Lago di Paola, i proprietari scrivono a Comune e Parco: Collaboriamo per lo sviluppo turistico

12/09/2015 di
andrea-bazuro-lago-sabaudia

lago_di_paola_sabaudiaI proprietari del lago di Paola, la famiglia Scalfati, annunciano un incontro (il 30 ottobre 2015) sul futuro del lago invitando tutti i soggetti interessati. L’iniziativa è illustrata in una lettera aperta, firmata dall’avvocato Andrea Bazuro, che pubblichiamo integralmente.

Egregi Signori,

come sapete, la nostra famiglia è custode di un bene straordinario come il Lago di Paola da oltre un secolo; da prima della bonifica, da prima dell’istituzione del Parco Nazionale e da prima della stessa fondazione della città di Sabaudia. Con alterne vicende, determinate dalla virtuosità – più o meno marcata – degli interpreti che si sono succeduti, abbiamo comunque contribuito, con le nostre attività e con la gestione attiva del bacino, allo sviluppo del territorio e alla conservazione di importanti valori culturali, ambientali e produttivi.

Nonostante ciò, la natura privata del bene, con la sua peculiare vicenda dominicale, ha contribuito a creare una trincea ideale, a causa della quale gli interessi del lago sono sempre stati considerati divergenti e scollegati dalle esigenze del contesto circostante. Tale interpretazione non si è mai sposata, tuttavia, con la realtà delle cose. La città di Sabaudia si specchia nel Lago ed è stata “pensata” sulle sue sponde. Il Lago comunica con il mare e le acque dei canali si fondono con quelle che bagnano il lungomare. Il Lago raccoglie le acque dei canali di bonifica e riceve quelle che provengono dai campi agricoli di Molella. Attraverso i suoi “bracci”, il Lago affonda nell’entroterra, per poi protendersi in mare. È compenetrato nel territorio di Sabaudia e ne determina gli equilibri ambientali, più di qualsiasi altro elemento naturale. Pensarlo come un bene solitario, confinato in una particella catastale, appare inverosimile; eppure, tale isolamento ha portato spesso la comunità locale a considerare i problemi del Lago con una certa indifferenza, quasi riguardassero esclusivamente un fatto altrui.

lago-di-Paola-inquinatoLe criticità ambientali del bacino sono ampiamente note: scarsa circolazione dell’acqua, carenza di ossigeno nei mesi estivi, proliferazione delle alghe, sollevamento dei sedimenti del fondale, eccessiva presenza di nutrienti (azoto e fosforo), progressivo aumento della salinità. Tali aspetti sono collegati e interconnessi tra loro e sono presenti, anche naturalmente, nella maggior parte dei bacini costieri salmastri che, per la loro morfologia, risentono di complicate evoluzioni ecologiche. Nel caso del Lago di Paola, purtroppo, alle difficoltà già presenti in natura, si sono aggiunte quelle derivanti dalla forte pressione antropica.

Una volta, negli Anni ’40 e ’50, l’acqua del lago era limpida, fresca e pescosa. Successivamente, si sono verificati molti avvenimenti che hanno contribuito a modificarne i fattori chimico-fisici, peggiorando la salute del bacino. In primo luogo, l’affluenza degli scarichi civili della città di Sabaudia (colpevolmente “fondata” senza un sistema fognario adeguato), poi gli scarichi del Canale di Capogrosso, che trasportavano le deiezioni dei quattromila maiali dell’azienda Carbonelli. Infine, lo sviluppo degli insediamenti agricoli, che ha determinato l’insostenibile emungimento della falda acquifera, utilizzata per l’innaffiamento dei campi, e il progressivo esaurimento delle sorgenti di acqua dolce, che erano funzionali ad abbassare il tasso di salinità del bacino. Non scriviamo queste cose per dare colpe, né per opinione personale: sono questioni che tutti conoscono e che sono descritte dettagliatamente in molte sentenze.333

Questi comportamenti umani, sommati alle fisiologiche complessità di questi habitat salmastri, hanno determinato danni, per alcuni aspetti irreversibili. Il fondale del bacino, soprattutto nella zona antistante il centro cittadino e nel Braccio dell’Annunziata, è fortemente compromesso e genera ripetuti fenomeni di anossia, quando si solleva durante i mesi caldi. Allo stesso modo, il sedimento nel Braccio della Molella è eccessivamente ricco di nutrienti, la cui presenza è determinata da decenni di scarichi agricoli incontrollati. Alcune di queste circostanze potranno essere migliorate solo in tempi lunghi e con il consolidamento di pratiche virtuose, ma non potranno mai essere eliminate; la situazione pre-esistente potrebbe essere ripristinata solo foderando il fondale con un grande telo di plastica e permettendo alla natura di iniziare nuovamente il suo ciclo vitale (è stato fatto del nord Europa in alcuni laghi, ma di dimensioni molto limitate). Allo stesso modo, interventi ciclopici di dragaggio del fondale o di bonifiche invasive – come proposto da qualcuno – appaiono non praticabili tecnicamente e, forse, nemmeno consigliabili. Non è questione di utilizzare fondi comunitari o risorse private: sono interventi di dubbia fattibilità e con conseguenze non prevedibili sull’ecosistema attuale.

lago-paola-reti-pesca-sabaudia-47868215È possibile, invece, realizzare una serie di azioni, di minore clamore mediatico, che messe “a sistema” sarebbero in grado di migliorare notevolmente la salute del Lago di Paola. I problemi attuali del bacino, infatti, derivano sicuramente dall’utilizzo che se n’è fatto in passato (ossia una grande pozza nella quale sversare ogni cosa), ma dipendono anche dall’uso che se ne continua a fare (ossia una grande pozza nella quale sversare alcune cose). Modificare tali comportamenti è condizione necessaria e imprescindibile per evitare gli spiacevoli avvenimenti che si sono verificate nella stagione estiva appena trascorsa.

D’un tratto, infatti, ci si è accorti che le problematiche del Lago, non sono “solo” del Lago; la qualità dell’acqua del bacino ha un’influenza diretta su contesto che lo circonda. In primo luogo, durante le fasi di “bassa marea” e nei mesi più caldi, la densità dell’acqua del lago incide sulla trasparenza e sulla qualità dell’acqua del mare, in particolar modo a ridosso dell’arenile prossimo al canale emissario di Paola e al canale Caterattino. La fioritura delle alghe, infatti, anche se del tutto innocua per la balneazione e fisiologica da un punto di vista naturale, determina una colorazione abnorme dell’acqua marina.

In secondo luogo, la carenza di ossigeno durante i mesi caldi determina costanti morìe di pesce, più o meno significative a seconda dell’anno in esame; questo incide negativamente sulle capacità di ripopolamento ittico del bacino, su coloro che fruiscono direttamente del lago (ad esempio i circoli sportivi) e, infine, su coloro che abitano le sponde, costretti spesso a respirare i miasmi di acido solfidrico provenienti dal sedimento del fondale.

andrea-bazuro-lago-sabaudiaSe il Lago di Paola fosse di proprietà demaniale, il soggetto pubblico non si curerebbe affatto del suo stato e, come avvenuto in altre situazioni analoghe, si limiterebbe a chiudere entrambi gli occhi, lasciando le questioni irrisolte. I sacrifici compiuti in passato dalla nostra famiglia e le rispettive storie personali ci portano, viceversa, ad avere un approccio diverso, e ad impegnarci senza risparmio di energie e fondi nella salvaguardia di questo bene.

Le soluzioni, però, non appaiono semplici e richiedono un intervento congiunto da parte di tutti gli operatori del territorio, pubblici o privati che siano. Siamo convinti, infatti, che sia impossibile raggiungere risultati soddisfacenti impegnandoci da soli in questo cammino. Il risanamento di un bacino coincide con il risanamento di quello che gli sta intorno. Il Lago sarebbe in grado di ricambiare le sue acque autonomamente e di “consumare” i nutrienti naturali che affluiscono al suo interno; non riesce però a sopravvivere, se è costretto a ricevere dosi ulteriori. Per tale ragione, se non vengono coinvolte in questo progetto le attività che insistono sulle sponde, ogni discorso è del tutto inutile.

Come diretti proprietari del bene, noi stiamo facendo la nostra parte: nel corso del 2015 abbiamo investito significative risorse nel dragaggio del primo tratto del canale romano e nell’installazione di un nuovo sistema di pompaggio nel Canale Caterattino. Continueremo in primavera, con il dragaggio della seconda porzione del canale emissario, fino alla foce nel Mar Tirreno. Riteniamo che il primo intervento necessario per ridare ossigeno e circolazione alle acque del bacino, sia quello di ripristinare un corretto interscambio delle sue acque con quelle del mare.

Sulle attività che circondano il Lago di Paola, però, non abbiamo possibilità di incidere. Se la maggior parte delle ville e delle strutture del lungomare continuerà a non essere allacciata alla fognatura pubblica oppure continuerà ad usare fosse “a dispersione”, la qualità delle acque del Lago di Paola non migliorerà mai. Se gli insediamenti agricoli – almeno quelli confinanti con le sponde del bacino – continueranno ad usare concimi, fitofarmaci e prodotti chimici, senza preoccuparsi di dove vadano a finire con le piogge invernali, la qualità delle acque del Lago di Paola non migliorerà mai.

Per questa ragione ci rivolgiamo ai diretti interessati e a tutte le amministrazioni pubbliche competenti (in primis, al Comune di Sabaudia e all’Ente Parco): occorre andare avanti, cercare soluzioni e collaborare, ognuno per la sua parte. La finalità unica è di rendere il Lago di Paola, ancor di più, una risorsa turistica per la città, una opportunità produttiva e culturale per la proprietà e un esempio di gestione “partecipata” per il Parco Nazionale.

Il primo incontro, per iniziare un confronto concreto e tempestivo, si terrà presso l’Hotel Oasi di Kufra, venerdì 30 ottobre p.v., alle ore 18:00. Tutti sono invitati a prendere parte ai lavori: i titolari delle aziende agricole che confinano con il Lago di Paola (principalmente, della frazione di Molella), i titolari degli stabilimenti balneari del lungomare, i proprietari delle ville sul Lungomare, i titolari delle strutture turistiche che affacciano sul bacino (es. Lilandà, San Francesco, ecc.), i circoli sportivi e le associazioni del territorio, l’amministrazione comunale, l’Ente Parco e tutti i cittadini che ritengano di poter dare un loro contributo a questa iniziativa.

Per aspera sic itur ad astra.

Un caro saluto.

In rappresentanza di tutta la famiglia Scalfati

Avv. Andrea Bazuro

( Si prega di prenotare la propria presenza inviando il proprio nominativo e l’indicazione della struttura rappresentata, alla seguente email: amministratore@proprietascalfati.it )

  1. Quello che vorrei sapere, visto che è tanto tempo che me lo domando: come siete diventati proprietari di un lago così vasto un secolo fa? Normalmente i beni pubblici, i paesaggi del territorio appartengono ai cittadini, alle specie di animali che Dio ha creato.. non capisco questa proprietà così “ingente”.. sembra quasi parlare ai tempi dei Borbone, proprietari di vasti territori.. fino alla storica famiglia dei Caetani.