FOTO A borgo Sabotino lo Zoo dei Robot realizzato dagli alunni della Vito Fabiano
Uno zoo con animali robot costruiti dai bambini della scuola di Borgo Sabotino. Si è concluso con successo un corso di programmazione e robotica presso l’Istituto Comprensivo Vito Fabiano, diretto da Elisabetta Burchietti, rivolto a 20 tra alunne ed alunni della scuola primaria e secondaria.
L’Istituto, unitamente alla società ITLogix e in partenariato con diverse istituzioni quali la Fondazione Brodolini, Fondazione Itssi servizi alle imprese e Università della Tuscia, con il progetto ROBOT ZOO si è aggiudicato il 90° posto sui 209 della classifica nazionale relativa al bando del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio “IN ESTATE SI IMPARANO LE STEM – Campi estivi di scienze, matematica, informatica e coding”.
Alla fine del corso, realizzato grazie all’impegno della professoressa Cinzia Giovannone e di Riccardo Lanzidei, i ragazzi e le ragazze della Vito Fabiano hanno realizzato uno zoo con robot “trasformati” in animali, che mostreranno alle famiglie ed ai loro compagni di classe e d’Istituto il giorno 22 dicembre presso l’Aula Magna dell’Istituto. I ragazzi e le ragazze hanno imparato ad assemblare e programmare gli mbot e con la stampante 3D hanno realizzato gli accessori per personalizzare i robot trasformandoli in animali.
La motivazione del bando di concorso e di tutte le iniziative volte a promuovere le STEM tra gli alunni ed in particolare tra le alunne si possono trovare nel fatto che il terzo millennio è l’era delle rivoluzioni tecnologiche e della digitalizzazione, e il mercato del lavoro va nella stessa direzione: già oggi necessita di sempre più professionisti in discipline tecnologiche e digitali di quanto i sistemi educativi siano in grado di formare.
L’hanno capito i paesi in via di sviluppo, dove tra il 60 e il 90% dei giovani vuole intraprendere una carriera scientifica o nel settore hi-tech, contro il 30% dei ragazzi europei e il 20% delle coetanee. Un ulteriore gap si rileva, inoltre, se si analizzano i dati di genere nel nostro paese: la percentuale di donne che occupano posizioni tecnico-scientifiche in Italia è tra le più basse dei Paesi Ocse: il 31,7% contro il 68,9% di uomini e solo il 5% delle ragazze quindicenni italiane aspira a intraprendere professioni tecniche o scientifiche (dati Ocse, Istat ed Eurostat). Il motivo è proprio da ricercare tra i banchi di scuola. Le ragazze continuano ad essere più attratte da percorsi umanistici che possano sfociare in professioni future che la nostra società identifica più «da donne».
Secondo una ricerca condotta dalla London School of Economics in 12 Paesi europei su 11.500 ragazze tra gli 11 e i 30 anni, l’interesse per le materie STEM (l’acronimo sta per Science, Technology, Engineering e Mathematics) ha un picco a 11 anni, ma cala a 16. Infatti i dati di uno studio della Commissione europea dicono che su 1.000 donne laureate in Europa, solo 29 hanno fatto un percorso di studi nelle tecnologie e di queste 4 lavorano effettivamente nel settore.
Nel progetto pensato per la Vito Fabiano l’idea è stata quella di aggiungere la lettera “A” all’interno dell’acronimo STEM per aggiungere un po’ di emotività artistica ed introdurre quel giusto pizzico di irrazionalità in un contesto scientificamente ordinato: STEM diviene STEAM cioè Science, Technology, Engineering, Arts e Mathematics. Si usano il coding, la robotica e l’elettronica, ma il risultato finale è uno Zoo in cui gli animali-robot sono disegnati e personalizzati dai bambini e dalle bambine e in cui anche gli elementi scenografici vengono pensati e realizzati grazie al tinkering che permette di legare innovazione, tecnologia e creatività.
Eppure esempi di personaggi femminili che hanno amato le STEM ce ne sono tantissimi e ognuna di loro può essere di ispirazione: Hedy Lamarr, attrice e inventrice austriaca che gettò le basi del sistema wireless; Ada Lovelace, la prima donna programmatrice della storia; Grace Hopper, pioniera della programmazione informatica; Marie Curie, chimica e fisica, l’unica donna vincitrice di più di un Nobel; e le italiane Samantha Cristoforetti, aviatrice, ingegnere, astronauta militare, prima donna italiana negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea, con record europeo di permanenza nello spazio in un singolo volo e Rita Levi Montancini, neurologa italiana, Premio Nobel per la medicina nel 1986.
bellissime iniziative