PROCESSO GOODYEAR, DOPO 72 UDIENZE SI AVVICINA LA SENTENZA

09/04/2008 di
di MARCO CUSUMANO *
 
E’ iniziata la fase conclusiva del processo per le morti sospette allo
stabilimento ex Goodyear di Cisterna. Ieri il pubblico ministero Gregorio
Capasso ha iniziato la requisitoria che si concluderà il 21 aprile con le
richieste di condanna dell’accusa.

 
Il magistrato ha parlato per ore davanti al
giudice Cinzia Parasporo ricostruendo con precisione quanto emerso durante le
precedenti udienze. Quello ai dirigenti della multinazione è un processo con
numeri da record: 47 le udienze dibattimentali già concluse che si aggiungono
alle 25 preliminari davanti ai giudici Cario e Aielli. Nel fascicolo si contesta
la responsabilità per 34 morti e 7 ammalati, tutti casi che sarebbero legati
alle disastrose condizioni di lavoro nello stabilimento di Cisterna.
 
Ma secondo
l’associazione dei lavoratori, i morti sarebbero ben più numerosi, addirittura
130. C’è anche un altro filone dell’inchiesta nel quale si contestano altri 40
decessi. Numeri che fanno rabbrividire almeno quanto le testimonianze rese dagli
ex lavoratori nell’aula del tribunale. Parole dure che rievocano condizioni di
lavoro al limite del credibile. «Addosso avevo solo la tuta da lavoro, niente
maschera né guanti. Tra i miei colleghi – ha raccontato uno degli operai, oggi
malato di tumore – non ho mai visto maschere di protezione». Il pm ha fatto
riferimento alle perizie tecniche effettuate dagli esperti per valutare le
condizioni di pericolosità nella fabbrica di pneumatici. L’obiettivo è quello di
dimostrare il nesso di causalità tra le condizioni di lavoro e le malattie che
hanno ucciso gli operai. I malati, con gravi patologie, sono paradossalmente
considerati dei “fortunati”. Un paradosso che fa inorridire.

Un
ex operaio, risponendo al giudice che gli chiedeva di descrivere l’ambiente di
lavoro, ha risposto: «C’erano fumi e polveri ovunque. Io lavoravo in mezzo al
nerofumo». Ma, secondo Capasso, la responsabilità non è solo del nerofumo, ma
anche di altre sostanze particolarmente pericolose specialmente se combinate tra
loro come accadeva nello stabilimento. «Le violazioni delle norme sulla
sicurezza – ha detto ieri Capasso – si riferiscono anche alle leggi in vigore
dal 1956, ancora prima dell’apertura dello stabilimento di Cisterna». Non si
parla dunque della moderna legislazione sul lavoro ma delle più basilari norme
di sicurezza.

La sentenza è prevista per l’udienza del 27
maggio o, al massimo, a giugno. I legali della difesa sono Corrado De Simone,
Giovanni Lauretti e Antonio Musti. Per le parti civili: Luigi Di Mambro, Michela
Luison, Luca Petrucci, Mario Battisti e Cristina Michetelli.(*Il Messaggero, 09-04-2008)
  1. sono testimone delle condizioni del reparto di produzione dell Good Year ai tempi in cui questa era operativa. Sono un tecnico informatico di Latina e mi capiatava di andare a sistemare i pochi elaboratori che esistevano. mi sono sempre domandato come facevano gli operai a resistere a quella dannata puzza e in quelle condizioni di continua sporcizia dovuta alla polvere nera prodotta dalle macchine. sono solidale con le vittime

  2. … questa tua testimonianza l’avresti dovuta esternare nei momenti di lotta di quegli operai, quando chiedevano migliori condizioni di lavoro e di sicurezza. Certo che anche ora ha un significato forte… ma se vorrai essere veramente solidale con loro schierati con chi ha cercato sempre di migliorare le loro condizione sul posto di lavoro e non con quanti hanno stillato dai loro corpi la vita, nell’interesse dei proprietari alla ricerca di un profitto smisurato.

  3. Caro Antonio,
    abbiamo letto il tuo intervento e ti chiediamo di collaborare con noi visto che siamo fortemente impegnati per ottenere giustizia.
    Contattaci, se ti va, anche delle semplici informazioni possono esserci utilissime!
    ass.exdipendentigoodyear@gmail.com