Omicidio Buonamano, Romolo Di Silvio condannato a 25 anni

14/12/2015 di
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Giuseppe Romolo Di Silvio

Sentenza ribaltata nel nuovo giudizio d’appello che vedeva Giuseppe Romolo Di Silvio accusato di aver avuto una responsabilità nell’omicidio di Fabio Buonamano, ucciso a Latina nel 2010.

La II Corte d’assise d’appello di Roma, presieduta da Luigi Luca, ha condannato l’uomo a 25 anni di reclusione. Era la seconda volta che la vicenda finiva al vaglio dei giudici d’appello. Nel giugno 2012, in primo grado Romolo Di Silvio era stato condannato a 30 anni di reclusione dalla Corte d’assise di Latina; la sentenza fu ribaltata in appello, giacché la III Corte d’assise d’appello di Roma assolse l’uomo con la formula “per non aver commesso il fatto”. La Cassazione ha però nel frattempo ribaltato tutto, annullando il giudizio d’appello e rinviando il processo a una nuova Corte.

fabio_buonamano_345Fabio Buonamano fu ucciso a Latina il 26 gennaio 2010 con tre colpi di pistola sparati da distanza ravvicinata alla testa, al collo e al torace. L’autopsia stabilì che il decesso fu immediato, che subito dopo un’autovettura era passata sopra il corpo del giovane, non escludendo anche una colluttazione prima degli spari. Per questo stesso fatto è già stato condannato in via definitiva a 20 anni di reclusione (dopo il rito abbreviato), Costantino Di Silvio, il nipote di Romolo che fin dall’inizio ha cercato di scagionare lo zio, sostenendo di avere fatto tutto da solo, nel corso di un litigio – poi degenerato – per la restituzione di circa cinquemila euro; e che era stato lo stesso Buonamano a tirare fuori una pistola facendo partire un colpo che lo aveva ferito alla mano.

Per l’accusa, invece, l’omicidio maturò nell’ambito del controllo degli affari criminali nel capoluogo. La Cassazione aveva chiesto alla nuova Corte d’assise d’appello di rivalutare il materiale probatorio, ‘depurandolò delle dichiarazioni di Costantino Di Silvio. L’esito è stato il ribaltamento della sentenza assolutoria, con la condanna di Giuseppe Romolo Di Silvio a 25 anni di reclusione, con l’esclusione della contestata recidiva.

  1. Tutti al carcere duro e buttate le chiavi. Metteteli assieme ai loro amichetti politici che li proteggono e fateli lavorare per pagarsi quello che mangiano!