PROCESSO ALLA CAMORRA PONTINA, PARLANO I PENTITI

01/04/2008 di
 
di MARCO CUSUMANO * 

Entra nel vivo il processo di mafia a carico degli esponenti del clan Mendico. Ieri hanno parlato in aula i primi testimoni, si tratta di carabinieri che hanno svolto un ruolo determinante nella lotta ai clan che operano nel Sud pontino e in Campania.

 
Davanti ai giudici, nell’aula della Corte d’Assise, ha parlato il colonnello Vittorio Tomasone, per anni alla guida del comando provinciale di Latina, il maresciallo Guido Palladino e il capitano Spadari. Nella sua lunga deposizione Tomasone ha ripercorso la storia della criminalità organizzata in provincia di Latina e non solo, illustrando ai giudici il quadro dei gruppi, delle correnti, dei leader. L’obiettivo del processo è infatti quello di dimostrare o meno la presenza dell’associazione mafiosa come elemento di unione tra i vari imputati. Gli episodi singoli sono già stati contestati in altri processi autonomi, ora l’accusa vuole andare oltre dimostrando l’associazione mafiosa, un reato definito “di danno” in quanto la sola esistenza di una struttura mafiosa provoca un danno all’ordine economico, finanziario e sociale. In quest’ottica si spiega anche la costuituzione come parte civile della Regione Lazio. I giudici hanno infatti sottolineato come l’attività degli imputati abbia «negativamente inciso sullo sviluppo economico e turistico dell’ampia zona della provincia di Latina in cui la cosca ha operato sino al 2001».
 
Sotto accusa alcuni nomi di spicco della criminalità: Michele Zagaria, Ettore e Maurizio Mendico, Orlandino Riccardi, Antonio Antinozzi, Domenico Buonamano, Luigi Cannavacciuolo, Antonio La Valle, Luigi Pandolfo, Giuseppe Ruggeri e Giuseppe Sola. Secondo l’accusa tutti membri di un’organizzazione camorristica affiliata al clan dei Casalesi e attiva nel territorio di San Cosma e Damiano e in altre zone del Sud pontino. Tra gli episodi già contestati anche gli omicidi di Rosario Cunto e Giovanni Santonicola, avvenuti tra l’aprile e il settembre del 1990 nell’ambito della guerra il clan dei Casalesi e il clan La Torre-Esposito. Oggi il processo prosegue con la deposizione in videoconferenza di alcuni pentiti sotto protezione che parleranno da località segrete. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Ciufo, Palmieri, Irace, Biasillo, Iannettone e Mariano. (* Il Messaggero, 1-4-2008)