Mostro del Circeo, i magistrati valutano le ultime dichiarazioni di Angelo Izzo

29/05/2018 di
izzo-mostro-circeo-46982141

Riserbo assoluto della procura di Perugia sui verbali inviati dai magistrati di Belluno della testimonianza di Angelo Izzo dalla quale emergerebbe un riferimento al caso di Rossella Corazzin, scomparsa nel Cadore a 17 anni, nell’agosto 1975, e che sarebbe poi uccisa nella zona del Trasimeno.

Il procuratore Luigi De Ficchy non ha voluto fornire alcun particolare sulla vicenda. «Non parlo di indagini in corso o, eventualmente, da fare», si è limitato a dire genericamente il magistrato. «Facemmo la stessa cosa del Circeo», aveva riferito ai magistrati romani Izzo quando fu interrogato nel settembre 2016, nel carcere di Velletri.

Non pronunciò comunque mai il nome della giovane, limitandosi a raccontare di una ragazza friulana 17enne che era stata sequestrata dai suoi amici nel Cadore, portata in un luogo sul Lago Trasimeno, violentata e uccisa. Un mese prima del Circeo. Nelle scorse settimane il procuratore di Belluno, Paolo Luca, ha ricevuto le carte da Piazzale Clodio con quelle dichiarazioni, trasmettendole per competenza a Perugia.

IL GIALLO DELL’OMICIDIO DI ROSSELLA CORAZZIN. Ci sono voluti 43 anni per riaccendere un faro sul caso di Rossella Corazzin, sparita nel nulla dai boschi del Cadore a 17 anni, nell’agosto 1975. Dalle testimonianze di Angelo Izzo, uno dei massacratori di Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, emerge ora che l’orrore del Circeo ebbe un precedente, una sorta di prova generale: Izzo e gli altri del gruppo della ‘roma pariolinà avevano già sequestrato e ucciso, e l’avevano fatta franca.

«Facemmo la stessa cosa del Circeo», ha detto ai magistrati romani, riferendosi alla vicenda di Rossella, quando fu interrogato nel settembre 2016, nel carcere di Velletri. Ascoltato dai pm Albamonte e Prestipino, per una serie di altri episodi di violenza attribuiti alla banda, il ‘mostrò fece un riferimento al caso Corazzin, senza pronunciarne il nome, limitandosi a raccontare di una ragazza friulana 17enne che era stata sequestrata dai suoi amici nel Cadore, portata in un luogo sul Lago Trasimeno, stuprata e uccisa. Un mese prima del Circeo. Il fatto è emerso adesso perché il Procuratore di Belluno, Paolo Luca, nelle scorse settimane ha ricevuto le carte da Piazzale Clodio con quelle dichiarazioni. Ma a Belluno lo sapevano già. In due occasioni Izzo, nell’agosto e nel dicembre 2016 – l’interrogatorio di Roma si colloca in mezzo al periodo – aveva detto anche di più davanti a Francesco Saverio Pavone, il procuratore d’allora, un magistrato che ha legato la sua carriera soprattutto alle inchieste sulla Mala del Brenta di Felice Maniero.

Circostanze, date, luoghi, «dettagli che poteva aver appreso solo da chi aveva direttamente partecipato a quei fatti» ha spiegato Pavone. Il fascicolo – un’indagine di polizia giudiziaria, con nuovi accertamenti e riscontri – era stato inviato alla Procura di Perugia, per competenza sull’omicidio, che però archiviò, non trovando conferme alla ricostruzione. Ma la Procura di Belluno non ha mollato. Quando sono arrivate da Roma, la settimana scorsa, le carte con le altre affermazioni di Izzo, il procuratore Paolo Luca ha rivisto anche i vecchi fascicoli, ed ha rimandato ancora tutto a Perugia. Ci sarebbero dei riscontri: ce n’è uno, ad esempio, che unisce la testimonianza di una donna che in quel lontano agosto vide Rossella a bordo di una jeep e le dichiarazioni dello stesso Izzo: la ragazza fu rapita caricandola su una Land Rover.

Izzo avrebbe raccontato anche che Andrea Ghira (nel frattempo deceduto nel 1994) e altri amici stavano andando in vacanza a Cortina – qui la famiglia di Gianni Guido aveva una villa – e si fermarono lungo la strada a Tai di Cadore, dove adocchiarono Rossella. La 17enne pordenonese, che si trovava in vacanza nella casa degli zii, sarebbe stata individuata «per una precisa scelta sessuale».

Quel che successe poi, perché così lo ha raccontato finora solo Izzo, deve trovare conferme investigative: secondo il «mostro del Circeo» la poveretta venne portata prima in un casale a Riccione, poi nella villa sul Lago Trasimeno, dove la banda la tenne prigioniera due-tre settimane, abusandone, e infine uccidendola. Se quel fascicolo partito nuovamente da Belluno per Perugia verrà riaperto, forse si potrebbe arrivare a sapere cosa le belve fecero del cadavere di Rossella.

izzo-mostro-circeo-46982141