Cooperativa Karibù, doppia indagine della Procura di Latina

18/11/2022 di

Potrebbero essere ascoltate dagli inquirenti la moglie e la suocera del parlamentare Aboubakar Soumahoro che gestiscono due cooperative, la Karibù e la “Consorzio Aid”, finite sotto la lente della procura di Latina per eventuali irregolarità nei contratti e nei pagamenti dei lavoratori.

Il procuratore Giuseppe De Falco ha confermato che un fascicolo esiste ma il «riserbo è massimo» e che le indagini sono state affidate, oltre che ai carabinieri – che stanno vagliando materiale trovato all’esterno di una coop durante un trasloco – anche alla Guardia di Finanza. La materia è delicata: alle due coop sono stati affidati anche servizi di accoglienza per i richiedenti asilo nel territorio pontino, e i sindacati riferiscono di progetti «finanziati dalla Regione Lazio e da vari Comuni della provincia, tra cui Latina».

Ma Marie Therese Mukamitsindo, presidente del Cda della ‘Karibù e suocera del deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, ci tiene a mettere in chiaro che se gli stipendi non sono stati pagati è perché anche loro, la cooperativa, sono in attesa di ricevere i soldi «dalla committenza pubblica». Anzi, sarebbero in pressing appunto «nel tentativo di soddisfare le posizioni debitorie nei confronti dei lavoratori».

Le Fiamme Gialle di Latina avrebbero in ogni caso avviato già da mesi delle verifiche per il reato di truffa per il mancato pagamento dei salari, così come era stato denunciato da una trentina di lavoratori. Tempi, circostanze e numeri che trovano conferma nel racconto dei sindacalisti che hanno dato loro supporto: «All’inizio – spiega il segretario della Uiltucs di Latina Gianfranco Cartisano – erano una decina, anche madri che ci hanno segnalato irregolarità. Poi anche altri si sono fatti coraggio. Abbiamo seguito 26 persone. Gli stipendi erano in ritardo di almeno 12 mesi ma per quattro lavoratrici anche di 18 e 22 mesi».

Cartisano spiega oggi che le prime segnalazioni erano arrivate a fine giugno e che il sindacato aveva preso contatti anche con la Prefettura. Il prefetto, come si legge nella relazione dell’incontro col sindacato del 10 novembre, si è «prodigato nelle operazioni di intervento sostitutivo volte all’immediato pagamento» dei lavoratori di Aid. Riguardo invece alla Karibu il prefetto si è reso disponibile a una moral suasion per risolvere la vertenza. Ma a quanto pare, sempre stando al sindacato Uiltucs, la Aid e la Karibu avrebbero «contattato individualmente i singoli lavoratori al fine di cercare una soluzione individualistica», con un atteggiamento definito «violativo di ogni diritto sindacale». «Nel contempo, oltre alla questione delle condizioni dei lavoratori, lavoratori che hanno dato le dimissioni per giusta causa e ora sono tutti disoccupati – prosegue Cartisano – era emersa anche la vicenda di come vivevano i minori ospitati nei centri di accoglienza».

È uno dei punti su cui insiste la deputata leghista Giovanna Miele, che ha presentato un’interrogazione al ministero del Lavoro: «Ci sarebbero lavoratori non pagati, minori ospitati in strutture gestite da Karibù e Aid che sarebbero stati discriminati, che avrebbero subito maltrattamenti. Non è fango, sono accuse gravissime».

Soumahoro – noto per le sue battaglie a favore dei braccianti e contro il caporalato – si è già dichiarato completamente estraneo alla vicenda. Sua suocera, che potrebbe dunque essere ascoltata dai magistrati con la figlia, si difende nel merito: intanto, afferma, lavoratori e sindacati «sono ben a conoscenza dei ritardati pagamenti da parte della pubblica committenza nonché dell’impegno profuso dal Cda al fine di ottenere, sebbene allo stato solo parzialmente, lo svincolo dei crediti». E poi, conclude Mukamitsindo, «con stupore apprendo solo dagli organi di stampa di ulteriori accuse rivolte alla Cooperativa e nel respingere ogni ipotesi di coinvolgimento della sottoscritta e dell’organo gestorio della società confido che il proseguimento delle indagini possa accertare definitivamente l’estraneità della Cooperativa e del suo Cda».

SOLIDARIETA’ DI MIMMO LUCANO

«È una delegittimazione mediatica che si ripete sempre uguale quando qualcuno si batte per la tutela dei diritti delle persone più deboli. È un conto da pagare, quasi un effetto collaterale obbligato». Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, condannato in primo grado a 13 anni e 2 mesi di carcere per le sue politiche sull’accoglienza dei migranti, esprime la «solidarietà più affettuosa» ad Aboubakar Soumahoro, dopo il caso delle presunte irregolarità contrattuali denunciate da alcuni lavoratori impiegati in due cooperative pontine gestite dalla suocera e dalla moglie del deputato di Alleanza Verdi e Sinistra. «Non giudico i fatti, non ho elementi – precisa Lucano all’Adnkronos – ma ho passato queste sofferenze, so quello che si prova: è una violenza per l’anima, sembra che tutto quello che si fa, il senso dell’impegno di una vita, venga meno. È un modo per uccidere l’anima, è una violenza che si subisce», denuncia. «Sono sempre le destre che vogliono dimostrare che non può esistere un teorema di solidarietà, di rispetto per il senso più profondo della giustizia verso i deboli», sottolinea, ricordando l’impegno di Soumahoro: «ha dedicato anni della sua vita alle baraccopoli, a fianco delle persone senza diritti, senza voce, che si spaccano la schiena, che hanno subito angherie e vessazioni dei padroni. Questo è l’Aboubakar che conosco».