70.000 euro in poche ore, boom di donazioni per cercare Daniele Nardi

02/03/2019 di
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Un altro giorno è passato senza cercare Daniele Nardi e Tom Ballard, gli alpinisti dispersi da domenica scorsa sulle pendici del Nanga Parbat, in Pakistan. Tutto rinviato a domani. Se a causa del maltempo è rimasto a terra l’elicottero militare che avrebbe potuto riaccendere una speranza ormai ridotta al lumicino, in Italia gli amici di Nardi non si rassegnano e hanno lanciato su internet una sottoscrizione per i soccorsi che ha raccolto 70 mila euro in poche ore.

«Domani mattina le condizioni potrebbero essere migliori e si proverà nuovamente», ha spiegato l’ambasciatore italiano in Pakistan Stefano Pontecorvo. Ma sulle operazioni pesa, oltre alla variabile meteo, anche l’incertezza generata dalle tensioni militari tra Pakistan e India nel vicino Kashmir, che potrebbero rendere più rigida la no-fly zone, impedendo i decolli.

Dopo il fallimento dell’avvicinamento a piedi tentato ieri da Ali Satpar e da alcuni altri esperti alpinisti locali, l’ultimo ed estremo tentativo di ritrovare l’italiano e l’inglese è infatti affidato ai droni del basco Alex Txikon, capo di una delle due spedizioni invernali ferme al campo base del K2, in attesa dell’assalto alla montagna. Da lì, con un sorvolo di oltre un’ora e mezza, il team di Txikon potrebbe essere trasportato al campo base del Nanga Parbat e poi avvicinato alla parete Diamir, sul versante nord-occidentale, da dove potrebbe pilotare un’accurata ricognizione a distanza, tra i 5.100 e i 7.000 metri di quota, alla ricerca dei due. Ora è questa l’unica possibilità di avvicinare l’inaccessibile sperone Mummery, bersagliato dalle valanghe e dal ghiaccio dei seracchi sovrastanti, di cui Nardi e Ballard stavano tentando la prima salita assoluta.

Per l’alpinista di Latina quella linea direttissima, che porta al sovrastante plateau crepacciato e poi agli 8.126 metri della cima del Nanga Parbat, era diventata una vera e propria ossessione, tentata ben cinque volte. «Quella via mi ha sempre fatto paura», racconta Simone Moro che sul Nanga Parbat è salito nell’inverno del 2016 proprio con Alex Txicon e Ali Sadpara. «Non ho mai avuto l’intenzione di provarla, – spiega – seppur sia una via bellissima, perché ha un livello di rischio molto superiore a quello che io sono disposto a correre».