Berlusconi condannato a sette anni per le notti di Arcore

24/06/2013 di

Nel processo Ruby, Silvio Berlusconi è stato condannato, oltre che alla pena principale di sette anni di reclusione, anche alle pene accessorie dell’interdizione per sempre dai pubblici uffici e all’interdizione legale per una durata pari a quella della pena principale.

Ecco in che cosa consistono le due pene accessorie: INTERDIZIONE DAI PUBBLICI UFFICI (art. 28 codice penale): il condannato viene privato del diritto di elettorato attivo e passivo e di ogni altro diritto politico, da ogni pubblico ufficio e di ogni incarico. L’interdizione dai pubblici uffici può essere temporanea (ha una durata non inferiore a un anno nè superiore a cinque anni) o per sempre (‘perpetuà, consegue alla pena dell’ergastolo e alla reclusione non inferiore a cinque anni); INTERDIZIONE LEGALE (art. 32 c.p.): è la pena accessoria per i delitti di maggiore gravità che priva il condannato della «capacità di agire» (è la idoneità a compiere validamente atti giuridici). Salvo che il Giudice disponga diversamente, tale misura priva anche della capacità genitoriale. È automatica con la condanna alla pena dell’ergastolo e della reclusione non inferiore a cinque anni.

LE VERSIONI DI RUBY. Negli atti del processo a carico di Silvio Berlusconi, che si è concluso oggi, erano presenti due versioni, diametralmente opposte, rese da Ruby sulle serate di Arcore e sul suo primo incontro con il Cavaliere. Versioni che in nulla, o quasi nulla, combaciano: quella resa davanti ai pm nell’estate 2010, e da cui gli inquirenti trassero gli spunti per andare poi a trovare riscontri, e quella ‘portatà per la prima volta in aula, lo scorso 17 maggio, dalla giovane marocchina nella sua testimonianza nel processo a Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. La prima, in sostanza, era una ‘verita« sfavorevole al leader del Pdl, mentre la seconda, che è stata anche acquisita nel dibattimento ‘principalè, andava a suo favore. Se, infatti, nei verbali Ruby raccontava, ad esempio, che le ragazze a Villa San Martino dovevano far »provare piaceri corporei« a Berlusconi, nella deposizione al processo ‘gemellò la marocchina ha parlato solo di balli »sensuali«, negando »contatti fisici tra il Presidente« e le giovani. È questa è soltanto una delle tante contraddizioni tra le ‘due Ruby’, il cui unico trait d’union sta nell’aver sempre negato di aver fatto sesso con l’ex premier. Il contrasto tra i cinque verbali davanti ai pm, ‘riempitì tra il 2 luglio e il 3 agosto 2010, e la testimonianza dello scorso maggio, salta agli occhi già dalla definizione data all’espressione più famosa del presunto scandalo. »Berlusconi mi spiegò che il Bunga-Bunga consisteva in un harem che aveva copiato dal suo amico Gheddafi«, diceva Ruby nel luglio 2010 davanti agli inquirenti, fornendo altri particolari ‘hard’: le ragazze si fermavano ad Arcore »per esaudire i suoi desideri«; c’erano giovani »completamente nude« che volevano farsi »notare da Berlusconi con atti sessuali sempre più spinti«. E per lei non era »difficile intuire che mi proponeva di fare sesso con lui«. Sia quasi tre anni fa che in aula, comunque, la ragazza ha sempre ribadito di non avere mai avuto rapporti intimi con il leader del Pdl. Davanti ai giudici, tuttavia, ha dato un quadro molto diverso delle serate, rispetto alle dichiarazioni in fase di indagini: cene e dopo-cena con qualche travestimento sexy, ma senza sesso o contatti fisici. E il Bunga-Bunga poi nella testimonianza è diventato solo »il nome della sala, preso da una barzelletta«. E chi la portò ad Arcore la prima volta, il 14 febbraio 2010? Davanti ai pm la ragazza ha sostenuto che era stata »chiamata da Emilio Fede«, mentre in udienza ha raccontato che Mora »mi mandò una macchina«, auto che poi passò a prendere, senza che lei lo sapesse, l’ex direttore del Tg4. Berlusconi era a conoscenza della sua minore età? »Berlusconi sapeva che avevo 23-24 anni«, ha spiegato nel ‘Ruby 2’, aggiungendo che si era presentata a lui come »imparentata col presidente egiziano Mubarak«. Nel verbale, invece, ha spiegato che il Cavaliere sapeva della sua minore età e che »mi propose di farmi passare per nipote del presidente Mubarak (…) mi propose inoltre di mettermi nella disponibilità di un centro estetico«. Quel centro estetico, invece, che nella deposizione a processo è diventato il »sogno« che lei voleva realizzare e per cui l’ex premier le diede »30 mila euro«. Anche le cifre dei soldi che avrebbe ricevuto non tornano, per non parlare poi di quel che ‘raccontanò le intercettazioni e gli appunti sequestrati. Davanti ai giudici Ruby, infatti, ha parlato di buste da »3 mila-5 mila euro« dopo le cene e solo di quei »30 mila euro« per il suo progetto. Nulla di più. Davanti ai pm, invece, aveva calcolato un totale di »187 mila euro« tra febbraio e maggio 2010, »oltre ai regali«, come, tra tanti, una »collana in oro giallo«. Per finire: se la ragazza in aula ha affermato di non conoscere i »retroscena« dell’ormai famosa notte in Questura che si concluse col suo rilascio, ai pm aveva spiegato, invece, che Berlusconi »era molto preoccupato che potessero emergere i miei rapporti con lui e le serate«. La versione di Ruby nel processo ‘Ruby 2’ si era poi conclusa il 24 maggio scorso, altra udienza in cui la marocchina, ‘bersagliatà dalle contestazioni dei pm che leggevano intercettazioni e passaggi dei verbali, aveva risposto con una ‘rafficà di »non ricordo« e ‘bollandò come »cavolate«, »bugiè, «panzanate» «fandonie» e «balle» le sue dichiarazioni dell’estate di tre anni.

LO STIPENDIO ALLE RAGAZZE DI ARCORE. I pm di Milano l’hanno definito una «grave anomalia» del processo, mentre Silvio Berlusconi l’ha sempre giustificato come un «risarcimento». È lo ‘stipendiò da 2.500-3000 euro che il Cavaliere versa ogni mese alle ragazze che hanno partecipato alle serate ad Arcore e che, soprattutto, hanno testimoniato nel dibattimento, difendendo, in sostanza, le «cene eleganti» dell’ex premier. Versamenti, per un totale di milioni di euro, che raggiungono una quarantina di giovani con bonifici che, per alcune, vanno avanti da oltre due anni, da quando è scoppiato il presunto scandalo Ruby. Prima che la vicenda delle presunte ‘testimoni a libro pagà emergesse nel processo cosiddetto ‘Ruby 2’ a carico di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, e poi ‘deflagrassè anche nel dibattimento principale a carico del leader del Pdl, era stato, comunque, lo stesso Berlusconia ‘mettere le mani avantì. «Sto mantenendo queste ragazze, perchè hanno avuto la vita rovinata da questo processo», aveva spiegato il 20 aprile del 2012 ai cronisti, partecipando ad un’udienza del Ruby-gate. Un’affermazione che, in ogni caso, veniva dopo alcuni accertamenti svolti dagli stessi pm: gli inqurenti, infatti, avevano già depositato indagini integrative dalle quali erano emersi una serie di bonifici verso alcune delle ospiti delle serate a Villa San Martino. Fu Elisa Toti, però, sentita nel ‘Ruby-bis’, la prima a ‘squarciare il velò su quell’assegno di mantenimento mensile. Era il 9 novembre del 2012 e ‘a ruotà in quella stessa udienza arrivarono le dichiarazioni di altre cosiddette olgettinE: Ioana Visan, Aris Espinoza, Marysthell Polanco e Eleonora De Vivo. Così Visan: «Mi dà sui 2.000 euro al mese per le mie spese per l’Università». E Toti: «Berlusconi come mi aiutava prima, mi aiuta adesso e anche a pagare la fidejussione della casa». Poi nelle udienze successive dei due processi ‘parallelì quasi tutte le ragazze-testi non hanno potuto fare altro che ammettere di ricevere quel ‘vitaliziò ogni mese, spiegando, in sostanza, come aveva già detto il Cavaliere, che lo considerano un risarcimento per la loro carriera rovinata, dopo essere state ‘bollatè come escort. Sul banco dei testi, tra le altre, è passata anche la giornalista Mediaset Silvia Trevaini, ospite ad alcune serate ad Arcore: oltre a ricevere il ‘classicò bonifico da 2.500 euro al mese, in due anni ha avuto altri bonifici dal Cavaliere per 810 mila euro, più una macchina Audi. I bonifici mensili alle ragazze si sommano a tutti i soldi che, secondo l’accusa, Berlusconi avrebbe versato alle giovani per le serate, in buste o sotto forma di altre «regalie» e ai 4,5 milioni di euro che, sempre secondo i pm, Ruby avrebbe portato a casa per il suo ‘silenziò. Il ‘mensilè alle ‘olgettinè rappresenta, però, secondo la Procura, un caso di «pregnante inquinamento probatorio» da parte del Cavaliere, che stipendiando le ‘olgettinè sarebbe riuscito a portare dalla sua parte un «compatto ‘blocco dichiarativò» di testimoni: ragazze che in udienza hanno avuto un «’fideisticò approccio» a suo favore. «Basta dire che i nostri testi sono falsi!» , ha esclamato, invece, l’avvocato Niccolò Ghedini, lo scorso 3 giugno, durante l’arringa, spiegando che l’ex premier ha sempre aiutato «con continuità» quelle ragazze, anche prima del processo.