PROCESSO GOODYEAR, “ECCO COME LAVORAVAMO”

09/01/2008 di
di MARCO CUSUMANO *
 
Ha parlato con un filo di voce, ma le sue parole sono state tra le più taglienti mai ascoltate nel lungo processo Goodyear. Giuseppe Moro, 82 anni, ha lavorato alla Goodyear di Cisterna dal 1964 al 1986. Ieri ha raccontato ai giudici, insieme ad altri tre colleghi, in quali condizioni operava. «Addosso avevo solo la tuta da lavoro, niente maschera né guanti. Tra i miei colleghi – ha raccontato Moro – non ho mai visto maschere di protezione».

 
L’ex operaio, nel 2001, ha scoperto di essere affetto da un tumore alle corde vocali. Quando il giudice Cinzia Parasporo e il pm Giuseppe Capasso gli hanno chiesto di descrivere l’ambiente nel quale lavorava, il testimone ha risposto: «C’erano fumi e polveri ovunque. Io lavoravo in mezzo al nerofumo». Come lui anche gli altri operai hanno confermato di aver lavorato per anni in ambienti privi delle minime condizioni di sicurezza. Ambienti aperti, senza alcuna divisione, dove le polveri carcerogene si diffondevano senza trovare alcun tipo di ostacolo e che spesso venivano diffuse ancora più rapidamente dall’azione dei ventilatori che, di fatto, hanno peggiorato la situazione già drammatica.
 
Moro ha raccontato di aver lavorato nel reparto peggiore dello stabilimento di Cisterna, il famigerato “Banbury”: «Ho iniziato lì come meccanico addetto alle riparazioni, poi sono stato spostato e venivo utilizzato nei vari reparti a seconda delle esigenze. In officina o alle saldature ero sempre esposto ai fumi, come i miei colleghi». Moro ha poi tirato fuori dalla tasca una fotografia che lo ritrae al lavoro al “Banbury” nel 1964. Un’immagine che descrive, senza troppe parole, le condizioni di lavoro alla Goodyear. Il giudice ha accettato di acquisirla come prova. Il Tribunale ha organizzato un calendario di udienze per arrivare alla sentenza intorno alla fine di maggio.
 
I lavoratori hanno raccontato che, dopo ogni turno in fabbrica, tornavano a casa ancora sporchi di polveri nonostante la doccia. «Impiegavamo almeno mezz’ora per lavarci, ma sulla pelle restavano comunque le tracce». I legali della difesa sono Corrado De Simone, Giovanni Lauretti e Antonio Musti. Per le parti civili: Luigi Di Mambro, Michela Luison, Luca Petrucci, Mario Battisti e Cristina Michetelli. (* Il Messaggero, 09-01-2008)
  1. Anche noi stiamo lottando per salvaguardare la nostra salute dato che in questi anni abbiamo lavorato in condizioni pessime riguardo alla sicurezza e senza sorveglianza sanitaria.
    Speriamo che la giustizia faccia il suo corso e cominci a farla pagare concretamente e senza sconti a queste persone(o come le volete chiamare)che hanno speculato sulla pelle della povera gente.