GOOGLE ALLEATO CON VERIZON, NUOVE REGOLE PER INTERNET

11/08/2010 di

Google sta pensando al futuro di Internet e a quello della
pubblicità online, sua principale fonte di guadagno. Dopo il documento interno, reso
noto dal Wall Street Journal, in cui si discute sull’utilizzo per scopi pubblicitari
dei dati personali degli internauti raccolti automaticamente dal motore di ricerca,
il colosso di Internet ha appena annunciato di aver superato dopo quasi un anno di
trattative tutte le divergenze con Verizon Wireless, uno dei maggiori operatori tlc
Usa, sulla ‘neutralità della retè, cioè una rete priva di restrizioni arbitrarie sui
dispositivi connessi e sul modo in cui essi operano. Le due compagnie hanno elaborato
congiuntamente un piano normativo da presentare al legislatore Usa, intitolato
‘Proposta per una rete apertà, ma che di fatto sancirebbe la nascita di una ‘Internet
a due velocita«.

Se da un lato infatti vi si afferma l’importanza dell’accesso alla rete e la non
discriminazione di alcun tipo di contenuto, chiedendo multe fino a due milioni di
dollari per i provider inadempienti, dall’altra si concede una totale libertà alla
rete mobile esentandola da queste regole. Da una parte c’è quindi la Internet
‘pubblicà di oggi, dall’altra quella delle reti mobili e a banda larga superveloci,
sia in costruzione che di prossima generazione, con accesso a pagamento ai contenuti
e licenza di bloccare servizi ‘esternì, di compagnie ‘non graditè. In base a queste
regole Verizon potrebbe per esempio bloccare l’uso del motore di ricerca Bing della
Microsoft sui sui cellulari, oppure far pagare l’accesso a siti web.

Proposte, queste, che se diverranno legge negli Usa avranno un forte impatto su
tutta Internet, non solo negli Stati Uniti, e che sono in netto contrasto con il
piano presentato invece dalla FCC. Forti le reazioni da parte delle associazioni e
dei gruppi di pubblico interesse che avevano appoggiato la proposta
dell’amministrazione Obama per la ‘Net Neutrality’. Secondo Free Prees, questo piano
potrebbe portare alla creazione di corsie veloci per il consumo di contenuti digitali
a scapito del resto della rete. Eric Schmidt, CEO di Google, ha però tenuto a
precisare che la sua compagnia non intende avvalersi di queste corsie preferenziali.
Google si è sempre proposto come paladino degli utenti e avrebbe facilmente potuto
usare il suo peso – a giugno i suoi servizi sono stati usati dal 75% degli Internauti
mondiali, pari a 944 milioni di persone – per ottenere trattamenti di favore presso i
provider Internet, ma non l’ha fatto. Almeno finora.

Crescendo di dimensioni e fatturato, Google sta infatti rivedendo gradualmente la sua
politica e l’accordo con Verizon, con il quale dal novembre scorso distribuisce i
cellulari con il suo sistema operativo Android (i più venduti al momento negli Usa),
può essere considerato un primo cambiamento concreto di rotta. Solo tre anni fa Larry
Page e Sergey Brin, fondatori di Google, avevano sostenuto presso la FCC la necessità
di aprire le reti mobili a qualsiasi terminale e software. Ma dopo l’arrivo di
Android, a Mountain View si dice di capire meglio le necessità »di libertà di
manovra« delle reti mobili.

Google, il cui motto non ufficiale è stato per anni »Don’t Be Evil«, (Non essere il
Male), starebbe anche ripensando la sua politica sulla raccolta dei dati personali e
soprattutto sul loro utilizzo per scopi pubblicitari. Nel 2009, soprattutto con la
pubblicità online, ha fatturato 23,7 miliardi di dollari, più del triplo del suo
diretto concorrente, Yahoo. Ma l’ascesa di Facebook e la sua possibilità di inviare
messaggi mirati a mezzo miliardo di persone, sta mettendo una seria ipoteca sul
futuro e a Mountain View ci si interroga se raccogliere o meno i dati personali anche
da GMail e dagli altri servizi Internet. E se poi si debbano vendere o meno questi

dati a terzi come servizio vero e proprio. Al momento non sembra esserci nulla didefinito, ma il tutto dà da pensare.- Google sta pensando al futuro di Internet e a quello della pubblicità online, sua principale fonte di guadagno. Dopo il documento interno, reso noto dal Wall Street Journal, in cui si discute sull’utilizzo per scopi pubblicitari dei dati personali degli internauti raccolti automaticamente dal motore di ricerca, il colosso di Internet ha appena annunciato di aver superato dopo quasi un anno.

Le autorità bancarie americane muovono i primi passi per attuare la riforma di Wall Street. E esprimono alcuni timori: alcuni dei requisiti imposti rischiano di fare più male che bene. La Fdic (Federal Deposit Insurance Corp, l’agenzia federale di assicurazione sui depositi) ha approvato – riporta il Wall Street Journal – le misure iniziali per sostituire l’uso dei rating privati per i livelli di capitale delle banche, ma non prima di aver messo in guardia che questo comporta delle ricadute. Il presidente dell’agenzia, Sheila Bair, ritiene che i rating hanno contribuito alla crisi finanziaria, ma «il compito di sostituirli con un sostituto migliore non sarà semplice».