7500 chilometri di coste, infatti, l’Italia non può certo illudersi di essere esente dal pericolo
dell’inquinamento marino.

«L’affondamento della super petroliera Haven – ha proseguito Avenali – con lo sversamento di decine di migliaia di tonnellate di idrocarburi nel mare, la Erika o la Prestige evidenziano come ci siano in circolazione ancora troppe carrette del mare che
possono provocare effetti spaventosi sull’ambiente, da cui il Lazio non è certo esente. Per i porti della nostra regione, anzi, passano ogni anno oltre 12 milioni di tonnellate fra prodotti petroliferi, derivati e gas. Prendendo in considerazione solo Gaeta, si calcola che per il suo porto passino oltre 120 navi l’anno, che trasportano la bellezza di 1.758.409 tonnellate di petrolio. Un
carico esplosivo che rappresenta un rischio da monitorare e controllare. Come se non bastasse sempre di qui passano e vengono movimentate ogni anno anche centinaia di migliaia di tonnellate di minerali, pet coke e prodotti metallici, senza alcuna
precauzione per le polveri che generano».

Scelte come location della prova, Formia e il golfo di Gaeta, prosegue il comunicato, sono località non prive di rischi da ‘Marine
pollution’, vista l’esistenza a pochi metri dall’abitato di Porto Salvo del terminal discarico per petroliere dell’Eni Spa. «Questo è il luogo giusto per l’esercitazione – ha aggiunto l’esponente del Circolo Legambiente Barba di Giove di Formia e Gaeta, Raffaele
Cicione – che si è svolta questa mattina. Infatti, oltre al terminal di scarico per petroliere, nel golfo di Gaeta si trova anche un deposito di idrocarburi. E come se non bastasse, ad inquinare queste coste c’è anche una certa quantità di plastica gettata in
mare, fenomeno che si è accentuato quest’anno ed è dovuto a comportamenti scorretti di diportisti, di alcuni pescatori e della navi da crociera». Per garantire salute e incolumità dei cittadini che vivono e lavorano a Formia e Gaeta, Legambiente ha chiesto alle istituzioni un impegno concreto per delocalizzare il terminal di scarico delle petroliere e di introdurre una distanza minima dalla costa per le operazioni di carico e scarico di prodotti pericolosi per l’uomo e per l’ambiente. «Il traffico petrolifero nel Mediterraneo – ha specificato il portavoce di Goletta Verde, Rina Guadagnini – rappresenta circa il 20% del traffico mondiale marittimo ed arriva a sfiorare quasi 1 milione e 100mila tonnellate al giorno. Ma è proprio l’Italia la nazione con il più alto numero di raffinerie, che lavorano un quarto del greggio rispetto a tutto il Mar Mediterraneo, con 14 principali porti petroliferi e ben 17 raffinerie».

«Dati che confermano – ha concluso Guadagnini – come sia proprio il nostro bel paese a vivere più fortemente il rischio di inquinamento del mare da idrocarburi. Oltre all’impegno per formare volontari in grado di gestire situazioni d’emergenza, chiediamo con decisione l’allargamento della responsabilità in solido per tutti i soggetti coinvolti nel trasporto delle sostanze pericolose e nel viaggio della nave, dall’armatore, al noleggiatore, al trasportatore e così via. Chiediamo la piena
applicazione del principio ‘chi inquina pagà, perchè il mare non sia più l’unico soggetto costretto a pagare il conto».