Omicidio Del Prete, chiesti due ergastoli in Appello

26/01/2018 di
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La conferma della condanna all’ergastolo in primo grado per i mandanti dell’omicidio premeditato di Vincenzo Del Prete, ucciso a Terracina (Latina) nel novembre 2013: è la richiesta del Procuratore generale Giancarlo Amato al processo d’appello a carico di Roberto Bandiziol e Marino Cerasoli, in corso davanti alla Terza Corte d’assise d’appello bis del tribunale di Roma.

Vincenzo Del Prete fu trovato nella sua auto a pochi passi da casa, ucciso da due colpi di pistola. Il movente, aveva chiesto la restituzione di un prestito di 200 mila euro. L’esecutore materiale, Tommy Maida, è stato condannato in via definitiva a 16 anni e 8 mesi.

Per il terzo imputato di questo processo, Cataldo Patruno (ritenuto l’intermediario dell’omicidio e condannato anch’egli all’ergastolo in primo grado), l’accusa ha chiesto la riduzione della condanna a 16 anni per la concessione dell’attenuante del contributo minimo nella commissione del fatto e delle attenuanti generiche prevalenti sulla premeditazione. Nonché l’assoluzione dall’accusa di porto e detenzione dell’arma utilizzata.

Per l’accusa Del Prete aveva prestato circa 200 mila euro a Cerasoli e insisteva per riaverli indietro. Bandiziol e Cerasoli inizialmente avevano contattato due persone per sequestrare e spaventare Del Prete; solo in un secondo momento maturò la decisione dell’omicidio, per il quale Maida – l’esecutore materiale – fu retribuito con 20 mila euro. Insieme con Maida sotto processo finì anche un secondo uomo, Giampiero Miglietta, che prima del verdetto di primo grado si uccise in carcere.

Nel corso del suo intervento di oggi il Pg ha chiesto anche ai giudici di trasmettere in procura a Roma il verbale della scorsa udienza per valutare la posizione di Maida (condannato in via definitiva), il quale ha taciuto sulla vicenda, non rispondendo alle domande dei giudici e dicendo: «Nel carcere gira la voce che è meglio farsi i fatti propri. Ho timore a rendere dichiarazioni nei confronti di altre persone; anche perché molte cose non le ricordo – ha detto l’esecutore del delitto – e potrei dire qualcosa per un’altra. Preferisco avere la falsa testimonianza». A metà febbraio la sentenza d’appello.

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