Urbanistica malata, così Barbato ha fermato il nuovo assalto a Latina

27/05/2016 di
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latina-panorama-flickrdi Alessandro Martufi

Urbanistica azzerata. E’ questo l’aggettivo più conforme a dipingere il desolante quadro delineatosi a Latina. Nella partita a scacchi della corsa alle urne, si è inserita prepotentemente un’altra variabile, pronta ad accendere i toni della discussione. Puntuali, a due giorni dal termine dell’istruttoria previsto per il 26 maggio – data che avrebbe coinciso con la fine dei 90 giorni di sospensione delle delibere firmate amministrazioni Di Giorgi – sono arrivate, sul tavolo del prefetto Giacomo Barbato, le relazioni del Commissario Straordinario e dirigente del Servizio Politiche di Gestione e Assetto del territorio, Patrimonio e Demanio del Comune, l’architetto Giovanni Della Penna, sulle varianti ai 6 Piani Particolareggiati Esecutivi su 10 sospesi dalle deliberazioni dello scorso febbraio. Annullamento in blocco; uno scenario tutt’altro che disatteso, che ha visto il commissario prefettizio, tramite poteri di Giunta, invalidare tutte quelle delibere sui PPE approvate dall’amministrazione Di Giorgi tra il 2012 e il 2014.

giacomo-barbatoDiverse le violazioni e le illegittimità riscontrate da Della Penna, le cui valutazioni, già al momento della sospensione, facevano pensare ad un drammatico epilogo, concretizzatosi l’altro ieri. Le più evidenti, e che si pongono alla base della questione, sono quelle di natura amministrativa, ovvero l’aggiramento della l’articolo 4 della legge regionale 36 del 1987, norma che attribuisce la competenza – in materia di Piani Attuativi che si configurano come varianti di revisione al Piano Regolatore Generale – al Consiglio Comunale e all’assessorato regionale all’Urbanistica.

Gli aggiustamenti al ribasso sulle volumetrie realizzate( in merito a vani scala,androni, altezze residenziali e commerciali, garage, verande ecc) finalizzati a produrre nuova cubatura edificabile, così come lo sfrenato utilizzo di cambi di destinazione d’uso – il tutto impostato su una previsione errata riguardo un (presunto) aumento del numero dei residenti – sono stati utilizzati come strumento per programmare uno smodato incremento dell’indice di densità abitativa e del carico urbanistico.

sequestro-palazzo-malvaso-borgo-piave-3Il che non può che essere considerato un “elemento innovativo e variativo del PRG”, come si legge nelle carte della delibera, dal momento che ciò avrebbe comportato una richiesta di servizi maggiore di quanto previsto dal Piano. Aspetto che non è stato minimamente considerato dall’ultima amministrazione, la quale a colpi di Giunta – senza passare per il Consiglio Comunale e senza inviare i documenti alla Regione – ha espressamente destabilizzato l’assetto urbanistico della Città, optando per l’iter semplificato secondo l’articolo 1 bis comma 1, modificato in Regione durante la presidenza Polverini. “Un artificio, assunto con modalità elusiva, per incrementare volumetrie ed abitanti con conseguente aumento della densità edilizia ed abitativa, in variante alle norme di di PRG”.

Si riscontra praticamente in tutti i piani annullati un’evidente incongruenza, in termini di superamento della soglia di metri cubi per abitante, con il famoso articolo 3 del decreto interministeriale del 1968, il quale prevede che “ad ogni abitante insediato o da insediare corrispondano mediamente 25 mq di superficie lorda abitabile (pari a circa 80 mc vuoto per pieno), eventualmente maggiorati di una quota non superiore a 5 mq (pari a circa 20 mc vuoto per pieno) per le destinazioni non specificamente residenziali ma strettamente connesse con le residenze (negozi di prima necessità, servizi collettivi per le abitazioni, studi professionali, ecc.)”.

Una prospettiva più ampia sugli errori – o meglio gli “orrori” – in materia di urbanistica compiuti dalla Giunta caduta lo scorso giugno, si ottiene analizzando i singoli Piani Attuativi riguardanti, appunto, i PPE.

  • R6-QUARTIERE ISONZO. La cronologia delle narrazione giudiziaria del capoluogo, con i recenti avvisi di garanzia recapitati agli ex assessori forzisti Michele Nasso e Giuseppe Di Rubbo per il caso Isonzo Residence, ci porta ad iniziare necessariamente dal PPE R6-Quartiere Isonzo. La volumetria realizzata, attualmente, si attesta sugli 844.847 metri cubi, una cifra che, già di per sé, andrebbe a sforare la soglia degli 787.400 mc prevista dal PRG. Ma l’abuso non finisce qui, perché due delibere del settembre 2012 e del maggio 2013 – annullate dal Commissario e che hanno, appunto, come oggetto la variante al PPE – sottoscrivono un aumento di cubatura pari a 177.062 mc: 1.021.909 mc totali. Un eccedenza del carico urbanistico pari a circa il 30%, che corrisponde ad un surplus di 2500 abitanti, ottenuto anche grazie ad una decurtazione del 14% sui volumi esistenti.
  • R3-QUARTIERE PRAMPOLINI. Altro PPE i cui effetti sono ben impressi nella memoria dei latinensi. Dal cambio di destinazione d’uso che trasformò l’area dello stadio in “verde pubblico” , ostacolando i lavori di ampliamento e messa in sicurezza delle tribune, fino alla vicenda via Quarto . Qui i metri cubi in più che il Comune aveva deciso di edificare sono 72.600: 962.220 a fronte i 889.660 stabiliti dal PRG; 9.622 abitanti stimati contro gli 8.896 previsti. Sei ettari di terreno convertito in edificabile. Un impatto rilevante a livello insediativo, se si considera la già elevata densità abitativa del quartiere e la sua centralità.
  • R1-QUARTIERE FREZZOTTI. Ancora una volta si è giocato sui volumi. Il Piano Attuativo datato 2013 ha apportato riduzione della stima della volumetria realizzata, da 1.388.612 mc effettivamente esistenti a 1.110.890. Un gap di 270.222 mc da rinvestire in volumi edificabili, giustificati, secondo il documento approvato in Commissione Urbanistica, da un potenziale aumento di 1365 unità degli attuali 15.190 residenti.
  • LATINA SCALO. Una zona che presenta evidenti criticità legate allo “stupro” edilizio, con aree residenziali sorte senza un complementare e parallelo sviluppo dei servizi; in alcuni tratti, un vero e proprio “quartiere dormitorio”. Oltre al solito escamotage sui metri cubi, con una riduzione del 7% sulle volumetrie realizzate per favorire l’inserimento di un’eccedenza pari 185.350 mc, il quartiere della periferia est di Latina presenta delle evidenti incoerenze di assetto urbanistico. Il Piano di Recupero del patrimonio edilizio esistente (PdR) – strumento di attuazione del PRG attivo nelle cosiddette “zone di recupero”, aree degradate rigenerabili da un punto di vista socio-economico, civile ed ambientale – (nello specifico il PdR2), prevede nuove volumetrie che contrastano con i divieti di inedificabilità imposti dal Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTRP), uno schema di linee guida sovraordinato al Piano Regolatore comunale e finalizzato alla preservazione di aree di spessore naturalistico. Ed ecco che troviamo, ad esempio, un’ area preposta a “servizi generali” , destinata alla scuola media, su un’area a destinazione agricola, rientrante nella cosiddetta fascia di “verde agricolo di rispetto” al di fuori del perimetro del PPE. Ma non è tutto. Non ci si è nemmeno preoccupati di fornire delle stime quantomeno verosimili, dal momento che “il calcolo dei volumi da realizzare – si legge – si sviluppava secondo calcoli ‘virtuali’ e giammai basati su dati scientifici, reali.” Non sono inoltre conteggiate, nel PdR2, destinate ai “servizi generali”. Il tutto alla mercè di un’urbanizzazione sproporzionata e ai limiti dell’indefinito.
  • BORGO PODGORA. La situazione di Borgo Podgora è, per molti versi, simile a quella di Latina Scalo; un agglomerato urbano che presenta uno squilibrio tra espansione edilizia e programmazione urbanistica in termini di servizi . La variante approvata in Giunta nel giungo del 2014 andava a ridurre del 15% le volumetrie, compromettendo ulteriormente l’idea di un corretto sviluppo urbanistico ed edilizio del borgo.
  • BORGO PIAVE. Per ultimo, ma non certamente per importanza, il PPE Piave. Dalla pista che portò al sequestro, da parte del Nipaf, del lotto di proprietà dell’ex consigliere Vincenzo Malvaso (chiesto per lui il rinvio a giudizio assieme a Giuseppe Di Rubbo, l’ex assessore all’Urbanistica), sono partite le varie inchieste della magistratura su tutta l’urbanistica pontina degli ultimi anni; fu proprio la “variante Malvaso” che contribuì a rompere gli equilibri, già quantomeno precari, in maggioranza e a mandare a casa Di Giorgi. Nei Piani Attuativi passati in Commissione Urbanistica nel luglio 2012 e nel gennaio 2013, sono 36.109 i metri cubi tolti a servizi pubblici e verde, con un parallelo incremento della cubatura di 10 mila unità (buona parte della quale attribuita al lotto di Malvaso).

La ponderazione dell’interesse pubblico e della sua prevalenza – sottolinea Della Penna – emerge chiaramente nell’esplicitata esigenza di salvaguardare l’equilibrato sviluppo del territorio attraverso una urbanizzazione attuata in maniera equilibrata e conforme alle esigenze recepite nella posizione di PRG”.

Un ultimo intervento, quello promosso ed attuato da Barbato, che si prospetta come provvidenziale e che va, almeno temporaneamente, a sventare una maxi “eccedenza di volumetria di progetto” che si sarebbe tradotta in quasi 700 mila metri cubi di cemento sulla nostra, già deturpata, città.

  1. chi e’ che diceva che DiGGGIORGI non era un fantoccio?

    Ormai a Latina eleggere persone nate e cresciute sul territorio e’ diventato controproducente.

    Eleggere un perfetto estraneo darebbe frutti migliori che questo fare (dei sindaci) e disfare (da parte dei commissari) fa solo perdere soldi e poi la gente vorrebe meno tasse…

  2. Grande commissario.
    Devi azzerare tutto. Tutti gli stupri che sono stati fatti a questa città per interessi personali.
    E ora alle votazioni cacciamo chi è stato testimone diretto e ha fatto parte dello sciacallaggio.
    Vogliono solo le poltrone e sistemare i figli…

  3. Come mai gli altri quattro piani non sono stati annullati? Fatevi questa domanda, e fatela al dirigente in questione.

    • Fai una domanda che allude a qualcosa, dacci anche la risposta.

  4. per gli ingenui o finti ingenui…..

    il PRG di Latina è vecchio non corrisponde più alle esigenze reali della comunità, e dei vari settori produttivi.

    NON c’è mai stata nessuna intenzione di rifarne uno NUOVO applicando le recenti disposizioni legislative perchè conviene ai furbetti del quartierino modificare ad hoc quello vecchio favorendo interessi “particolareggiati” per gli amici degli amici.