Sentenza Caronte, condanne per oltre 200 anni per il clan Ciarelli-Di Silvio

24/10/2015 di
corte-appello-roma

imageSi è concluso ieri il processo d’appello a carico di 24 persone appartenenti al clan pontino Ciarelli-Di Silvio. L’impianto accusatorio è stato sostanzialmente confermato, con un’assoluzione e lievi riduzioni rispetto ai 240 anni di carcere totali dati in primo grado.

Gli imputati erano stati arrestati nel 2012 dalla Squadra Mobile di Latina, allora diretta da Cristiano Tatarelli. Attraverso un sodalizio tra le due famiglie era nata un’associazione per delinquere che si occupava di usura, estorsioni, rapine, minacce e altro. Il gruppo era coinvolto anche nella “guerra criminale” che all’inizio del 2010 aveva sconvolto Latina, con l’agguato a Carmine Ciarelli e gli omicidi di Massimiliano Moro e Fabio Bonamano, detto “bistecca”.

Rispetto alla sentenza emessa in primo grado a Latina nel giugno dello scorso anno, la Terza Corte d’appello di Roma ha ridotto di sei mesi la pena per Carmine Ciarelli, ritenuto uno dei capi del gruppo, condannato oggi a 20 anni e mezzo di reclusione. Riduzioni maggiori, invece, per Carmine di Silvio (13 anni e 11 mesi a fronte di 17 anni e due mesi), per Falzarano Vincenzo (7 anni a fronte di 13), per Pasquale Ciarelli (13 anni a fronte di 15) e per Ferdinando “Pupetto” Di Silvio (3 anni a fronte di 4).

L’unica condanna aumentata è stata quella per Antonio Di Silvio, che passa da 6 anni a 7 anni e 4 mesi di reclusione. È stata poi confermata l’assoluzione già disposta in primo grado per Costantino Di Silvio, detto “Patatone”. Tra gli imputati anche quattro donne che sono state condannate oggi a pene comprese tra i 2 anni e i 4 anni e 8 mesi di carcere.

Una cinquantina i capi d’imputazione e i reati contestati: associazione a delinquere con l’aggravante del metodo mafioso, tentati omicidi, rapine, usura, minacce ed estorsione. A fine udienza l’ufficio di procura, rappresentato dal sostituto Pg Francesco Mollace, ha espresso la sua soddisfazione per la conferma sostanziale in sentenza dell’impianto accusatorio.

  1. Costantino Di Silvio, detto “Patatone”: era stato condannato a 15 anni, ora è libero di continuare la sua carriera criminale da capoclan a Latina visto che hanno arrestato tutti gli altri.
    Poliziotti e carabinieri rischiano la vita ogni giorno per fermare lo schifo di questi delinquenti e poi vengono scarcerati magari per un cavillo legale…..Booohhh!