Calcio, Latina: Iuliano tenta il rilancio

05/01/2015 di
iuliano

iulianoIn ventiquattro ore il patatrac: dalle indiscrezioni fino all’ufficialità, con nota dei presidente Paola Cavicchi e Pasquale Maietta, che annunciava l’arrivo sulla panchina del Latina di Mark Iuliano, ormai ex tecnico della Primavera nerazzurra (ora sulle spalle di Paolo Negro). Di conseguenza il ben servito a Roberto Breda, l’ex condottiero del miracolo pontino tornato con molto entusiasmo poi caduto nel baratro dell’oscurità.

Così il passaggio di consegne è avvenuto. Da un quasi esperto, Breda, a un esordiente della panchina, Iuliano. Perché è tale il nuovo tecnico del Leone Alato. Per lui parlano anni di calcio giocato, anni di trionfi con la Juventus di Luciano Moggi e Roberto Bettega ma pure di beffe con la Nazionale italiana, come quella dell’Europeo 2000 quando la spedizione azzurra venne punita nella finale contro la Francia dal golden gol di un certo David Trezeguet, poi passato alle grazie proprio dei bianconeri torinesi. Da qui si giunge al recente passato fatto di alcuni movimenti quantomeno discutibili che tracciano il carattere non certo facile del Iuliano uomo. Come non ricordare, allora, la squalifica di un anno comminata a Mark quando saltellava sui campi della C1 con la maglia del Ravenna. Squalifica per uso di sostanze illecite, si leggerà sui comunicati. Diciamola tutta: squalifica per uso di cocaina. Da sempre riconosciuta come la droga dei ricchi.

Ha fatto un mea culpa, un grandissimo mea culpa, Mark. Dicendosi dispiaciuto “per un grave sbaglio […] dell’uomo che cede alla cocaina per debolezza e vizio personale”. Un debole, Mark? Non lo conosciamo ancora. Ma lo conosceremo. Gli errori ci stanno, succedono. L’importante è riconoscerli ed eliminarli, fare della propria esperienza un fortezza.

Eppure due anni fa, nel 2013, il cocciuto Mark ci ricasca: stavolta la cocaina non c’entra. Ma qualcosa di grave accade: minacce di morte a un arbitro mentre guidava gli Allievi del Pavia. Pare un doppio vizietto, droga e testa calda. Arrivano sei mesi di squalifica, poi la cura: “Difendevo il mio giocatore da insulti razziali”, dirà.

A quarantuno anni avrai messo la testa a posto, Mark? Speriamo. Ché tanto a Latina non ci si mette troppo a tirare le somme. Giusto tre o quattro partite.