VIDEO Terrorismo, ricerche di armi nel deep web per l’autoaddestramento
Durante una conferenza stampa presso la Questura di Roma sono emersi alcuni dettagli in più sull’indagine coordinata dalla procura di Roma e condotta dalle Digos di Latina e Roma che oggi ha portato all’arresto di cinque persone: uno per addestramento con finalità di terrorismo e gli altri quattro per falsificazione di documenti e favoreggiamento all’immigrazione clandestina.
I quattro soggetti non sono legati al primo, che è un sedicente palestinese di 38 anni di nome Abdel Salem Napulsi, arrestato nel novembre 2017 per spaccio di sostanze e già nel carcere di Rebibbia. «Fu arrestato quando abitava in prossimità di viale Marconi», ha spiegato il dirigente della Digos di Roma Giampietro Lionetti, che ha aggiunto: «Secondo le Digos di Roma e Viterbo che hanno svolto le indagini per conto della Procura di Roma verosimilmente dovrebbe trattarsi di un soggetto tunisino, ma manca la certificazione ufficiale, anche se è abbastanza certo che il nome sia falso».
Dal tablet sequestrato nell’abitazione che condivideva con altri stranieri risulta che Napulsi avrebbe fatto diverse ricerche sul deep web cercando in mondo compulsivo e dettagliato schede tecniche di armi, da quelle di piccolo carico ai lanciarazzi, video tutorial per il loro uso e armerie in tutta Europa.
Come ha spiegato il dirigente della Digos di Roma durante la conferenza stampa: «Tutto parte dopo la strage di Berlino quando la Procura di Roma ha aperto l’indagine. Siamo riusciti a risalire al suo numero di telefono di Amri quando era in Italia e da lì abbiamo capito tutti i passaggi successivi a partire dallo sbarco a Lampedusa». «In un primo momento – ha proseguito – abbiamo fatto delle espulsioni grazie ai decreti del ministro. I contatti diretti di Amri sono sono stati espulsi a gennaio e a marzo del 2017. Vivevano nell’hinterland di Latina e risultava fossero tra i contatti di Amri. Un altro era stato espulso precedentemente all’attentato di Berlino sempre con decreto del ministro». Gli arresti di oggi invece hanno collegamenti indiretti con l’attentatore di Berlino.
Il collegamento fra Napulsi e Amri invece è solo quello di far parte dello stesso ambiente radicalizzato, ma da quanto si apprende non ci sono evidenze di alcun contatto con Amri. Su gli altri quattro soggetti arrestati per falsificazioni di documenti non ci sono invece segni di radicalizzazione, ma “il sospetto che possano essere stati coloro che hanno fornito i documenti falsi ad Amri”.
Rispondendo a una domanda di una cronista Lionetti ha chiarito: “Non c’è alcun dato che possa nemmeno minimamente farci giungere alla conclusione che i soggetti per i quali sono stato disposte le misure cautelari abbiano aiutato Amri nella realizzazione dell’attentato a Berlino”.
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